Programmazione Neuro-Linguistica: qualche consiglio per incuriosire ed interessare gli alunni.

La Programmazione Neuro-Linguistica è un approccio alla comunicazione in classe sviluppato da John Grinder e Richard Bandler, ripreso da un modello psicologico che in principio venne concepito come un’abilità da sviluppare nella comunicazione one-to-one.
La PNL di Grinder e Bandler
Nella sua applicazione al mondo della didattica, invece, essa raccoglie questo ed altri modelli utili a gestire anche una comunicazione one-to-many. La PNL si basa sull’assunto principale che il docente non debba esercitare il proprio potere in classe, bensì debba cercare di costruire un rapporto con gli alunni basato sull’autorità di influenzare (positivamente) i loro comportamenti e le loro idee. Per fare questo, c’è bisogno di dare un peso alla componente non verbale della comunicazione, piuttosto che a quella verbale. È ciò a cui pervenne Michael Grinder- successore di John e fautore della divulgazione della sua teoria- quando osservò il lavoro di Carl Rogers. In questo frangente egli rilevò come l’apprendimento si verifichi in un’atmosfera sicura, derivante dall’aver formato solide relazioni interpersonali: le stesse che dovrebbero crearsi tra discente e docente, in modo da aumentare l’autostima del primo.
I 4 momenti della lezione e le 7 gemme
Secondo la PNL, sono 4 i momenti più importanti della lezione: primo fra tutti, quello in cui l’insegnante deve catturare l’attenzione dei discenti. Solo in seguito potrà cominciare ad insegnare, poi passare alle attività in classe e infine alle attività di studio. In queste fasi, dovrà mettere in atto 7 delle abilità più importanti dell’insegnante: vediamole insieme.
1- Stare immobili
Sembra quasi scontato ma… se vogliamo che gli alunni stiano seduti al banco e fermi, ha senso alzarsi e muoversi? La risposta è no: non deve esserci discrepanza tra le parole dell’insegnante e il suo atteggiamento non verbale. Infatti, per effetto dei neuroni specchio, noi tutti tendiamo a imitare o a provare le stesse sensazioni del nostro interlocutore. Per cui è importante iniziare a catturare l’attenzione degli alunni stando immobili davanti ai discenti, al centro dell’aula, tenendo i piedi rivolti di fronte alla classe (distribuendo il peso uniformemente su entrambi i piedi), e dando istruzioni verbali sintetiche.
2- Pause e sussurri
Sempre nel primo dei quattro momenti della lezione è importante ricordare che, una volta ottenuta l’attenzione degli studenti, bisogna fare una pausa, prendere respiro e cominciare a parlare con una voce più bassa di quella dei ragazzi, di modo che questi debbano stare in silenzio per ascoltare il docente- che ormai è al centro dell’attenzione.
3- Livello di partecipazione
Anche in questa “gemma” torna il discorso di Grinder sull’imitazione: un’immagine vale più di mille parole, e i discenti tendono a imitare l’insegnante più di quanto ascoltino le sue parole. Dunque, è importante in questa fase scandire bene tre momenti: quello in cui parla solo l’insegnante, quello in cui la classe può parlare liberamente e quello in cui bisogna alzare la mano. Per rafforzare ognuno di questi momenti, l’insegnante ha sia la possibilità verbale (indicare a voce quale modalità è in uso), sia quella non verbale (sfruttando la propria gestualità). La tecnica migliore consiste nel passare dal livello verbale a quello non verbale per poi arrivare al livello non verbale (da solo).
4- Indicazioni di lavoro
Secondo il libro Grinder“Appunti di PNL per gli insegnanti”, questa è l’abilità più importante del docente, poiché “tutte le altre abilità della fase di studio in classe e passaggio alle attività di studio in classe dipendono dal fatto che venga fornita una rappresentazione visiva delle indicazioni di lavoro.” Quando si forniscono informazioni verbali, infatti, chi parla è l’unico ad avere perfettamente chiaro messaggio che si vuole inviare, e questo crea una sorta di dipendenza da parte dei discenti verso l’interlocutore: cosa che si vuole evitare, perché compito del docente è proprio quello di dare indipendenza agli alunni. Ciò è possibile tramite chiare indicazioni visive, che permangono scritte e dunque visualizzabili anche in seguito dai ragazzi.
5 – La regola dei venti secondi più importanti
Una regola aurea del PNL è: se l’insegnante rimane immobile nei venti secondi successivi all’inizio della fase dello studio in classe, il numero degli studenti che si metterà al lavoro autonomamente sarà maggiore. Questo perché ci sono degli studenti (che prediligono il canale auditivo), che cercheranno di ripetere nel loro cervello le indicazioni del docente, pur sapendo già la risposta: essi si alzeranno (inutilmente) per andare dall’insegnante e chiedere conferma dell’idea che si sono fatti (ripetendo le stesse cose che il docente ha appena detto). Se l’insegnante rimarrà seduto al suo posto, in questo frangente, comunicherà non verbalmente allo studente di rimanere seduto al suo posto: sarà il docente stesso, alla fine dei venti secondi, ad andare dal discente. Che, nel frattempo, probabilmente non avrà più bisogno della risposta dell’insegnante.
6 & 7- L’approccio (individuale e collettivo)
Nella comunicazione tra docente e alunno, la PNL consiglia di adottare un atteggiamento che viene definito nel trinomio “distratto/neutro/concentrato”: questo è l’ordine con cui il docente dovrebbe ri-catturare l’attenzione di un alunno distratto. Ciò significa che deve farlo passare prima a uno stadio di neutralità (con una battuta, magari, in cui si riporti il colloquio a un altro argomento che esula da quello della lezione), e poi riportandolo al contenuto della spiegazione. Parallelamente, in comunicazioni del tipo “docente-discenti”, il primo- secondo Grinder – dovrebbe adottare sempre un approccio autorevole (es. avvicinarsi lateralmente agli alunni e con calma) piuttosto che autoritario (es. avvicinarvisi frontalmente e velocemente).