Argomenti Didattica

Tutti gli argomenti

Pragmatica del linguaggio: la presupposizione, la falsa esecuzione, il lasciar intendere che anima la metafora. Scarica il compendio del docente Mercadante

WhatsApp
Telegram

Immaginiamo una scena quotidiana: siamo in un caffè e qualcuno urla “Sta’ attento!”. La frase, in apparenza, è semplice, ma, di fatto, può presentare diversi significati. Questo grido potrebbe essere un avvertimento per evitare che rovesciamo il caffè bollente o un rimprovero per una qualche nostra distrazione. Comprendere come il significato di queste parole cambi radicalmente a seconda del contesto, del tono, del rapporto tra i parlanti e della situazione è oggetto dello studio della pragmatica, una disciplina che, in sostanza, attribuisce alla comunicazione umana le peculiarità dell’avvenimento, ovvero di qualcosa che va ben oltre un codice di regole da rispettare, com’è testimoniato dall’etimo del termine, che è connesso col greco πρᾶγμα (pràgma), cioè, appunto, fatto, avvenimento.

Un Compendio (minimo) di pragmatica del linguaggio, che vuole esserci ancora una volta d’aiuto per ripassare o familiarizzare con alcuni concetti di base

In questo nuovo appuntamento con la linguistica, Francesco Mercadante ci offre un Compendio (minimo) di pragmatica del linguaggio, che vuole esserci ancora una volta d’aiuto per ripassare o familiarizzare con alcuni concetti di base, che indagano circa il modo in cui usiamo e comprendiamo il linguaggio, non solo come mera trasmissione di informazioni, ma anche come atto complesso e intrinsecamente umano.

A lungo, la filosofia ha concepito il linguaggio secondo un approccio logico-formale (si pensi a studiosi come Frege, Russell, Wittgenstein, Tarsky e Quine), ma un fenomeno come quello della credibilità riservata, sui social media, alla fake news, per esempio, dimostra la limitatezza di certi approcci e la necessità di considerare meccanismi più complessi e meno formali, psicosemantici e pragmatici, che aiutino a spiegare simili fenomeni.

La falsa esecuzione, ovvero di un’attitudine che tutti noi possediamo e che ci consente di comprendere per incomprensione

In proposito, Mercadante ritiene che certi processi siano frutto di un concetto spesso trascurato dalla stessa pragmatica, cioè di falsa esecuzione, ovvero di un’attitudine che tutti noi possediamo e che ci consente di comprendere per incomprensione, cioè convergendo su un vocabolario comune, basato tuttavia su vaghezza e ambiguità. Una frase come “Tutti sanno che Tizio è pericoloso”, che può sembrare chiara e diretta, in realtà è estremamente ambigua e lascia molto spazio all’interpretazione personale. Non si specifica, infatti, cosa esattamente renda Tizio pericoloso né si possiede una misura standard di pericolosità. Inoltre, l’uso di “tutti” implica un consenso generale che potrebbe non esistere. Queste forme di ambiguità aprono la strada a interpretazioni personali e a contributi individuali che attribuiscono valore semantico alla categoria, di fatto vuota, della pericolosità di Tizio.

Il processo inferenziale tipico della comunicazione umana ovvero la presupposizione

Vaghezza e ambiguità sono anche alla base di un altro processo inferenziale tipico della comunicazione umana, ovvero la presupposizione, per cui, se ci venisse detto, per esempio, che Marco ha riparato la propria bicicletta, noi dedurremmo automaticamente che la bicicletta di Marco era rotta, anche se non ci è stato detto ufficialmente. Si verifica, anche in questo caso, una coincidenza comunicativa, basata su un non detto, che resta implicito, non del tutto chiaro e comunque efficace, visto che, comunque, ci s’intende.

Gli elementi della lingua mediante i quali la persona si mostra nello spazio e nel tempo

“Elementi della lingua mediante i quali la persona si mostra nello spazio e nel tempo”, anche i deittici – io, tu, qui, là, etc. – sfuggono all’analisi logico-grammaticale e non possiedono, in sé, condizione di verità, dato che essi sono soggetti a fattori extralinguistici, che ne determinano il valore semantico: la frase “Io sono qui”, pronunciata da qualcuno in una stanza contenente altre persone, lo identificherebbe e lo localizzerebbe nello spazio in un modo immediatamente chiaro per gli altri, ma cambierebbe completamente, se la frase fosse pronunciata da qualcun altro o in un luogo diverso. Anche in questo caso, dunque, “esiste sempre qualcosa d’invisibile, per così dire, un’entità in funzione della quale gli attori sociali possono agire per inferenza, qualcosa che autorizza implicitamente l’inferenza.”

La metafora, ‘regina’ degli slittamenti di senso e delle approssimazioni di significato

L’istinto al lasciar intendere è ciò che anima di sé anche la metafora, ‘regina’ degli slittamenti di senso e delle approssimazioni di significato: una frase come “sei un leone” può comunicare ammirazione per il coraggio di qualcuno molto più efficacemente di una descrizione letterale delle sue azioni coraggiose. Di simili meccanismi di trasferimento di senso ci serviamo costantemente e non solo parlando, ma anche quando pensiamo e agiamo, come hanno ben dimostrato George Lakoff e Mark Johnson nel proprio saggio Metaphors we live by.

Un omaggio alla memoria di alcuni studiosi

Il percorso di questo compendio di Francesco Mercadante si conclude rendendo omaggio alla memoria di alcuni studiosi, che hanno dato un contributo essenziale agli studi di pragmatica: John Langshaw Austin per la sua teoria degli atti linguistici, Paul Grice per lo studio delle implicature convenzionali e conversazionali, Sperber e Wilson per la teoria della pertinenza.

Compendio_pragmatica

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri