Filosofia

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Filosofia

Agenda 2030

Goal 3. Salute e benessere

Goal 3

Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer disse che “La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente”. Questo aforisma sintetizza l’importanza dell’Obiettivo 3 che indica una priorità assoluta da garantire a tutti gli esseri quali la salute individuale, ma intesa anche come “bene comune”, ed il benessere. La salute va custodita e preservata da ciascuno con la massima cura ed attenzione, ma questo non sempre può bastare. In molti casi non si è autosufficienti nel salvaguardare la salute come nei casi di bambini, malati o anziani. La copertura sanitaria deve dunque diventare un diritto e un obbligo per i governi da garantire a tutti (LEA) consentendo accesso a medicinali di base e vaccini. Molti paesi del mondo, anche tra i più evoluti ed economicamente sviluppati, non prevedono assistenza sanitaria pubblica lasciando alle capacità economiche individuali la possibilità di avere assistenza sanitaria in caso di bisogno. La salute ed il benessere sono beni irrinunciabili e per i quali c’è necessità di accordi e politiche comuni in un mondo sempre più globalizzato. Si tratta di problematiche da affrontare collettivamente a livello mondiale (ebola, AIDS, malaria). Esistono ancora grandi disuguaglianze nel mondo, così come nel nostro paese, all’accesso ai servizi per la salute: classi povere, extracomunitari, minori, disabili o semplicemente di genere se si pensa alla necessità delle donne di assistenza nell’ambito della violenza intrafamiliare o di accompagnamento pre e post parto. Per questo Obiettivo molto possono fare anche le nuove tecnologie permettendo teleconsulti o digitalizzazione della sanità. L’Italia già nella sua Costituzione, prima in Europa, riconosce la salute come “diritto inviolabile e assoluto” per tutti (Art. 32) garantendo dal 1978 un Sistema Sanitario Nazionale (SSN) a carattere universale e gratuito finanziato con le risorse della fiscalità generale.

Cittadinanza digitale

Iscrizioni, registrazioni, privacy, cookies.

Non diffondiamo pubblicamente dati sensibili nostri o di altri. Per fare un esempio, non è una bella idea scrivere nel nostro profilo social “Oggi, invece di andare a scuola sono andato al mare con Giuseppe, Nadia e Antonella” e nemmeno “Oggi il prof di italiano non è venuto perché ha avuto un incidente”. Difendiamoci dai cookies, che sono piccoli file di dati che i siti scaricano sul nostro computer. Alcuni cookies sono necessari per il funzionamento del sito, ma gli altri? È questo il punto: di solito non lo sappiamo. La norma obbliga tutti i siti a chiedere il consenso e a dare informazioni aggiuntive, ma molti lo fanno con messaggi vaghi e lacunosi e chiedono consensi impliciti (cioè “se continui a usare questo sito vuol dire che sei d’accordo”). Ma c’è sempre un pulsante o una frase su cui cliccare per saperne di più: facendolo, scopriamo spesso che questi cookie possono essere usati da “terze parti” con finalità di profilazione, pubblicità, marketing. Meglio dire di “no” tutte le volte che il cookie non è necessario. Gestiamo con consapevolezza le autorizzazioni e i criteri di privacy dei social network. In tutti i social network ci sono impostazioni di privacy, molto articolate e a volte non semplici da capire. Vale la pena di studiarle con calma per decidere chi può vedere i nostri post, chi può commentarli e molto altro. Facciamo attenzione ai sondaggi, ai quiz e agli altri giochini proposti dai social network. Si presentano come passatempi divertenti, che ci aiutano a capire “Qual è il tuo animale preferito” o “Chi eri al tempo degli Egizi”. Spesso i nostri amici li usano e postano inviti ammiccanti. Ma chiediamoci sempre: perché qualcuno dovrebbe mettere un giochino gratis? È forse questa l’economia del dono? La risposta è una sola: lo fanno per acquisire i nostri dati personali e sensibili e usarli per i loro fini. Non scarichiamo app che chiedono l’autorizzazione ad accedere a dati che non sono necessari, né quelle che possono inviare chissà dove dati sensibili. Non accediamo a siti attraverso il profilo Facebook, Google o altri. In questo modo evitiamo che i due sistemi si scambino i nostri dati. Usiamo i sistemi di protezione del browser, che consentono di bloccare i cookie di profilazione e, a volte, di navigare con modalità “anonima” senza seminare dati personali.

Diritto del lavoro

Diritti e doveri nel mondo del lavoro

l Diritto del lavoro è l’insieme delle norme che regolano e disciplinano il rapporto di lavoro e che tutelano il lavoratore sotto il profilo economico nonché per gli aspetti riguardanti la sua persona, la libertà e la dignità. Il tema lavoro è tra i principi fondanti la Repubblica dello Stato italiano (art. 1 Cost. “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”). L’art 35 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni…”. Il lavoro è quindi considerato dalla Costituzione come elemento fondante la Repubblica in quanto strumento indispensabile per la crescita dello Stato e la promozione sociale dell’individuo. Sotto il profilo soggettivo è al contempo un diritto, ma anche un dovere e viene riconosciuta e garantita la tutela per ogni tipo di lavoro, da quello autonomo a quello subordinato, da quello imprenditoriale, artigianale a quello intellettuale, artistico o professionale. La materia lavoristica che trova i principi tracciati nel dettato costituzionale è declinata nel Codice Civile (libro quinto) e in moltissime leggi speciali in quanto, nel corso dei decenni, il mondo del lavoro è stato interessato da molteplici trasformazioni dovute alla influenza di fattori politici, economici e sociali.

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