Permessi legge n.104/92. Conseguenze se il permesso non è sfruttato per assistere il disabile
I benefici previsti dalla legge n. 104/1992, per chi assiste un parente o affine disabile in situazione di gravità, cominciano a gravare pesantemente, allorquando si tratta di abusi, come rivelato da diverse inchieste dell'Inps, sui bilanci delle aziende pubbliche e private.
I benefici previsti dalla legge n. 104/1992, per chi assiste un parente o affine disabile in situazione di gravità, cominciano a gravare pesantemente, allorquando si tratta di abusi, come rivelato da diverse inchieste dell'Inps, sui bilanci delle aziende pubbliche e private.
L'INPS stima che il totale delle assenze immotivate costi allo Stato circa 400 milioni l'anno, di cui un terzo imputabili ai permessi previsti dalla sudddetta legge.
La legge n.104/92 prevede, per chi assiste un disabile in situazione di gravità, tre giorni al mese di permesso retribuito.
Si tratta, senza dubbio, di una legge di grande civiltà, tuttavia se ne contestano gli abusi, nei confronti dei quali i controlli sono pochi e difficili da attuare.
Com'è possibile controllare, se i permessi concessi sono realmente sfruttati per assistere i disabili?
A tale domanda ha fornito una risposta, sulle pagine di Panorama, Vincenzo Farnese, amministratore delegato di Axerta, azienda che si occupa di frodi aziendali.
La Cassazione, afferma Farnese, ha stabilito che i permessi concessi per assistere i disabili, qualora non vengano sfruttati a tal fine, si possono considerare come danno patrimoniale all'impresa o alla pubblica amministrazione.
Per provare quanto suddetto, ovvero che il permesso è sfruttato per altro e non per assistere il disabile, e quindi produrre prove in tribunale, queste ultime devono essere raccolte al di fuori del posto di lavoro, verificando le coincidenze orarie ed eliminando da filmati e video tutto ciò che attiene alla privacy. Qualora il materiale raccolto sia inequivocabile, scatta il licenziamento per giusta causa.
Certo, le indagini per provare se l'assenza sia giustificata o meno, relativamente ai summenzionati permessi, non sono per niente facili da svolgere nel caso di amministrazioni pubbliche sia per i costi che per le modalità tramite le quali attuarle.
Il problema, leggiamo ancora su Panorama, è maggiore nell'ambito del settore pubblico, dove gli illeciti sono il doppio, a detta della Corte dei Conti, rispetto al settore privato.
Il MIUR ha avviato nell'anno scolastico 2014/15 un'indagine relativa ai permessi concessi ai sensi della suddetta legge, la cui conclusione, considerato che i dati devono transitare dalle scuole agli uffici scolastici provinciali, da questi agli Uffici regionali e, infine, al Ministero non avverrà a breve termine.