Professoressa whistleblower perseguitata dalle sanzioni del Dirigente. ANAC lo condanna a 5mila euro di multa

Con segnalazione acquisita dall’Autorità Nazionale Anticorruzione una docente ha riferito all’ANAC di essere stata vittima di condotte ritorsive in conseguenza di pregresse segnalazioni di illeciti dei quali era venuta a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro con l’amministrazione di appartenenza. Dopo gli accertamenti effettuati,l’ANAC sanzionava il DS, provvedimento che viene confermato anche dalla giustizia amministrativa nella sentenza in commento.
La questione
L’Autorità ha inoltrato alla professoressa una richiesta di chiarimenti e integrazioni documentali, al fine di valutare la sussistenza dei presupposti per l’avvio del relativo procedimento sanzionatorio nei confronti del presunto responsabile di misure ritorsive ex art. 54-bis d.lgs. n. 165/2001. Con due distinte note acquisite al protocollo dell’ANAC ha riscontrato la suindicata richiesta.
L’Autorità ha avviato il procedimento ex art. 54-bis, dalla documentazione acquisita era emerso che «la prof.ssa aveva denunciato all’Ufficio Scolastico Regionale nonché alla Procura della Repubblica e alla Procura della Corte dei Conti, presunti illeciti ascrivibili al dirigente scolastico dell’Istituto presso il quale la docente insegna con contratto tempo indeterminato. La prof.ssa era stata sottoposta a diversi procedimenti disciplinari, alcuni dei quali conclusi con l’effettiva adozione di provvedimenti sanzionatori nei suoi confronti.
Il Dirigente Scolastico «al termine della contrattazione prima, quindi, della irrogazione della seconda sanzione della censura, aveva dichiarato, in presenza di numerosi testimoni che avrebbe fatto un passo indietro rispetto ai procedimenti disciplinari avviati a carico della docente e annullato le sanzioni irrogate … se la stessa avesse ritirato la denuncia/querela in Procura», precisando che «di ciò ne è data prova con la registrazione audio fornita dal whistleblower e acquisita in atti»; e, ha conseguentemente invitato il prof. «a presentare memorie, deduzioni scritte e documenti entro il termine di 30 (trenta) giorni decorrenti dalla data di ricezione della presente comunicazione».
L’ANAC all’esito dell’istruttoria, ha dichiarato la natura ritorsiva e la conseguente nullità ai sensi dell’art. 54 bis del d.lgs. 165/2001 delle sanzioni scaturite dai procedimenti disciplinari avviati su iniziativa del D.S nei confronti della prof.ssa, e ha conseguentemente irrogato al D.S. la sanzione pecuniaria di € 5.000,00.
Va sanzionato il Dirigente Scolastico che adotta provvedimenti ritorsivi verso chi denuncia irregolarità
A sostegno di tale decisione, l’Autorità ha notato – in primo luogo – che la prof.ssa poteva essere qualificata come whistleblower, sottolineando che con esposti sottoposti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti aveva sottoposto una serie di presunte irregolarità, notando che «sebbene la denuncia depositata brevi manu presso la Procura della Repubblica sia stata trasmessa dalla sigla sindacale di appartenenza la denuncia (in atti denominata “Sintesi”) è stata sottoscritta dalla docente su carta libera, priva di intestazione sindacale e, pertanto, non in qualità di rappresentante sindacale ma in proprio quale docente», e precisando che «gli esposti in argomento erano stati presentati dalla prof.ssa nell’interesse all’integrità della pubblica amministrazione».
Il TAR del Lazio, nella sentenza in commento N. 13706/2024, dopo aver analizzato puntualmente le difese del D.S, conclude nell’affermare che non appare che quanto prodotto e dedotto agli atti del giudizio sia idoneo a scalfire il quadro delineato dall’ANAC nella delibera impugnata di un utilizzo improprio e ritorsivo del potere disciplinare da parte del Dirigente Scolastico (che non può essere giustificato dalla complessità/conflittualità del contesto in cui lo stesso operava) nei confronti di una professoressa che a più riprese gli aveva mosso in diverse (e sempre opportune) sedi rilievi sulla legittimità della sua gestione; utilizzo ritorsivo iniziato a seguito della prime segnalazioni effettuate dalla professoressa all’interno del “sistema scuola” e che ha assunto particolare rilievo dopo l’invio della denuncia in procura, conclude il TAR.