Precari con tre anni di servizio, l’accesso ai percorsi abilitanti non è scontato. Lettera

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inviata da Maria Agnese Ariaudo – Scrivo per esprimere il mio profondo disappunto per le modalità con cui è stata gestita la procedura dei percorsi abilitanti, avviata in prima istanza per l’anno accademico 2023/2024.

Fuori da qualsiasi sterile polemica, mi risulta difficile accettare che l’accesso a simili percorsi, peraltro partiti in deprecabile ritardo rispetto a quelli da 30 cfu per i già abilitati, con le conseguenze sull’aggiornamento Gps a tutti note, sia stato deciso con l’applicazione di due diverse tabelle di valutazione, foriere di malcontento a livello piuttosto generalizzato.

Triennalisti in pole position per i 30 cfu, esclusi per un soffio, si trovano in molti casi relegati al fondo della graduatoria da 60 cfu (e dunque quasi sicuramente esclusi pure da quella, dati i numeri risicati), superati in molti casi da neo laureati i quali, in nome del sacrosanto diritto ad abilitarsi, certo non meritano di trovarsi a correre con i cosiddetti precari storici.

Ora io mi chiedo: era proprio necessario dare forma e consistenza all’ennesima guerra tra poveri? Non si poteva proprio immaginare una riforma migliore? Se l’Europa ci chiede di stabilizzare i precari con 3 anni di servizio, non si poteva almeno farli accedere in sovrannumero ai percorsi abilitanti?

Perdonate lo sfogo, frutto di una cocente amarezza.

Probabilmente rientrerò tra coloro che da settembre risulteranno disoccupati (non supplenti, proprio disoccupati, in quanto su classe di concorso satura) e davvero la prospettiva non mi conforta. Grazie per la gentilezza di aver accolto questa mia, apprezzo moltissimo il lavoro serio e rigoroso della vostra squadra e in particolare i frequenti spazi di Question time, a cura di Andrea Carlino, sono per me fondamentali.

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