Piano di prevenzione e gestione delle crisi comportamentali a scuola e progettazione di classe: in allegato una tabella con “Esempi di crisi comportamentali e tipologie di interventi”

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Il piano di prevenzione e gestione delle crisi comportamentali a scuola costituisce nelle sue linee generali una parte del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) della scuola, quindi del Rapporto di Autovalutazione (RAV) e del Piano di Miglioramento (PDM) ma anche una parte rilevante del Patto di corresponsabilità educativa, nel quale vanno inseriti specifici accordi scuola/famiglia; prevedendo, dopo serie di incontri dedicati al tema, anche incontri con specialisti, formatori, Unità Operative di Neuropsichiatria per l’Infanzia (UONPIA). Per non parlare della circostanza che il piano di prevenzione e gestione delle crisi comportamentali a scuola è un tema prioritario nel piano di formazione del personale scolastico di cui alla Legge 107/2015 e non solo quello, rappresentando, indubbiamente, un tema prioritario per la contrattazione integrativa di istituto e un tema prioritario nei rapporti con le aziende sanitarie, i Consultori e i Servizi Sociali.

Il piano di prevenzione e gestione delle crisi comportamentali a scuola e le sue applicazioni sul singolo alunno

Il piano di prevenzione e gestione delle crisi comportamentali a scuola rappresenta una parte del PEI o del PDP in cui si individuano sia i percorsi per la prevenzione sia quelli per la gestione delle crisi. Qualora un alunno abbia una certificazione di ADHD, disturbi di condotta e/o disabilità tali da comportare crisi comportamentali, si valuterà caso per caso, in accordo con la famiglia, i docenti e l’equipe di riferimento, se applicare il Piano in tutte le sue parti.

La programmazione della classe e il Piano di prevenzione e gestione delle crisi comportamentali a scuola

Il Piano di prevenzione e gestione delle crisi comportamentali a scuola, in riferimento alla programmazione di classe, rappresenta un percorso di consapevolezza in ordine sia alla prevenzione delle crisi sia alle modalità di comportamento durante le crisi . Inoltre, rappresenta lo strumento attraverso il quale si individuano le modalità di organizzazione della classe e di metodi di insegnamento che consentano a tutti gli alunni di sviluppare identità positive, convincimento delle proprie capacità, senso di significatività per gli altri, abilità comunicative e relazionali, capacità scolastiche, sviluppo dei talenti individuali, capacità di lavorare in gruppo, solidarietà, empatia.

Il Patto di corresponsabilità educativa

Il Patto di corresponsabilità educativa dovrebbe comprendere gli accordi tra scuola, famiglia ed allievi (se di età adeguata) su:

  • Impegno delle parti a collaborare alla stesura e all’attuazione del Piano di prevenzione e di gestione delle crisi comportamentali per gli allievi che ne abbiano necessità.
  • Impegno a comunicare in modo proattivo, senza fomentare tensioni, senza lasciare spazio a colpevolizzazioni e recriminazioni.
  • Impegno degli adulti a non disconfermare in alcun caso gli altri adulti davanti all’alunno (né la famiglia verso la scuola né la scuola verso la famiglia).
  • Impegno degli adulti a non definire mai in modo negativo l’alunno problematico.

Cosa deve prevedere il “Piano” per la prevenzione e la gestione delle crisi comportamentali a scuola

Il Piano deve essere essenzialmente centrato sul singolo alunno, pur coinvolgendo tutta la classe e la comunità scolastica in genere. Tale Piano deve essere costituito da molteplici aspetti, tra i quali emergono come più rilevanti:

  • Individuazione delle abilità/capacità che sono carenti nell’alunno (ad esempio: capacità di comunicazione, di self-control, di attendere il turno o il momento adatto, tolleranza alla frustrazione, etc.) e attivazioni di percorsi didattici per insegnarle.
  • Insegnamento di comportamenti sostitutivi a quelli negativi.
  • Osservazione e valutazione funzionale (cosa fa l’alunno per quali fini)
  • Individuazione, programmazione e attuazione di interventi proattivi per l’alunno e per la classe (costruzione del sentimento positivo di se stessi e degli altri, costruzione di gruppi inclusivi, sviluppo delle potenzialità e delle caratteristiche individuali, rispetto e amicizia, attività peer to peer, …)
  • Individuazione di un nucleo chiaro ed essenziale di regole adatte al livello di ciascun ragazzo in difficoltà (non sempre le regole devono essere uguali per tutti)
  • Individuazione e attivazione di un efficace sistema di rinforzi dei comportamenti positivi.
  • Individuazione di modifiche da apportare nella strutturazione dei tempi, degli spazi e delle attività scolastiche, in modo da diminuire le tensioni, creare momenti di scarico delle tensioni, creare un ambiente friendly.
  • Valutare la necessità da parte dell’alunno di trovarsi in situazioni ben organizzate e preventivabili (routine delle attività).
  • Valutare l’utilità di strumenti quali la token economy o i contratti educativi.
  • Riflessione dei singoli docenti e del consiglio di classe sugli stili relazionali, comunicativi, e di insegnamento adottati in classe e individuazione di stili maggiormente inclusivi e autorevoli.

“Esempi di crisi comportamentali e tipologie di interventi”

In allegato una brillante tabella contenente esaustivi “Esempi di crisi comportamentali e tipologie di interventi” allegati, in maniera molto pertinente al “Piano generale dell’istituzione scolastica” dell’Istituto Comprensivo “Lorenzo Lotto” di Jesi diretto, con spiccate qualità manageriali, dal DS Prof.ssa Sabrina Valentini. In tale documento, come nel resto del Piano che abbiamo richiamato nell’articolo, sono riassunti gli aspetti che costituiscono il Piano di prevenzione e di gestione delle crisi comportamentali, riferito all’intera istituzione scolastica.

18.10.2023 – ALLEGATO – Esempi di crisi comportamentali (1)

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