Prof assenti, aule ghiacciate, connessioni a Internet congestionate: ecco l’effetto quarta ondata sulla scuola
Non ci sarà stato il disastro immaginato da molti, ma le prime settimane di scuola del 2022 – che il Governo ha voluto a tutti i costi in presenza – sembrano essere comunque state una vera corsa ostacoli.
La lista dei disagi segnalati dagli studenti è davvero cospicua: prof assenti, quarantene, mascherine FFP2 da pagare di tasca propria, connessioni Internet scolastiche scadenti, freddo polare in classe e mezzi sovraffollati. O almeno così raccontano i 3mila alunni di scuole medie e superiori intervistati dal portale Skuola.net negli scorsi giorni. Si va a scuola, sì, o almeno ci si prova, contagi permettendo. Ma non è detto che si riesca a fare lezione.
Perchè uno dei principali problemi dall’inizio dell’anno è legato ai casi di positività (o alle quarantene) tra il corpo docente che, ancora più di quelli registrati tra gli studenti, mettono in crisi il corretto andamento della didattica. Oltre 1 ragazzo su 2, infatti, afferma che in queste settimane come minimo un professore è stato assente a causa del Covid (al Nord si sfiora il 60%); mentre il 12% ha dovuto fare a meno dell’insegnante di ruolo per altri motivi. Alla fine, poco più di un terzo (36%) ha avuto tutti i prof “titolari” a disposizione.
Una situazione che, se il sistema di sostituzione con i supplenti funzionasse a dovere, non creerebbe troppi disagi. Peccato che non sia così. Laddove almeno un docente è mancato, solo il 15% non ha dovuto saltare neanche un’ora di lezione avendo immediatamente a disposizione un sostituto. Tutti gli altri hanno avuto destini differenti. E se per il 49% le ore di “buco” sono state limitate, il 36% ha saltato gran parte o addirittura tutte le ore di lezione che avrebbe dovuto fare il professore assente.
La situazione quarantene appare critica anche sul fronte dei contagi tra gli studenti: al termine della settimana appena passata, ad esempio, almeno secondo quanto riportato dal campione intervistato, a poter teoricamente fare lezione con la classe tutta in presenza – quindi con nessuno positivo al Covid o in isolamento – era appena 1 alunno su 5. Al Sud va leggermente meglio: gli studenti in una classe Covid free sono 1 su 4. Ma il dato rappresentato è particolarmente effimero: con i protocolli e l’andamento dei contagi attuali è più facile vincere al lotto che prevedere come si svolgerà la didattica il giorno successivo.
Nelle ultime due settimane la stragrande maggioranza degli studenti (66%), invece, ha avuto almeno un compagno che è stato costretto a seguire da casa. Tutto questo in un contesto che vede quasi la metà degli studenti (48%) lamentare ancora problemi di connessione in classe, che impediscono di allestire una buona Didattica digitale integrata, con alcuni alunni in presenza e altri “a distanza”. Una condizione comunque migliore della restante parte – circa 1 su 10 – per i quali pare si sia dovuto ricorrere all’attivazione del protocollo anti-contagio, mettendo l’intera classe in Dad.
Strettamente connessa al tema quarantene è poi la “lotteria” dei tamponi, a cui gli studenti devono sottoporsi per via dei protocolli oppure per ragioni di sicurezza personale quando si verificano casi di positività nel gruppo classe. Dall’inizio dell’anno scolastico, circa 1 studente su 4 riporta di aver dovuto effettuare almeno un test al mese. A cui va aggiunto quel 10% che dice di aver perso il conto per quanti ne ha fatti. A qualcuno altro (34%) è capitato meno di una volta al mese. Solo il 30%, fino a questo momento, è riuscito a salvare le proprie narici dalla profanazione diagnostica.
Normale che, con un quadro del genere, un fattore dominante sia la paura. Quella che sta portando la maggior parte degli alunni a volersi proteggere al massimo quando sono a scuola. Così anche se i protocolli impongono l’obbligo della mascherina FFP2 solo a partire dalla prima positività nel gruppo classe, sono in molti ad usarle spontaneamente: il 46% degli intervistati racconta che la maggior parte dei compagni le utilizza, a cui si aggiunge un ulteriore 38% in cui il maggior livello di protezione è d’uso comune. Con buona pace delle mascherine chirurgiche acquistate dalle scuole e che continuano a essere distribuite prevalentemente in classe secondo il 16% dei partecipanti all’indagine. Ciononostante, i ragazzi si dividono sull’ipotesi di estendere l’obbligo di Green Pass anche per loro: a essere d’accordo sono “solo” 2 su 3.
L’arma principale con la quale si combatte il virus a scuola è soprattutto quella dell’apertura costante delle finestre: così tra impianti di riscaldamento deficitari e mancanza di sistemi di trattamento dell’aria – lusso disponibile solo per il 5% della popolazione scolastica – il freddo la fa da padrone. Solo 1 studente su 10 si dichiara soddisfatto del comfort termico in aula.
Fortuna che sui mezzi pubblici ci si può riscaldare stando vicini: per il 70% degli studenti costretti a farne uso – circa la metà di quelli intervistati – il sovraffollamento è una costante. Come pure il mancato rispetto delle regole: solo 1 su 3 dice che ora a bordo tutti indossano la mascherina FFP2, diventata obbligatoria da inizio anno anche sul trasporto pubblico locale. Quanto basta per comprendere le ragioni di quelli che hanno direttamente rinunciato a prendere i mezzi pubblici per il tragitto casa-scuola: tra chi attualmente non li usa, infatti, oltre 1 su 10 era un vecchio utente che però ha smesso proprio parallelamente all’aumento dei contagi.