Italiano 1
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Istituzioni italiane
Le parole nella Costituzione
“La Carta del 1947 è stata costruita con l’uso di 1.357 vocaboli dell’uso comune – sono 9.369 parole – e tra questi ce ne sono 1.302, in particolare, che appartengono al vocabolario di base dei cittadini italiani, addirittura del 1946. Si è anche rinunciato all’uso, per esempio, dei congiuntivi, dell’eleganza dei congiuntivi, e si è preferito l’indicativo. Non ci sono periodi che superano le venti parole, tranne che nelle disposizioni transitorie e finali. Normalmente stiamo sulle 19 parole. In altri termini, il cittadino italiano è in grado di leggere e di capire la Costituzione italiana, anche se fosse di media o inferiore cultura. Ora, è ben noto che quel testo fu sottoposto all’esame di persone che di lingua italiana ne capivano. Ci fu un esame da parte di Concetto Marchesi; ci fu pure uno scrittore che fu appositamente incaricato di questo lavoro ed abbiamo avuto quel testo che, ripeto, è un testo democratico che è comprensibile” (intervento del deputato Sannicandro, nel resoconto stenografico della seduta fiume della Camera dell’11 febbraio 2015 e seguenti giorni solari, pagina 633).
Istituzioni europee
Il Manifesto di Ventotene
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi sono due italiani che scrissero un libro nel 1941, durante il loro confino come oppositori del regime fascista nell’isola di Ventotene (LT), comunemente noto come “Manifesto di Ventotene” intitolato “Per un’Europa libera e unita. Progetto di un manifesto” divenuto in seguito vero e proprio testo fondante dell’Unione europea.
Nei suoi quattro capitoli infatti gli autori auspicano una ideologia europeista basata più che sulla burocrazia o tecnocrazia sui valori di libertà, uguaglianza, giustizia, indipendenza, solidarietà, convivenza civile, sovranità dei paesi che contraddistinguono il “vecchio continente” nelle sue radici ed anima comune. Ancora oggi ed a maggior ragione questi princìpi sono attuali alla luce della distanza che i cittadini europei avvertono nei confronti delle loro istituzioni e delle problematiche legate alla sovranità, sicurezza e convivenza che rischiano di minare quanto di effettiva pace e benessere l’Europa ha sapientemente costruito negli ultimi decenni.
Organismi internazionali
Unesco
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (in inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) è stata istituita nel 1946 a Parigi subito dopo la fine delle atrocità seconda guerra mondiale, con la seguente affermazione di principio: “I Governi degli Stati membri della presente Convenzione, in nome dei loro popoli, dichiarano: che, poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che devono essere poste le difese della pace”. L’UNESCO nasce dunque dalla consapevolezza che i soli accordi politici non bastano per costruire una pace duratura, ma che questa debba essere costruita sull’educazione, la scienza, la cultura e la collaborazione fra nazioni, al fine di assicurare il rispetto dei diritti universali dell’uomo di giustizia e delle libertà fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione. Per questi motivi l’UNESCO promuove l’educazione e l’istruzione di qualità per i giovani, costruisce la comprensione interculturale attraverso la protezione e salvaguardia di siti di eccezionale bellezza e valore per l’intera umanità, persegue la cooperazione scientifica tra le nazioni, tutela il patrimonio culturale e naturale e protegge la libertà di espressione come condizione per garantire la democrazia, lo sviluppo e la dignità umana. L’UNESCO individua e protegge, già dal 1972, siti denominati “Patrimonio dell’Umanità“ per la loro rilevanza mondiale perché di bellezza unica, irripetibile e universale valida per tutti e comprensibile da chiunque, non solo per il territorio locale, ma per tutti gli abitanti del pianeta che tutela e preserva dalla incuria, le avversità naturali o i conflitti umani.
Agenda 2030
Goal 4. Istruzione di qualità
Nelson Mandela disse che “l’istruzione è l’arma più potente che si può utilizzare per cambiare il mondo”. Questo Obiettivo dell’Agenda 2030 è dunque uno dei più importanti per cambiare le sorti del pianeta per i prossimi anni. L’istruzione permette di avere gli strumenti per progredire socialmente, lavorare, raggiungere i propri traguardi, migliorare sé stessi, aprire la mente, esporre le nostre idee e la conoscenza alimentando prosperità e garantendo la libertà di fare le scelte che desideriamo per un futuro migliore. Chi è istruito può fare cose nuove rispetto alle precedenti generazioni. La scuola serve certamente per apprendere nozioni e acquisire competenze, ma ha anche un aspetto di relazione o sociale di cui si deve tenere conto. La scuola deve insegnare a “come pensare” più che al “cosa pensare”, fornendo elementi per saper organizzare il proprio sapere e riutilizzarlo nel corso della vita. L’Italia però è purtroppo tra i paesi dell’Unione europea che investono meno nell’istruzione perché impegna solo circa il 4% del PIL causando così fenomeni quale la “dispersione scolastica” (coloro che non completano gli studi d’obbligo e potenziali “Neet”) o la “fuga di cervelli” (ricercatori e scienziati che vanno all’estero). Nell’ultimo secolo grandi passi avanti sono stati fatti per aumentare il grado di istruzione della popolazione soprattutto in Italia che ha abbattuto il proprio tasso di analfabetismo totale in cui viveva metà della nostra popolazione nel primo ‘900. Oggi però esiste un nuovo tipo di analfabetismo che è detto “funzionale” (o illeteratismo) che può sfociare anche in atteggiamenti da webete. Esistono classificazioni scientifiche (ISCED) per misurare il livello di istruzione elaborate da organismi internazionali (OCSE) che purtroppo vedono spesso l’Italia in basse posizioni di classifica in diversi parametri. L’istruzione deve essere accessibile a tutti senza “lasciare indietro nessuno” come, per motivi di infrastruttura o logistici, è accaduto a macchia di leopardo in tutta Italia e per ogni grado scolastico, durante il lockdown dovuto alla pandemia del 2020. L’istruzione è intesa anche come forma di apprendimento permanente (in inglese Lifelong Learning) durante tutto l’arco della vita perché, come diceva Eduardo De Filippo, “gli esami non finiscono mai”.
Cittadinanza digitale
Comunicare “bene”.
Nella comunicazione, le uniche cose che contano sono due: come il messaggio arriva ai destinatari e quali effetti provoca. Presupposto di questo ovviamente è il messaggio stesso che deve sempre essere (scritto o audio) ben formulato, facendo attenzione a tutti gli aspetti relativi sia alla forma sia alla sostanza. Le buone intenzioni, no! In pratica c’è una sola regola da seguire: prima di scrivere un post, commentare i post degli altri, scrivere qualcosa in una chat di gruppo, mettere (o non mettere) un “Mi piace”, riflettiamo sulle conseguenze. Capiranno o no? Saranno contenti o no? È questa la differenza tra un buon comunicatore e chi si lamenta in continuazione che nessuno lo capisce e nessuno gli dà retta! Qui di seguito il Manifesto della comunicazione non ostile