Piano di gestione delle diversità, cos’è: un esempio di regolamento

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Con il DGR 530/2008 la Regione Toscana, caso davvero esemplare in questo senso, ha previsto chiaramente la preparazione, da parte delle scuole (di ogni ordine e grado, e, dunque: scuola dell’infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado), di un Piano di gestione delle diversità da realizzare per ciascun quadrimestre in ciascuna classe ed in ogni scuola. Un piano molto vicino al Piano Inclusione ma che di fatto continua a rappresentare un importante espediente per misurare la gestione delle diversità in una modalità, vedremo, diversa e complementare a quella che utilizzano le scuole realizzando il PI.

Le criticità e gli obiettivi

Il Piano di gestione delle diversità dovrà accertare se nell’istituto esistono criticità e dovrà individuare gli obiettivi di sviluppo interculturale attinenti all’ambito scolastico e sociale in cui l’istituzione scolastica opera; delimitare le modalità di intervento, le azioni ed i meccanismi da attuare per una management cosciente e intenzionale della ricchezza interculturale della scuola.

La valutazione dell’efficacia delle misure impiegate

Il Piano di gestione delle diversità deve, altresì, comprendere una valutazione dell’efficacia delle misure impiegate nel periodo precedente a quello preso in considerazione, in relazione a possibili manifestazioni di intolleranza rivelate nella scuola.

Lo strumento di pianificazione e monitoraggio

Il Piano di Gestione delle Diversità è, dunque, a buona ragione, da considerare come strumento di pianificazione e monitoraggio che vuole riportare ad un unico processo gestionale le differenti azioni svolte da ogni scuola proprio nell’area dell’educazione interculturale considerata sia come capace di integrare gli alunni stranieri, sia come scambievolezza tra individui e culture all’interno della comunità scolastica e tra la comunità scolastica, la comunità ed il territorio di riferimento

Il piano di gestione delle diversità: riferimenti normativi

L’elaborazione del piano – sottolinea nel PGD l’istituto Comprensivo Massa 3 di Massa (MS) diretto con particolare competenza dal Dirigente Scolastico la dott.ssa Alessandra Valsega – ha preso avvio avendo come riferimento le normative ministeriali (Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica; Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013 “Strumenti di intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica; Nota Ministeriale 17 maggio 2018 “L’autonomia Scolastica quale fondamento per il successo formativo di ognuno”; “Indicazioni nazionali e nuovi scenari” documento elaborato dal Comitato scientifico per l’attuazione delle Indicazioni nazionali e il miglioramento continuo dell’insegnamento di cui al D.M. 1/8/2017, n. 537, integrato con D.M. 16/11/2017, n. 910) e regionali che invitano a predisporre azioni consapevoli tese a promuovere un’educazione alla tolleranza e all’inclusione, a partire dai principi dell’interculturalità.

Con il DGR 530/2008 la Regione Toscana, dicevamo, prevede espressamente la predisposizione, da parte degli Istituti Scolastici, di un Piano di gestione delle diversità.

Perché questo documento

Nelle intenzioni della Regione Toscana, come si legge nel PGD l’istituto Comprensivo Massa 3 di Massa (MS) diretto con particolare competenza dal Dirigente Scolastico la dott.ssa Alessandra Valsega, il Piano si configura come uno strumento utile alla realizzazione dei principi democratici che sono alle fondamenta della Costituzione italiana e della dichiarazione dei diritti dell’uomo, oltre che, naturalmente, uno strumento di prevenzione del razzismo.

Possiamo concepire il Piano di Gestione delle Diversità come uno strumento di pianificazione e monitoraggio che intende ricondurre ad un unico processo gestionale le diverse azioni svolte dai tre ordini di scuola: Infanzia, Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado.

L’educazione interculturale

L’educazione interculturale – si precisa nel PGD l’istituto Comprensivo Massa 3 di Massa (MS) – viene intesa sia come integrazione degli alunni stranieri, sia come interazione tra persone e culture all’interno della comunità scolastica e tra la comunità scolastica e il territorio, ”per una scuola antirazzista e dell’inclusione”.

Questo documento nasce con l’obiettivo di costruire delle procedure e degli strumenti idonei alla realizzazione di una scuola inclusiva con particolare riferimento alla valorizzazione delle risorse interculturali nel gruppo classe nella prospettiva dello sviluppo di competenze per la cittadinanza attiva e la sostenibilità.

Non sono le comunità che costruiscono le persone, ma le persone che formano le comunità. Le persone abitano molte comunità, identità e culture nello stesso tempo, e si spostano da una all’altra identificazione a seconda dei propri bisogni. Non le comunità ma le persone sono titolari dei diritti di libertà e di uguaglianza (Giuseppe Mantovani).

