Precari in Lombardia raddoppiati in 8 anni, sforata quota 31mila. INTERVISTA ad Abele Parente

“Negli ultimi otto anni, nella regione Lombardia, i docenti a tempo determinato sono quasi raddoppiati; e sono aumentati anche gli insegnanti di sostegno non di ruolo. Per la precisione si è passati da 17mila e 300 precari nel 2015 agli oltre 31mila e 600”.
Numeri sconvolgenti che riguardano una delle regioni italiane più bersagliate dal precariato: la situazione più critica a Milano ma non va meglio nemmeno nel resto delle province. A parlarne ad Orizzonte Scuola il Segretario generale Uil Scuola Rua Lombardia Abele Parente che sviscera con noi i dati dell’analisi fatta dalla Uil e che riguarda gli ultimi otto anni di precariato nella regione Lombardia.
Segretario, l’infinita piaga del precariato continua qual è la provincia lombarda più colpita e perché?
La situazione più critica riguarda Milano, dove gli insegnanti non di ruolo sono quasi 12mila contro i 5mila di 8 anni fa. Qui si verifica in modo più eclatante quello che, in verità, accade nel resto della regione. Ovvero succede che chi ottiene l’assunzione se ne va. Abbiamo un’uscita di 650 unità in Lombardia solo di personale docente che cerca di riavvicinarsi al proprio territorio di origine. La Lombardia è una delle regioni più colpite ma l’aumento del precariato, in tutta Italia, sta raggiungendo limiti insostenibili. Voglio ricordare che nel nostro Paese, i precari sono oltre 250mila.
Secondo l’analisi che avete elaborato, qual è la situazione per gli inseganti di sostegno?
Vede, purtroppo anche in questo caso le cose non vanno meglio. I nostri dati ci dicono che i docenti di sostegno precari passano dai 7.900 del 2015 ai 15.200 del 2023 ( lo studio si ferma al 2023 ndr), a fronte comunque delle innumerevoli certificazioni di disabilità, che ogni anno aumentano in Lombardia, e delle cattedre scoperte sul territorio lombardo.
E le cose non vanno meglio nemmeno per il personale tecnico ausiliario, che vede i supplenti salire dal 14 al 24 per cento. Collaboratori scolastici, addetti nelle segreterie, assistenti tecnici e figure specializzate, che dovrebbero garantire apertura, sorveglianza e l’ordinaria amministrazione della scuola, si sono ridotti passando dalle 24.161 assunzioni del 2015 alle 23.275 del 2023. Con una crescita, di contro, del personale supplente di ben 1.145 unità.
Tra qualche settimana partirà l’ultimo concorso del ministero sarà di aiuto?
Purtroppo no. Non servirà ad invertire la tendenza. Da parte del Governo non ci sono stati investimenti da questo punto di vista e il turn over dei concorsi di certo non ha garantito la stabilizzazione dei precari e questo ha portato a un eccessivo utilizzo del personale a tempo determinato, con ripercussioni negative sulla stabilità del lavoro e sulla qualità dell’istruzione”.
Segretario, lei ha parlato di mancanza di investimenti da parte del Governo, cosa servirebbe?
Basterebbero 180 milioni di euro per stabilizzare 250 mila precari, secondo uno studio condotto dalla Uil alla fine del 2022. Questo costo, pari a 716,12 euro per unità di personale, rimane una soluzione valida e urgente per risolvere la crisi attuale. Tagliare le risorse non è mai la soluzione. Non dimentichiamo che solo i Dsga facenti funzione in Lombardia rappresentano il 67 per cento dell’organico. Investire nella scuola è fondamentale per garantire stabilità al personale e migliorarne la qualità della vita, che in città come Milano ha un costo elevatissimo.
E nelle altre province?
La situazione è più o meno grave ovunque. Pensiamo a città come Cremona dove i nuovi dati ci parlano di una percentuale di precari pari al 27 per cento, e di un numero di docenti a tempo indeterminato, che scende dagli oltre 4mila del 2015 agli attuali 3mila e seicento. E la stessa provincia di Brescia ha raggiunto un numero di insegnanti precari che tocca quota 25 per cento. E purtroppo non va meglio nelle altre province della regione.
Cosa proponete come sindacato?
Innanzitutto di utilizzare le Gps di prima fascia per posti di sostegno e posto comune, come canale strutturale di assunzione, per coprire i posti rimasti vacanti, una volta terminate le immissioni in ruolo dalle graduatorie ad esaurimento e da quelle concorsuali. E poi di adottare la mini-call veloce per assegnare in modo obiettivo e trasparente gli incarichi a tempo determinato per i posti residuali di sostegno.
Per il personale ATA, il sistema di calcolo dell’organico continua a basarsi su una serie di parametri numerici, anche qui cosa proponete?
Per il personale ATA, va autorizzato ogni anno il 100 per cento del turn over. Nello scorso anno scolastico su 27.704 posti vacanti, ne sono stati autorizzati, per le immissioni in ruolo, meno della metà (10.116). Per quanto riguarda le supplenze brevi, la soluzione può essere l’introduzione di una graduatoria, su base volontaria, per le supplenze di pochi giorni, con particolari e celeri modalità di interpello e con immediata presa di servizio. Analogamente a quanto già previsto per il personale docente della scuola dell’infanzia e della primaria (supplenze fino ai 10 giorni) personale al quale è consentito, al momento dell’aggiornamento delle graduatorie, di dichiarare tale disponibilità per un certo numero di scuole.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha recentemente dichiarato che “chi aggredisce un dipendente della scuola aggredisce lo Stato e che serve una rivoluzione culturale”. La sua regione è una delle più colpite per il numero di aggressioni ai docenti. Che sta succedendo nel mondo della scuola?
A Varese, non molto tempo fa, una insegnante non è potuta entrare in classe per fare il suo lavoro perché poco prima della campanella un ragazzo l’ha accoltellata e si è ritrovata in ospedale. Sembra che andare con un coltello a scuola sia diventata una cosa normale. La violenza giovanile è in aumento, lo dichiarammo un anno fa in un report dettagliato e, purtroppo, a distanza di un anno le cose non sono affatto migliorate. Molto parte dai social e Tik Tok, dove a volte la strada per ottenere un like in più passa da quella della violenza. E le aggressioni ai nostri insegnanti sono solo la punta di un iceberg. C’è tanto da lavorare accanto ai ragazzi e ai docenti. La scuola va lasciata libera ma non sola.
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