Posticipare l’ingresso scolastico migliora l’attenzione ed il rendimento, i risultati della sperimentazione al Majorana di Brindisi [INTERVISTA]

Che dormire faccia bene è una cosa risaputa, ma quanto incide sul rendimento scolastico? A dare risposta a questa domanda è stato uno studio pilota dell’Università la Sapienza di Roma, pubblicato sulla rivista Nature and Science of Sleep, svolto presso l’Istituto “Majorana” di Brindisi. La ricerca ha dimostrato che dormire di più aumenta il livello di attenzione e migliora le prestazioni scolastiche.
Dormire è un’attività naturale ed il sonno è strettamente correlato con il potenziamento di altre funzioni cognitive come l’apprendimento, la concentrazione e l’attenzione, ma anche con il mantenimento dell’equilibrio psico-emotivo e relazionale. Negli adolescenti, però, accade che la necessità di alzarsi presto la mattina si associ frequentemente ad un ritardo dell’addormentamento notturno. E’ un fenomeno dovuto allo sfasamento dei cicli circadiani e del processo omeostatico nell’età dell’adolescenza che vanno a compromettere la quantità e la qualità del sonno in questa fascia d’età.
Lo studio effettuato ha dimostrato come posticipare di un’ora l’ingresso scolastico abbia portato benefici agli studenti migliorando i livelli di attenzione e di rendimento degli alunni.
Quello del Professor Luigi De Gennaro, che ha guidato il gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia della Sapienza, e del Professor Salvatore Giuliano, Dirigente Scolastico dell’Istituto “Majorana” di Brindisi, è stato il primo progetto di ricerca italiano su questo argomento ed ha visto coinvolti gli alunni delle classi prime superiori suddivisi in due gruppi, uno sottoposto a sperimentazione e l’altro come gruppo di controllo, che sono state monitorati nell’intero anno scolastico 2018-2019.
A spiegarci nel dettaglio il progetto di ricerca è stato il Professor Salvatore Giuliano in un’intervista rilasciata ad Orizzonte Scuola.
Professor Giuliano, come è nata l’idea di verificare i benefici della posticipazione dell’ingresso scolastico?
Il progetto è nato ad un convegno sulla dislessia svoltosi a Napoli durante il quale il Professor Luigi De Gennaro fece un intervento sulle dinamiche tra sonno e apprendimento. In un successivo incontro abbiamo parlato della possibilità di realizzare un progetto pilota che potesse valutare i benefici della posticipazione dell’ingresso scolastico. Fondamentale è stata l’acquisizione di una notevole mole di dati scientifici, in una ricerca longitudinale, che hanno validato le ipotesi di partenza. Successivamente gli stessi sono stati sottoposti ad un gruppo di ricerca terzo per la validazione dei risultati. Già in passato, sia in Italia che in altre zone del mondo, vi erano già stati tentativi di post-porre l’inizio dell’orario di lezione, però non vi era stato il supporto di un team di ricerca che ne certificasse i risultati. Il nostro progetto è partito su base volontaria, abbiamo chiesto alle famiglie se erano disposte a far entrare i propri figli un’ora dopo rispetto all’ingresso normale, ed abbiamo costruito la base di studio mediante una classe in sperimentazione ed una di controllo continuamente monitorati da un gruppo di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma. Quello che è emerso già dai primi periodi di ricerca è stato che gli alunni che beneficiavano di un’ora in più di sonno, pur partendo da livelli di ingresso più bassi rispetto alla classe di controllo, avevano sviluppato degli indicatori decisamente positivi. A trarne beneficio è stato il rendimento e la capacità di essere più reattivi agli stimoli, inoltre abbiamo avuto modo di verificare, anche se non è stato oggetto di indagine, un miglioramento sugli indicatori relativi al rischio di abbandono scolastico. I risultati della ricerca sono stati successivamente pubblicati in modalità open access sul sito dell’editore Dovepress, proprio per dare la possibilità a tutti di consultarli e utilizzarli. Era un aspetto al quale tenevo molto. Comunque fosse andato lo studio, sia in senso positivo che negativo, era mio interesse mettere a disposizione di tutti i risultati al fine di utilizzarli quale base di future ricerche. Un altro aspetto rilevante del nostro progetto è stato il fatto di essere l’ultimo in termine cronologico. In una società in continua evoluzione, dove le generazioni modificano rapidamente le proprie abitudini, questo è un elemento importate al fine di permettere un raffronto dei risultati della ricerca con altre realtà. Avevamo provato a dar seguito nell’anno successivo alla sperimentazione, ma purtroppo l’emergenza Covid non ci ha permesso di proseguire nella ricerca.
