Più soldi per gli incarichi extra di docenti e Ata, ma il budget rimane immutato: il personale rischia di lavorare “gratis”. Il paradosso del nuovo contratto

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Un paradosso all’orizzonte per il nuovo contratto scuola, la cui ipotesi è stata firmata lo scorso 15 luglio (si attende ancora la firma definitiva). Benché i compensi orari per lo straordinario siano aumentati, le ore retribuibili hanno subito una decurtazione.

Nonostante l’incremento monetario, viene limitata le possibilità operative delle scuole a causa della riduzione delle ore di straordinario pagate.

Come è noto, gli incarichi extra vengono finanziate attraverso il Fondo d’istituto, destinato non solo ai collaboratori della presidenza ma anche a figure non previste dal contratto, quali coordinatori di classe e referenti per vari ambiti, inclusi Salute e Legalità. Tuttavia, alcuni ruoli chiave, come i tutor dell’Educazione civica e i mobility manager, non godono di un compenso definito.

Come segnala La Repubblica, la modifica contrattuale ha visto il compenso orario passare da 17,50 euro a 19,25 euro. Nonostante questo, i budget assegnati alle scuole per le attività extra rimangono inalterati, portando a una conseguente diminuzione delle ore di straordinario pagabili. Questo potrebbe costringere gli istituti a ridurre le attività o, in alternativa, il personale a lavorare senza retribuzione aggiuntiva, un’opzione che Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, reputa inaccettabile. Giannelli suggerisce la possibilità di adottare compensi forfettari come soluzione.

Paola Bortoletto, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici, concorda sulla necessità di non imporre ai docenti lavoro non remunerato. La risposta potrebbe risiedere nella revisione degli incarichi e nella riduzione dei membri delle commissioni, o nel reindirizzare i fondi destinati al bonus docenti direttamente nel Fondo d’istituto.

Ipotesi CCNI

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