Prima della Scala a Milano, manifestanti gettano letame: “Si tagliano i fondi per la scuola e si finanzia la guerra, assurdo”

Il 7 dicembre è il giorno della Prima della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano. Un gruppo di manifestanti dei centri sociali ha inscenato una protesta clamorosa, depositando sacchi di letame davanti all’ingresso del teatro.
L’azione, organizzata dal centro sociale “Il Cantiere”, ha voluto denunciare i tagli alla scuola, le politiche sociali del Governo Meloni e il sostegno alla guerra, in concomitanza con l’inaugurazione della stagione lirica alla presenza di personalità di spicco, tra cui il presidente del Senato Ignazio La Russa.
I manifestanti hanno srotolato un tappeto rosso sulla strada, simbolo del lusso e del potere, per poi ricoprirlo di letame e immagini raffiguranti i volti della premier Giorgia Meloni, di Ignazio La Russa, del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dei ministri Matteo Salvini e Alessandro Giuli. Al megafono, hanno gridato slogan come: “Il fascismo è uno spettacolo di merda, la guerra è uno spettacolo di merda” e “Si tagliano le spese sociali, i fondi per la scuola, per la sanità, per l’edilizia pubblica, per i servizi e tutto questo per finanziare la guerra”. L’azione è stata accompagnata dall’accensione di fumogeni rossi, mentre i manifestanti, già noti alle forze dell’ordine, sono stati identificati e deferiti all’autorità giudiziaria.
I tagli alla scuola al centro della protesta
Tra le motivazioni della contestazione, i manifestanti hanno puntato il dito contro i tagli al settore scolastico, che includono la riduzione di quasi 8.000 posti di lavoro, principalmente tra gli insegnanti, a causa del dimensionamento scolastico. A ciò si aggiunge il blocco parziale del turn over, che consentirà la copertura di solo il 75% dei posti vacanti derivanti dai pensionamenti di docenti e personale ATA. Un altro tema caldo è la mancata conferma dell’organico aggiuntivo ATA, richiesto a gran voce dai sindacati, ma escluso dagli emendamenti alla Legge di Bilancio, respinti dalla Commissione della Camera.