Permettere agli allievi di fissare da soli o a gruppi i loro obiettivi di apprendimento aiuta e migliora l’apprendimento – un passo nell’edu-didattica

Fare fissare obiettivi di apprendimento precisi permette agli scolari di accelerare l’apprendimento e migliorare il benessere a scuola; siamo nel campo dell’edu-didattica.
Svolgere queste attività edu-didattiche con gli allievi migliora inoltre la relazione e aiuta nella la gestione della classe.
Se i nostri scolari fissano degli obiettivi, non significa però che li raggiungeranno facilmente. Quando e come ha senso lavorare con obiettivi propri?
Finalità del fissare obiettivi propri
Fare fissare propri obiettivi di apprendimento all’allievo ha per lui diverse finalità
- Permette di raggiungere prima i propri obiettivi didattici
- Permette di conoscersi meglio
- Permette di conoscere meglio i compagni
- Rafforza il suo senso di autoefficacia (Bandura, 2000 ; Ehremberg, Cox e Koopman, 1991).
· Permette di partecipare al processo decisionale e sviluppare autonomia
- Permette di essere attivi
- Permette di sperimentare emozioni positive
- Lo sostiene nel superare gli ostacoli e lo rafforza nell’affrontare gli errori promuovendo la tolleranza per i propri fallimenti
- Permette di pianificare e pensare in modo progettuale e sincretico.
Anche con queste strategie la scuola va, Link, verso la “Scuola che apprende” da se stessa, dentro se stessa.
Dare a tali attività un nome che sia attraente
Alcune scuole lo chiamano ” contratto didattico o pedagogico“, ma temiamo che questi termini altisonanti possano scatenare emozioni negative in alcuni dei nostri scolari perché li vivono come termini troppo “amministrativo-scolastici”.
Scegliamo un nome semplice e vicino al loro vissuto.
Un titolo e un percorso
In una scuola elementare, discutendo sul tema, un allievo ha proposto “il mio obiettivo è la mia sfida”.
La maggior parte dei suoi compagni di classe ha pensato che fosse una grande idea e l’ha adottata e insieme hanno scelto di definirla meglio la sfida:
“La scuola a volte non è facile, ma con i miei obiettivi posso migliorare. Una sfida”.
E questo è il titolo di un percorso didattico che ognuno deve percorrere con i suoi tempi e le sue scelte in quella classe.
Fissare un obiettivo e obiettivi intermedi
Gli studenti pensano a un primo obiettivo personale che vorrebbero raggiungere, lo scrivono su un foglio e possono poi suddividere l’obiettivo in obiettivi intermedi.
Tutti gli scolari cercano di suddividere il loro obiettivo in passi intermedi concreti. L’insegnante li sostiene e aiuta.
I criteri importanti per il primo obiettivo intermedio sono:
1. Dovrebbe essere realizzabile in modo rapido, in modo che i nostri scolari sperimentino presto un primo successo. In questo caso, entra in gioco un importante strumento di gestione della classe, cioè “permettere ai nostri studenti di sperimentare la competenza”.
2. Dovrebbe essere descritto in modo così concreto che sia chiaro agli studenti cosa faranno esattamente, ad esempio:
a. “Mi preparerò per la prossima verifica di inglese per due settimane, dal lunedì
al sabato per 10 minuti ogni volta. Ogni giorno annoto sul mio foglio training se l’ho effettivamente fatto. Se non l’ho fatto in un determinato giorno, ne parlo con il mio compagno-tutor o con l’insegnante”.
3. Nel farlo partiamo da situazioni concrete e specifichiamo nel dettaglio a partire da proposte insieme agli allievi. Situazioni concrete ed obiettivi posso essere:
a. “Come affrontare meglio le prove scritte a scuola”specifichiamo
b. “Migliorare nel fare i compiti in mate”specifichiamo
c. “Stare concentrato nei test”specifichiamo gli obiettivi intermedi.
4. Verificare con il docente gli obiettivi intermedi
a. Il docente deve supportare gli scolari e fare in modo che non si pongano obiettivi irrealistici o cerchino di ottenere troppo in una volta sola.
Esempio 1: l’obiettivo non realistico
Luca , un alunno di III media che ha avuto notevoli problemi con la matematica per anni, ha deciso:
“Finalmente voglio prendere buoni voti in matematica”.
Questo desiderio è comprensibile, ma non molto realistico.
Infatti possiamo supporre che Luca abbia notevoli lacune di apprendimento, l’obiettivo è quindi irrealistico, per tale ragione è bene che si ponga obiettivi limitati e circoscritti.
Esempi:
“Voglio migliorare nel fare i compiti a casa di matematica e chiedo aiuto a un compagno tutor quando non riesco in un esercizio dopo 2 o 3 tentativi.”
“Leggo più volte le consegne di un problema e le riscrivo con le mie parole, le mostro al tutor o al docente che mi indica se sono complete e più dettagliate dell’originale.”
Esempio 2: lavoro a gruppi e il Learning Coaching
Alcune classi lavorano con forme attive di learning coaching, qui riprendiamo alcuni aspetti delle teorie sull’autoefficacia di Bandura (Schunk e Zimmerman, 2007).
Informazioni sul tema: Link.
Gli studenti presentano l’un l’altro i loro obiettivi e gli obiettivi intermedi e valutano se sono realistici.
L’insegnante interviene se osserva che qualcuno ha fissato un obiettivo intermedio non realistico con un rinforzo positivo.
“È bello che tu ti sia posto questo obiettivo intermedio, Carla. Ma ad essere onesti, lo trovo molto impegnativo. Che ne dici di iniziare con un obiettivo più semplice prima e continuare con questo obiettivo dopo?”.
Spiegare cosa si ottiene al raggiungimento dei propri obiettivi
Per rendere ancora più concreta l’attività di fissarsi obiettivi dobbiamo portare gli alunni a pensare come si sentirebbero dopo aver raggiunto tali obiettivi e quali potrebbero essere le conseguenze, sul piano emotivo o concreto:
“Mi sento meglio e accettato in classe”,
“I miei genitori sono contenti e mi fanno un regalo”,
“Posso uscire di più con i miei amici”.
Procedura di learning coaching in classe
1. Se i singoli alunni non riescono a pensare a nulla su questo tema, l’insegnante e i compagni di classe possono sostenerli e portare le loro idee, learning coaching.
2. Un’insegnante di secondaria di primo grado mi ha raccontato:
“L’altro giorno, uno scolaro che aveva l’obiettivo di fare i compiti regolarmente mi ha detto in classe: mi sento meglio quando ho fatto i miei compiti. Perché a volte, quando non faccio i compiti, mi stressa così tanto che non riesco a dormire bene la notte; ora dormo”.
3. Allora l’insegnante ha chiesto alla classe:
“Potrebbe essere lo stesso per voi?
Vi sentireste meglio se riusciste a fare i vostri compiti regolarmente?
Se fate i compiti con impegno i genitori ti fanno uscire più spesso ad esempio?”.
Anche con queste strategie la scuola va, Link, verso la “Scuola che apprende” da se stessa, dentro se stessa.