Polizze assicurative ancora troppo complesse: contratti incomprensibili per un terzo degli italiani anche con un’istruzione superiore. Indagine IVASS

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L’accessibilità linguistica dei contratti assicurativi continua a rappresentare un ostacolo significativo per molti cittadini italiani. Secondo una nuova indagine condotta dall’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) su 26 polizze infortuni, nonostante alcuni miglioramenti rispetto alla precedente rilevazione del 2023, i testi contrattuali risultano ancora di difficile comprensione.

Particolarmente penalizzato è quel 35% della popolazione italiana che possiede solo la licenza media, ma anche chi ha conseguito un diploma superiore o una laurea incontra difficoltà nell’interpretazione delle clausole.

“I contratti assicurativi rappresentano documenti fondamentali per la tutela dei cittadini, ma se il linguaggio utilizzato risulta inaccessibile, viene meno la loro funzione primaria”, sottolineano gli esperti dell’IVASS nel rapporto.

Progressi e criticità persistenti nel linguaggio assicurativo

L’indagine ha evidenziato alcuni miglioramenti significativi: la sostituzione di formule con il congiuntivo a favore dell’indicativo (da “qualora il contraente volesse” a “se il contraente vuole”), la diminuzione di costruzioni con participio e gerundio, e l’utilizzo del presente al posto del futuro. Tuttavia, permangono numerose criticità linguistiche che ostacolano la comprensione: periodi eccessivamente lunghi (oltre 80 parole), frequente ricorso ad avverbi complessi terminanti in “-mente”, e un’organizzazione sintattica che complica il flusso logico del discorso.

Le compagnie assicurative hanno mostrato “una diffusa, anche se non uniforme” tendenza alla semplificazione, ma il percorso verso una reale trasparenza comunicativa appare ancora lungo.

Burocratese e tecnicismi: barriere alla comprensione

Il lessico burocratico continua a caratterizzare i contratti assicurativi, creando ulteriori barriere alla comprensione. L’analisi dell’IVASS ha identificato diverse problematiche: l’uso di formule esclusive del linguaggio giuridico (“fatta salva la facoltà”, “fermo il disposto”), la presenza di ridondanze, l’impiego di nominalizzazioni e verbalizzazioni, l’uso di congiunzioni ambigue come “e/o”, e il ricorso a espressioni negative che generano “inutili contorsioni logiche”.

“Nonostante i progressi registrati, il linguaggio assicurativo rimane distante dalla quotidianità dei cittadini“, conclude l’IVASS, evidenziando come la semplificazione dei contratti rappresenti non solo un obbligo normativo ma anche un’opportunità per le compagnie di migliorare il rapporto con i propri clienti e aumentare la fiducia nel settore.

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