7. Traffico illecito beni culturali
7. Traffico illecito beni culturali
l patrimonio culturale tangibile – i monumenti, i siti e gli oggetti – è messo continuamente in pericolo dovunque nel mondo, con gravissime perdite per l’umanità intera. I beni sono oggi sotto la minaccia, soprattutto, di violente ondate di persecuzioni etniche e culturali e di saccheggi per profitto. Se è vero che il patrimonio culturale di ogni popolo rappresenta l’essenza stessa del popolo che l’ha prodotto, si capisce perché forme estreme di pulizia etnica non colpiscano solo le comunità umane, ma anche i loro beni culturali. Ricordiamo tutti, a questo proposito, la distruzione nel 2015 e 2016, durante l’occupazione dell’antica città di Palmira, in Siria, da parte delle truppe dell’Isis (il sedicente Stato Islamico), di importantissimi reperti, come le colonne della Valle delle Tombe, il Tempio di Baalshamin, il portico del Tempio di Bel e l’Arco di Trionfo, dichiarati nel 1980 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Nell’età della globalizzazione, il patrimonio culturale ci aiuta a rammentare come le differenze culturali siano un bene prezioso da coltivare e da proteggere, anziché un ostacolo da abbattere, e la comprensione della diversità sia fondamento di rispetto reciproco e di dialogo interculturale.

I saccheggi, in modo particolare nelle aree archeologiche, costituiscono un altro grave pericolo per l’incolumità del patrimonio. I furti vengono compiuti o commissionati non solo per finanziare, con i proventi delle vendite illecite, le attività di estremisti e terroristi, ma anche per profitto. Infatti, le richieste crescenti di oggetti e manufatti da parte di collezionisti privati senza scrupoli e il conseguente aumento dei prezzi ha incoraggiato in modo esponenziale questo fenomeno, con gravissime conseguenze. I saccheggiatori, sotto la spinta del guadagno, agiscono indiscriminatamente, strappando dai siti beni di ogni genere, che vengono immessi sul mercato, senza gli indispensabili riferimenti alla provenienza. I saccheggi sono ormai un problema mondiale, che affligge nazioni ricche e povere. Anche l’Italia, per la ricchezza del suo patrimonio archeologico, è soggetta da tempo immemorabile a questo fenomeno.
Il nostro paese, per effetto di questi traffici illeciti, è stato privato di beni importanti, finiti anche nelle vetrine di musei esteri. La legislazione internazionale riguardante la tutela e la circolazione dei beni culturali, compresa la restituzione di quelli sottratti, è molto complessa, per questo non l’affronteremo qui. Ci basti ricordare, perciò, che grazie alla cooperazione fra Stati, l’Italia ha potuto recuperare alcune opere, come nel 2016 la testa in marmo raffigurante l’imperatore Ottaviano Augusto, esposta nel Museo del Parco del Cinquantenario di Bruxelles, e la testa di Ade, trafugata a Morgantina (EN), e acquistata incautamente dal Getty Museum di Los Angeles.
Testo di Licia Landi
tratto dal libro per studenti “Educazione civica a scuola” pubblicato da