Prima lezione di Didattica Orientativa in una scuola secondaria di primo grado
Iva Francese – Al Regina Margherita di Salerno, come Sotto Dipartimento di Scienze Umane, abbiamo istituito sin dall’ inizio dell’ anno, un “Laboratorio emozionale”, attraverso il quale guidare gli studenti e le studentesse, al riconoscimento delle emozioni, al fine di gestirle e viverle in modo equilibrato. Anche perché è dal capire quali sono e a quali comportamenti ci conducono personalmente le nostre emozioni, che possiamo partire per comprendere i sentimenti e le azioni di chi è di fronte a noi.
In tutti i casi, ed in tutti gli indirizzi di studi, nell’ organizzare le prime ore da dedicare alla Didattica Orientativa, alcune di queste potrebbero essere dedicate al “rinforzo” dell’ autostima che i ragazzi devono avere in loro stessi, per fare scelte sul loro futuro, con sempre maggiore autoconsapevolezza.
Vi invio esempi
Lezione nº 1
Mai dire:- non ci riesco!
Il potere della comunicazione con la mente!
Lezione nº2
Cosa sono bravo/a a fare?
Scopro cosa sarò da grande!
Nº 1
Didattica Orientativa
Vi è mai capitato di dire: non ce la posso fare!… e poi avete fallito miseramente davvero?
Questo capita anche perché il nostro cervello ci ascolta!
Sì proprio così! È il nostro cervello che ci ascolta e non il contrario.
Il potere delle parole è così grande, che possono distruggere le nostre convinzioni . Le parole possono essere lo strumento attraverso cui diamo voce ai nostri pensieri, emozioni e giudizi, ed i pensieri negativi, detti ad alta voce, ci possono influenzare negativamente, più di quanto crediamo.
Le parole, infatti possono guidare le nostre azioni, i nostri comportamenti e cambiarci la vita. Sì, perchè da quando noi esseri umani abbiamo iniziato a parlare, abbiamo sviluppato una doppia modalità di comunicazione: non comunichiamo solo con gli altri, ma possiamo comunicare anche e soprattutto a noi stessi attraverso riflessioni immagini e pensieri. Ed incosciente possiamo influenzare le nostre scelte, le nostre azioni, ecc, senza rendercene conto, in maniera molto negativa.
Tutte le volte che diciamo, “non ci riesco” …stiamo dicendo al nostro cervello che non abbiamo le abilità mentali o le capacità fisiche per fare quella cosa . Con quale risultato?
L’unica cosa che riusciamo ad ottenere è la cosiddetta “profezia che si auto-avvera”. Prefigurandoci mentalmente uno scenario negativo aumenta infatti la possibilità che esso si verifichi realmente; se non siamo convinti di essere in grado di fare qualcosa, probabilmente falliremo nel farlo e, di conseguenza, si rafforzerà ulteriormente la nostra credenza di non essere effettivamente all’altezza di superare gli ostacoli che ci si presentano. Si crea così un circolo vizioso, qualcuno lo chiamerebbe un “loop infinito” Un turbinio di fallimenti, che non fa altro che contribuire ad abbassare sempre più i nostri livelli di autostima e autoefficacia… e aumenta la probabilità di conseguire altri insuccessi futuri. Insomma difficilmente si esce da questa situazione.
Soluzione?
Ma è semplice! Cosí semplice che lo sapeva anche “Trill”, avete presente Campanellino? La piccola fatina di Peter Pan? Di che cosa avevano bisogno “i bimbi perduti” per volare? Di “pensieri felici”! Di semplici pensieri positivi.
Se vi sentite “perditi”, persi in una marea di cose da fare, di scelte da prendere, è questo che bisogna fare, pensare positivamente!
Le Neuroscienze ci sono d’aiuto per comprendere meglio come il cervello reagisce a seconda degli input (le parole) che noi gli forniamo. Le parole, infatti, agiscono su di esso stimolando la secrezione di diversi ormoni. Ad esempio, l’esposizione continua a parole e frasi negative, come la parola “No”, stimola il rilascio di cortisolo, l’ormone responsabile dello stress.
Ma, udite udite… l’utilizzo di parole e frasi positive, attivano una reazione neuronale a catena che ci spinge all’azione.
Impariamo a dire a noi stessi: Ce la posso fare!
Sono in grado di farlo!Lo farò! (Se poi lo farò in modo sbagliato, non fa niente)
In aggiunta, come scoperto da un esperimento condotto presso l’Università Claude Bernard di Lione, l’uso di verbi connessi all’attività fisica (es. vai, fai, attacca, etc.) ci influenza aumentando automaticamente la forza, l’intensità e la grinta nello svolgere un’azione. Non aspettiamo che ce lo dicano gli altri, diciamocelo da soli! Diventiamo i nostri fan, i nostri supporter!
Questa è la prima lezione che dobbiamo imparare!
Dobbiamo essere i nostri primi sostenitori, non c’è niente che non possiamo fare! Qualcuno farà meglio qualcosa, altri qualcos’altro…ma questa è un’ altra storia!
Francese Iva