Precari, il servizio vale in pieno: a Grosseto il Tribunale dà oltre 3mila euro e uno stipendio più alto ad un docente che ha fatto ricorso con Anief
Riconoscere l’anzianità di servizio e i connessi incrementi stipendiali maturati non percepiti durante il periodo di precariato, con le progressioni economiche connesse all’anzianità di servizio maturate durante le supplenze. Lo hanno chiesto i legali dell’Anief alla sezione Lavoro del Tribunale di Grosseto, che ha detto sì al riconoscimento di “3.078,47 oltre interessi legali dalla maturazione al saldo” nei confronti di un docente, nel frattempo entrato in ruolo, che ha anche ottenuto la revisione della ricostruzione di carriera e la collocazione in una fascia stipendiale più alta.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è giunto il momento di cambiare le norme sugli scatti di anzianità e sul riconoscimento dei periodi di precariato, che vanno considerati alla stregua del personale di già di ruolo. In attesa che ciò avvenga, noi consigliamo i tanti precari della scuola a presentare ricorso con i nostri avvocati, le cui ragioni risultano oramai in percentuali bulgare accolte dei giudici di tutta Italia”.
LA SENTENZA
Secondo il giudice del lavoro di Grosseto, “poiché non sono stati allegati e dimostrati elementi di differenziazione, riguardanti le modalità di lavoro e comunque attinenti la natura e le caratteristiche delle mansioni espletate, eventualmente idonei a giustificare una disparità di trattamento, la norma di diritto interno, che prevede il differente trattamento di sfavore in tema di anzianità riconoscibile pur dopo l’immissione in ruolo, deve essere disapplicata in ossequio ai principi comunitari e alla giurisprudenza sopra richiamata. Per tutto quanto sopra esposto ne consegue che l’amministrazione deve essere condannata a collocare il ricorrente nella corrispondente fascia, in forza della predetta anzianità di servizio preruolo, applicando la clausola di salvaguardia di cui all’accordo sindacale 4.8.2011, con tutti i conseguenti effetti giuridici ed economici, in applicazione del sopra richiamato principio espresso dalla S.C., ivi compreso il pagamento delle spettanti differenze retributive, determinato in euro 3.078,47 con maggiorazione di interessi nella misura”.
In conclusione, “il Tribunale, definitivamente pronunciando sulla domanda proposta” dal docente ricorrente, “disattesa ogni contraria istanza ed eccezione, così provvede: accerta e dichiara il diritto del ricorrente al riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata dall’inizio del rapporto di lavoro a tempo determinato con il Ministero dell’Istruzione rispetto al momento di immissione in ruolo e all’applicazione in suo favore della clausola di salvaguardia, con tutti i conseguenti effetti giuridici ed economici; condanna, per l’effetto, il Ministero, effettuata nuova ricostruzione di carriera disapplicando le disposizioni nazionali contrastanti, a inquadrare il ricorrente nella fascia stipendiale conseguente per la figura professionale docenti d’appartenenza, collocandolo con l’anzianità di servizio correttamente determinata in ragione di quanto sopra; condanna il Ministero dell’Istruzione al pagamento in favore del ricorrente delle differenze stipendiali maturate a seguito del riconoscimento del periodo di precariato svolto e della progressione come sopra determinati, per euro 3.078,47 oltre interessi legali dalla maturazione al saldo; condanna il Ministero resistente al pagamento in solido, in favore dei procuratori dichiaratisi antistatari, Avvocati Papini, Miceli, Ganci e Sponga delle spese di lite, che si liquidano in euro 1.701 per compensi di avvocato, oltre spese generali, IVA e CPA come per legge”.