9. Animali d’allevamento
9. Animali d’allevamento
Gli animali d’allevamento sono all’origine di molti cibi presenti quotidianamente sulla nostra tavola, anzi il loro consumo è notevolmente aumentato nel giro di pochissimi decenni. Il cambiamento delle abitudini alimentari è in stretta connessione con l’incremento degli allevamenti: a una sempre maggiore richiesta di carne, uova, latte, burro, salami, prosciutti, ha corrisposto l’aumento delle quantità di animali da utilizzare per soddisfare le esigenze dei consumatori. Purtroppo, questo ha significato il progressivo abbandono di metodi di allevamento “umani”: oggi, infatti, è molto raro imbattersi in mucche lasciate a pascolare, greggi di pecore intente a brucare, galline libere di gironzolare a terra e beccare.

Gli animali d’allevamento sono concepiti e trattati come macchine da produzione. Le galline ovaiole, ad esempio, vivono rinchiuse in gabbia strettissime o ammassate in capannoni sempre illuminati. Anatre ed oche sono costrette ad ingerire razioni spropositate di mais per accelerare l’insorgere di una malattia, la steatosi epatica, cioè l’ingrossamento del fegato fino a dieci volte al fine di ottenere il famoso “pâté di fegato d’oca”.
Il 1° gennaio 2004 è una data storica per gli animali d’allevamento: sono entrate in vigore norme importanti a loro favore, scaturite da una direttiva dell’Unione Europea in materia. In Italia sono state introdotte quattro grandi novità nel settore dell’allevamento degli animali:
- è stato vietato l’ingozzamento forzato, il cosiddetto “gavage” di anatre ed oche, per la produzione di foie gras;
- basta con la dolorosa e sistematica spiumatura di volatili vivi per piumini e piumoni;
- niente più allevamenti in box singoli per i vitelli “a carne bianca”.
- obbligo di etichettatura delle uova.
Per quanto riguarda l’alimentazione, la ricerca si muove cercando di rispondere ai fabbisogni specifici
dell’animale, a cui una volta conosciuti, si risponde con una dieta ottimale ottenuta dalla miscela di vari ingredienti, tutti di origine vegetale o, in minima parte, sintetica (le farine animali non sono più
ammesse dopo la crisi mucca pazza). Nell’ultimo decennio del secolo, il mondo delle leggi sulla zootecnia è cambiato grazie a efficaci lotte animaliste e ad una crescente sensibilità collettiva. Ma tuttora, le leggi europee e italiane per la protezione degli animali da reddito tutelano più i profitti del settore zootecnico e la garanzia di bassissimi prezzi. Nessuna direttiva europea né legge italiana
prevede ad esempio il diritto a uno, sia pur minimo, spazio esterno: negli allevamenti intensivi gli animali trascorrono la loro breve vita in spazi ristretti, sovraffollati, con luce artificiale. Tutto ciò è causa di gravi sofferenze, stress, che sfociano in vere e proprie patologie fisiche.