09. Donne e mafia
09. Donne e mafia
La partecipazione delle donne nelle organizzazioni mafiose ha assunto negli ultimi anni una connotazione sempre più di partecipazione sostanziale che di esclusione formale. Il ruolo negli affari della famiglia è diventato più attivo svolgendo compiti criminali in prima persona, una sorta di “madrine”, o anche di “supplenti” nei casi in cui il marito fosse in carcere o latitante oppure defunto. Oltre a queste azioni i compiti sono di assistenza ai latitanti, custodia (armi, denaro, droga), comunicazione, mantenimento dei contatti, acquisizione di informazioni e trasmissione di messaggi.
Tra le funzioni delle donne si evidenzia la trasmissione del codice culturale mafioso come la famiglia, l’onore, la subordinazione all’autorità maschile, la vendetta, l’impunità. A fronte di questo però molte donne hanno collaborato con la giustizia in una sorta di modello “emancipativo” allontanandosi dall’illegalità con coraggio e determinazione innescando percorsi di profonda trasformazione della cultura mafiosa per rimuovere il muro dell’omertà più note come “madri-coraggio”. Tra le tante si ricorda Serafina Battaglia, detta “la vedova della lupara”, alla quale la mafia uccise marito e figlio che i parenti, abbandonandola, definirono “pazza”, ma che denunciò nel 1964 sul giornale “L’Ora” all’allora giornalista Tullio De Mauro (linguista, accademico e Ministro dell’Istruzione, al quale la mafia uccise il fratello Mauro) quanto segue: “Mio marito era un mafioso e nel suo negozio si radunavano spesso i mafiosi di Alcamo. Parlavano, discutevano e io perciò li conoscevo uno ad uno. So quello che valgono, quanto pesano, che cosa hanno fatto. Mio marito poi mi confidava tutto e perciò io so tutto. Se le donne dei morti ammazzati si decidessero a parlare così come faccio io, non per odio o per vendetta ma per sete di giustizia, la mafia in Sicilia non esisterebbe più da un pezzo… I mafiosi sono pupi. Fanno gli spavaldi solo con chi ha paura di loro, ma se si ha il coraggio di attaccarli e demolirli diventano vigliacchi. Non sono uomini d’onore ma pezze da piedi”.
