Prove Invalsi, il parere di un docente universitario: “Non sono il Vangelo, servono professori più formati”

Il recente Rapporto Invalsi 2023 ha messo in evidenza la dicotomia territoriale del nostro Paese, rivelando le fragilità del Sud Italia attraverso il prisma della scuola.
A Il Mattino interviene Francesca Marone, docente di pedagogia generale e sociale all’Università Federico II di Napoli.
Secondo la professoressa, i test Invalsi possono essere uno strumento utile per analizzare la situazione scolastica attuale, sebbene non rappresentino una panoramica esaustiva. Le prove, infatti, hanno consentito di introdurre cambiamenti, hanno dato voce ai dirigenti scolastici e hanno portato a correzioni significative nel sistema. Tuttavia, Marone avverte: “Non possiamo ridurre la scuola ai test”.
I risultati Invalsi, sottolinea Marone, dovrebbero funzionare come un indicatore delle competenze degli studenti, ma è fondamentale guardare oltre, considerando la complessità delle situazioni e i processi che le hanno generate. La priorità dovrebbe essere investire risorse per il cambiamento, affrontando questioni chiave come l’iperconnessione digitale, la formazione dei docenti e l’incorporamento di risorse inesplorate come il patrimonio culturale.
“La scuola ha bisogno di una vision, di networking, risorse e politiche adeguate, ma purtroppo questo manca. Dobbiamo lavorare molto in questa direzione”, afferma Marone. Parla di una necessità urgente di trasformazione, puntando sulla formazione dei docenti e sull’approfondimento delle questioni relative alla cultura delle differenze e all’alfabetizzazione emozionale.
Un aspetto spesso trascurato, secondo Marone, è l’importanza del patrimonio culturale come strumento di apprendimento e di sviluppo del Paese. Durante il lockdown, l’attenzione a questo è stata persa, nonostante sia un diritto di tutti. Marone sottolinea: “Il patrimonio culturale è un collante sociale”.
Infine, Marone affronta la difficile questione dell’integrazione della scuola nel dibattito politico. Secondo lei, un impegno educativo di lunga durata è spesso ignorato dalla politica in quanto non considerato conveniente. Tuttavia, Marone sottolinea l’importanza di una “rivoluzione” che vede una maggiore presenza maschile nel settore dell’educazione, affermando che la scuola pubblica dovrebbe essere in grado di offrire opportunità a tutti, non solo a certi ceti sociali.