I problemi del Sud non risiedono nelle valutazioni che i docenti fanno ai loro alunni. Lettera
“ O è più probabile la tesi che i professori del sud, per una sorta di solidarietà meridionale basata sul comune sentimento di emarginazione e di abbandono, abbiano verso gli studenti la manica più larga?”
“ O è più probabile la tesi che i professori del sud, per una sorta di solidarietà meridionale basata sul comune sentimento di emarginazione e di abbandono, abbiano verso gli studenti la manica più larga?”
Così ha esordito Giannantonio Stella in un suo articolo pubblicato sul “Corriere della sera” del 12.8.2016, a proposito di diplomati col massimo dei voti nelle regioni con punteggi più bassi.
Così sorprende uno tra i più quotati giornalisti italiani.
Infatti, l’interpretazione dei dati INVALSI e OCSE-PISA, fatta dal dott. Stella avvince se si considera il mero dato matematico ma non convince se si considerano altri fattori che devono essere tenuti in debita considerazione se si vuole fare un’analisi attenta e intellettualmente corretta.
Le graduatorie di accesso alle facoltà delle Università più prestigiose d’Italia ( Scuola Normale Superiore- S. Anna di Pisa, Università Bocconi di Milano, Politecnici di Torino e di Milano, Università Cattolica di Roma facoltà di Medicina ecc…), nell’anno accademico 2015/16, ma anche negli anni precedenti, hanno visto nelle prime dieci posizioni, studenti provenienti dalle regioni meridionali e in particolar modo da Puglia e Sicilia.
Le graduatorie dei concorsi pubblici per l’accesso alle Accademie Militari (Guardia di Finanza, Carabinieri, Aeronautica, Marina Militare ecc…) rilevano un dato ancora più confortante a supporto di questa tesi (considerato il fatto che detti concorsi sono massimamente selettivi sul piano intellettuale) poiché tra i vincitori di concorso che si posizionano tra il primo e il sesto posto, ci sono studenti meridionali. Tenendo conto che la partecipazione di diplomandi e di diplomati a tali concorsi supera le 10.000 unità provenienti da ogni parte d’Italia.
A questo punto alcune domande sono necessarie. Un filosofo del ‘900 scriveva che porre la domanda giusta è già un ponte gettato verso la risposta.
E dunque, a chi serve uniformare il sistema delle conoscenze a livello europeo?
Il sistema delle conoscenze non è forse un percorso personale che parte dalla primissima scolarizzazione e si conclude negli ultimi anni della vita di un uomo (Life Long Learning)?
Perché questo sistema di valutazione non investe discipline umanistiche come letteratura, storia, filosofia, storia dell’arte, geografia che esaltano l’identità dei luoghi e delle culture millenarie, facendo degli individui delle persone e non delle masse senza senso critico?
Forse perché quello che più si temeva nel ‘900 sta diventando un’ inquietante realtà? Ovvero la cancellazione delle identità culturali in nome di un’Europa sempre più tecnocratica e capitalistico-finanziaria?
Invalsi è un Istituto posticcio che ha un metodo di valutazione omogeneo in tutti gli Stati nazionali europei. Questi freddi e asettici dati matematici, scarsamente attendibili, tendono all’omologazione della conoscenza e alla neutralizzazione delle differenze culturali.
Il corso della storia ha visto e vede protagonisti menti eccelse del sud Italia che qui hanno forgiato la loro formazione, non abbiamo bisogno di Invalsi che ci dica che gli alunni meridionali arrancano e i loro proff. li sopravvalutano per sopperire al senso di emarginazione e di abbandono!
Forse dovremmo chiamare le cose con il loro nome. INVALSI è una struttura burocratica, scollata dalla realtà didattico-programmatica e avulsa dalla passione che ogni docente investe quotidianamente per educare i suoi studenti.
Chi è INVALSI e quanto costa ogni anno allo Stato?
Ritengo che i problemi del meridione risiedano soprattutto in altri luoghi e in altri fatti e non nelle valutazioni che i professori fanno ai loro alunni.
La mia vuole essere una nota che esprime un altro modo di vedere le cose e di apprezzare i nostri studenti che, nonostante la precarietà delle strutture scolastiche, riescono con il loro impegno e la loro tenacia a mantenere alto il nostro orgoglio di essere professori del sud!
Loredana Antonacci
Docente IP.S.S.E.O.A.
“E. Morante”
Crispiano-Taranto