Dall’identità alla diversità, dal problema alla risorsa

L’identità è unica e ci rende diversi da tutte le altre persone. Per essere riconoscibili, abbiamo bisogno di guardare le nostre appartenenze tutte insieme, senza pensare che una in particolare prevalga sulle altre. Esattamente come nella carta d’identità, per essere davvero certi di essere identificabili non è sufficiente guardare all’aspetto fisico, oppure il nome, il cognome, il luogo di nascita, ecc. Occorre tener conto dell’insieme – unico – di tutti gli elementi. Perché ciascun essere umano è diverso, e non perché appartiene a un gruppo piuttosto che a un altro: ciascuno è diverso in quanto è unico, insostituibile, impossibile da confondere con un altro. La diversità è dunque un fatto costitutivo e fondativo dell’identità stessa e, prima di essere un problema, rappresenta una risorsa fondamentale. Questa idea di diversità come risorsa – si precisa nel PGD l’istituto Comprensivo Massa 3 di Massa (MS) – si scontra nella pratica quotidiana con alcune abitudini mentali. Occorre dunque, al fine di superare questa concezione negativa della diversità come problema assumere una visione nuova, centrata non tanto sull’appartenenza a una comunità quanto sull’identità come risultato della diversità, e sulla diversità come risorsa per la comunità stessa. L’idea stessa del Piano di Gestione delle Diversità – si continua a leggere nel Piano – si fonda su una concezione positiva della diversità (di genere, di età, di lingua, di cittadinanza, di cultura…) intesa come una potenzialità da mettere a frutto intenzionalmente e consapevolmente all’interno delle organizzazioni, al cui interno l’eterogeneità è preferibile all’omogeneità, l’inclusione all’esclusione.

La mappatura delle risorse interculturali

Per “risorse interculturali” si intende, dunque, in estrema sintesi, quel nucleo di competenze, di conoscenze in grado di favorire l’interazione tra culture all’interno della comunità scolastica: competenze linguistiche nella madrelingua non italiana; competenze sociali; espressione culturale.

L’identificazione delle risorse è un’attività complessa che richiede la partecipazione attiva del personale della scuola, chiamato a individuare e a classificare le risorse secondo categorie definite a livello di istituzione scolastica, oppure di rete di scuole o di diversi attori di un territorio.

Situazione attuale dell’istituto

  • Analisi del contesto e dei bisogni
  • Numero di alunni stranieri
  • Statistiche alunni stranieri anni precedenti
  • Numero di alunni stranieri “previsti”, in base ai flussi degli anni precedenti
  • Lingue di origine parlate e scritte (tipologie alfabetica/sillabica/ideografica)
  • provenienza (cittadinanza e lingua madre)
  • tempo di permanenza in Italia
  • nazionalità dei genitori (stessa nazionalità o diversa)
  • livello di conoscenza della lingua italiana degli alunni e degli adulti di riferimento
  • conoscenze linguistiche nella lingua madre e di L2
  • Grado di scolarizzazione nella lingua madre ed eventuale L2
  • appartenenza religiosa e/o culturale per superare problemi legati alla differenza di genere
  • Informazioni che arrivano dagli enti locali
  • informazioni e/o richieste da parte delle ASL
  • Informazioni sul contesto familiare: Lingua parlata in famiglia

Tipologia di lavoro dei familiari (le assenze degli alunni sono legate alle caratteristiche e alla stagionalità del lavoro dei familiari. Alcuni si assentano per mesi perché ritornano con la famiglia nel paese di origine).

Località di residenza (paese/città): questo dato influisce sia sulle possibilità di integrazione (più elevate per i nuclei familiari nei paesi, meno elevate in città dove spesso risiedono donne straniere sole con i figli), sia sulle possibilità di spostamento dei ragazzi/delle ragazze per prendere parte adattività comuni (più facili in città meno in campagna con conseguente isolamento)

Principali criticità che si devono affrontare rispetto alla questione delle Diversità

  • Le principali criticità che si riscontrano all’interno del nostro Istituto Comprensivo sono le seguenti:
  • Formazione dei docenti
  • Buone pratiche non condivise a livello di istituto, con la conseguenza che le attività, anche quando eccellenti, rischiano di restare esperienze isolate e affidate alla buona volontà dei singoli.
  • Scarsità di documentazione di tali esperienze, di cui pertanto, la scuola rischia di perdere memoria.
  • Difficoltà di comunicazione tra gli operatori della scuola.
  • Difficoltà legate al turn over scolastico (scarsa informazione ed accoglienza nei confronti di nuove figure e /o scarso coinvolgimento delle stesse).
  • Coinvolgimento sporadico delle famiglie, che non hanno una conoscenza completa delle iniziative e pratiche scolastiche.

Documentazione e diffusione delle attività svolte

L’articolazione del PGD ha lo scopo di promuovere e sostenere un piano di gestione delle diversità nelle scuole che non sono state ancora coinvolte o nelle scuole il cui coinvolgimento è stato parziale e limitato, ma che tuttavia intendono far parte di questo progetto complessivo.

Il Piano, data la sua tipologia e la sua complessità, deve prevedere azioni a lungo termine.

Abbiamo però individuato, tra le nostre, si legge nel PGD l’istituto Comprensivo Massa 3 di Massa (MS), anche azioni sviluppabili in un ciclo scolastico e/o in un anno, che verranno monitorate con modalità tali da permettere così che la documentazione, i risultati e gli stili di lavoro utilizzati vengano estesi al resto dell‘Istituto e producano una ricaduta positiva. La documentazione dovrà rendere l’esperienza una pratica riproducibile, grazie alla produzione di materiale che potrà essere visionato sia nell’area riservata che in quella pubblica del sito Internet dell’Istituto.

Piano di gestione delle diversita 2021-22

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