Fare ricerca è difficile in Italia perché è necessario reperire i fondi che sono sempre risicati, come ha operato il vostro Istituto in questo senso.
In realtà il progetto rientrava tra le attività istituzionali di un dipartimento di ricerca dell’Università La Sapienza ed era un progetto a cui il Professor De Gennaro, uno dei massimo esperti mondiali sulle dinamiche tra sonno e apprendimento, teneva particolarmente. L’obiettivo era quello di dare riscontro alle evidenze scientifiche con dati oggettivi e i più recenti possibili. La nostra scuola è sempre pronta alle innovazioni, da anni ormai siamo attivi sul fronte della ricerca e della sperimentazione, e ci ha fatto piacere partecipare ad una ricerca scientifica che potesse restituire dati oggettivi su modalità che portino benefici ai nostri ragazzi. Poi si può essere favorevoli o contrari, ma si discute sulla base di dati scientificamente rilevati. Altro aspetto è la ripetibilità di questo modello in altre realtà, anche perché è necessario tenere conto delle difficoltà derivanti dalla mobilità da e per la scuola, in particolare il trasporto pubblico. Ad esempio alla nostra ricerca hanno partecipato prevalentemente alunni residenti nel comune di Brindisi, dove ha sede il nostro Istituto, quindi con una più facile mobilità.
Qui entra in gioco anche l’aspetto dell’autonomia scolastica e di una sua elastica applicazione.
Assolutamente si, in realtà il DPR 275/99 ha dato degli strumenti potentissimi alle singole scuole autonome in termini di sperimentazione, di ricerca, di metodologia, di organizzazione del tempo scuola, di organizzazione dei servizi. Spesso, a mio avviso, questi strumenti sono stati poco utilizzati dalle singole scuole. Noi al “Majorana” da tempo siamo attivi nel campo della ricerca e della sperimentazione. Ad esempio siamo stati tra i primi istituti ad aver sperimentare un percorso di studi quadriennale, ma non solo, il book in progress è nato con l’autonomia, la ridefinizione degli ambienti di apprendi è nato con l’autonomia, la compattazione oraria, un’altra sperimentazione avviata qui al Majorana, è partita grazie all’autonomia. Tutto quello che abbiamo fatto, e che continueremo a fare, ha come unico obiettivo quello di migliorare la qualità degli apprendimenti dei nostri studenti. Troppo spesso l’autonomia scolastica viene semplicemente intesa come la possibilità di ridisegnare il calendario scolastico, anche questo serve ma è troppo riduttivo. Ho la convinzione che il DPR 275/99 sia lo strumento idoneo per trasformare la scuola, non riformarla, di queste ne abbiamo avute anche troppe negli ultimi anni. Oggi abbiamo bisogno di una trasformazione della scuola e gli strumenti li abbiamo, dobbiamo solo sfruttarli al meglio. Ecco perché ritengo che l’autonomia scolastica sia uno degli strumenti più potenti per trasformare la scuola, perché consente di prendere in considerazione la micro realtà. E’ necessario pensare, a mio avviso, ad un maggior coinvolgimento di quelli che sono i veri protagonisti della scuola, ovvero gli alunni e i loro docenti, ed è per questo che è necessario trovare nuove metodologie e strumenti più idonei al contesto in cui ci troviamo a vivere. Il book in progress è nato con queste finalità, di dare la possibilità ai docenti ed agli alunni di creare uno strumento più idoneo alle loro esigenze. La nostra non è una battaglia contro i libri di testo, ma uno spunto di riflessione sulle modalità del loro impiego. Non è il libro di testo che deve dire al docente cosa fare, ma deve essere un ausilio ad una programmazione sviluppata dal docente nel corso dell’anno scolastico. Ancora oggi si sente dire da qualche docente “sono indietro col programma”. Per fortuna queste esternazioni si sentono sempre meno, questo grazie ai docenti che si mettono continuamente in discussione per un miglioramento dell’azione didattica. Cambiare si può e si deve.