Piano estate: una buona idea, ma attenzione al rischio “parcheggio”. Lettera

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Inviata da Alessandro Fonti – Con riferimento alla lettera inviata alla vostra redazione, “Accogliere la proposta del ministro Valditara scuole aperte in estate per il volontariato con persone con disabilità (lettera del 26 luglio 2024)”, si esprime la massima condivisione e si sottolinea l’importanza di tale provvedimento.

L’idea si sviluppa essenzialmente su due direttrici. Da un lato non fa che “fotografare” realtà già esistenti (ma non strutturate dentro una cabina di regia nazionale) nel nostro territorio: anche se a macchia di leopardo, esistono in estate i cd. “campi estivi”, per i quali operano per lo più cooperative che si avvalgono di spazi messi a disposizione della scuola del territorio di riferimento.

I costi sono spesso calmierati e consentono a molte famiglie di affidare i loro figli senza pagare cifre eccessive. Dall’altro lato, dà un segnale ben preciso su quale dovrebbe essere il ruolo della scuola nel territorio: Valditara lo dichiara espressamente: “Il nostro obiettivo è una scuola che sia punto di riferimento per gli studenti e per le famiglie anche d’estate, con sport, attività ricreative, laboratori o attività di potenziamento, ricorrendo a tutte le sinergie positive possibili, dagli enti locali alle associazioni del terzo settore.

Una scuola che sia sempre più un luogo aperto, parte integrante della comunità per tutto l’anno, realizzando attività di aggregazione e formazione soprattutto per i bambini e i ragazzi che, in estate, non possono contare su altre esperienze di arricchimento personale e di crescita a causa delle esigenze lavorative dei genitori o di particolari situazioni familiari”.

L’iniziativa prevede quindi di ampliare il ruolo oggi ricoperto dalla scuola, che è ancora quello di “fornitrice di spazi”. Molte sono le voci a favore e anche le voci discordanti non riguardano il principio ispiratore di questo provvedimento, ma piuttosto le modalità con cui possa essere messo in atto.

Ma a mio avviso è necessario che si parta da una idea di fondo, che tenda a scardinare la sempre più diffusa convinzione che la scuola sia un mero “parcheggio”, dove lasciare i figli.

Da questo punto di vista è essenziale presupporre che le attività non potranno essere una fotocopia dei percorsi curricolari, ma neanche attività solo ludiche o, peggio ancora, “riempitive”.

Pertanto, ogni istituto che volesse aprire d’estate deve tenere presenti alcuni aspetti ineludibili:
1) Progetto formativo solido ed efficace. Va evitato assolutamente il parcheggio: dati alcuni obiettivi, sarà cura dell’istituto valutare e verificarne il raggiungimento.
2) Strutture adeguate. È l’enorme problema dell’edilizia scolastica: aule opportunamente strutturate (aggiungo anche la necessità di aule climatizzate); strumenti efficaci, spazi esterni almeno agibili, connessione internet efficiente.
3) Competenza degli operatori. In caso di personale interno non adeguato, sarà necessario rivolgersi altrove. Va detto che il corpo docente, che vanta un’ottima formazione nei contesti curricolari, non è detto che sia ugualmente formato per attività di questo tipo. Cercare altrove, oppure garantire un’adeguata formazione per il personale interno.
4) Disponibilità del personale ATA. Sembra un tema di poca importanza, ma non è così: tutto ciò che “circostanziale” all’attività (procedure amministrative, apertura/chiusura delle sedi), diventa invece essenziale nella riuscita del progetto. Per questo motivo, ritengo che il personale ATA debba essere opportunamente motivato.

Le difficoltà che la disposizione ministeriale può incontrare sono quindi di ordine pratico ma dovranno essere superate nella volontà di ampio respiro e di vero interesse sociale cui essa si ispira.

Accogliere la proposta del Ministro Valditara: scuole aperte in estate per il volontariato con persone con disabilità. Lettera

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