05. Parità di genere
05. Parità di genere
Obiettivo 5 – Parità di genere
Screenshot
La parità di genere è un diritto fondamentale, affermato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (1948) che richiede l’assenza di ostacoli per la pari dignità e uguali condizioni tra uomini e donne nel diritto, nella politica, nella società o nel lavoro. Bisogna distinguere la differenza tra i termini “sesso” e “genere” (gender): il primo riguarda l’aspetto genetico e i caratteri biologici che un individuo possiede alla nascita mentre il secondo è una costruzione culturale che si acquisisce con il tempo. Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa. Le disuguaglianze di genere però sono ancora una realtà molto presente in molti paesi del mondo con un’impossibilità per donne e ragazze di accedere pienamente all’istruzione o ad avere un’uguaglianza di retribuzione sul lavoro (Gender Pay Gap). Un altro aspetto è quello delle varie forme di violenza contro le donne, sia in ambito privato sia pubblico, che si manifestano sotto forma di violenza verbale e fisica (spesso body shaming) e con abusi come lo sfruttamento della prostituzione, matrimoni combinati o mutilazioni e, peggio , femminicidi. In Italia solo il 12% delle donne denuncia violenze o maltrattamenti subiti. La “parità” è una conquista che va cercata e difesa anche nei gesti e situazioni quotidiane (empowerment) affinché il femminismo e l’omofobia non siano relegati a mere manifestazioni che pure hanno la loro giusta importanza (8 marzo). Un recente studio della Banca Mondiale ha evidenziato che soltanto in 6 paesi nel mondo ci sono pari diritti tra uomini e donne: Belgio, Danimarca, Francia, Lettonia, Lussemburgo e Svezia. Saranno sempre le bambine provenienti da realtà più svantaggiate e obbligate al matrimonio precoce che avranno più probabilità di abbandonare gli studi, avere dei figli in giovanissima età, rischiare complicazioni durante il parto ed essere vittime di violenze rispetto alle ragazze ricche che si sposano più tardi che probabilmente utilizzeranno le prime per aiuti domestici non garantendone i diritti lavorativi. Questa serie di eventi aiuta a comprendere perché una bimba nata in povertà difficilmente avrà nel corso di tutta la sua vita gli strumenti per uscirne ed è spesso condannata passivamente ad assistere a un perpetuarsi delle diseguaglianze. Ecco perché la risposta di istituzioni e politica deve valutare le soluzioni in maniera integrata, prevedendo più piani di intervento estendendo la pratica delle quote rosa: una donna che denuncia degli abusi, per esempio, deve poter fare ricorso al sistema giudiziario, vivere in un posto sicuro, accedere a cure mediche e contare su un lavoro dignitoso e pari retribuito (Gender Pay Gap).
Target
5.1 Porre fine, ovunque, a ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e ragazze.
5.2 Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine, sia nella sfera privata che in quella pubblica, compreso il traffico di donne e lo sfruttamento sessuale e di ogni altro tipo.
5.3 Eliminare ogni pratica abusiva come il matrimonio combinato, il fenomeno delle spose bambine e le mutilazioni genitali femminili.
5.4 Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito, fornendo un servizio pubblico, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione di responsabilità condivise all’interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali.
5.5 Garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica.
5.6 Garantire accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti in ambito riproduttivo, come concordato nel Programma d’Azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo e dalla Piattaforma d’Azione di Pechino e dai documenti prodotti nelle successive conferenze.
5.a Avviare riforme per dare alle donne uguali diritti di accesso alle risorse economiche così come alla titolarità e al controllo della terra e altre forme di proprietà, ai servizi finanziari, eredità e risorse naturali, in conformità con le leggi nazionali.
5.b Rafforzare l’utilizzo di tecnologie abilitanti, in particolare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per promuovere l’emancipazione della donna.
5.c Adottare e intensificare una politica sana ed una legislazione applicabile per la promozione della parità di genere e l’emancipazione di tutte le donne e bambine, a tutti i livelli.
Popup
Differenze sociali e di retribuzione
La “parità di genere” nel nostro paese e nel mondo è un obiettivo primario. Nel lavoro è una delle note dolenti: esiste infatti una notevole differenza nelle percentuali di disoccupazione e di retribuzione a parità di mansioni e di grado di istruzione. Nella politica la partecipazione delle donne è limitata, anche se negli ultimi anni, anche grazie a leggi specifiche, si sono fatti notevoli passi in avanti. Nell’istruzione le donne in circa un terzo dei paesi in via di sviluppo non accedono neanche a quella primaria. Le cure mediche non sempre sono garantite e il rischio di morte, in alcuni paesi, resta molto alto durante il parto. La disuguaglianza si manifesta soprattutto a livello sociale con i fenomeni abusivi del matrimonio combinato o delle spose bambine, ma non minore è la disparità nel tempo dedicato ad occupazioni non retribuite che è il triplo rispetto agli uomini nei lavori domestici, di cura dei figli, di approvvigionamento dell’acqua o preparazione dei pasti.
Influencer
Malala Yousafzai è una giovane attivista pakistana che ha sostenuto i diritti delle donne, soprattutto all’istruzione, sopravvivendo ad un attacco talebano sferrato da un’organizzazione violenta contro l’educazione delle donne. Nel 2014 le è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace, la più giovane vincitrice di sempre, per la sua lotta contro la repressione dei bambini ed a favore dell’istruzione femminile. Mentre a Oslo le assegnavano il Premio Nobel per la Pace, Malala era “a scuola, come sempre” a Birmingham.
Keywords
8 marzo: Giornata Internazionale della Donna universalmente celebrata per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui sono state oggetto e sono ancora, in tutte le parti del mondo.
Body shaming: atto di deridere una persona per il suo aspetto fisico o per una particolarità fisica.
Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne (CSW): ogni anno una commissione speciale delle Nazione Unite si riunisce per valutare i progressi nel campo della parità di genere e formulare politiche concrete per il raggiungimento di tale obiettivo.
Empowerment: la conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell’ambito delle relazioni personali sia in quello della vita politica e sociale particolarmente favorito dal movimento femminista da parte delle donne.
Femminicidio: termine tecnico subentrato nell’uso comune al più obsoleto “uxoricidio’ (dal latino “uxor”, moglie) che indica un omicidio, condotte violente o persecutorie commesse da uomini verso il genere femminile considerato oggetto da possedere.
Femminismo: movimento per la conquista per la donna della parità dei diritti nei rapporti civili, economici, giuridici, politici e sociali rispetto all’uomo.
Gender: appartenenza ad uno dei due sessi dal punto di vista culturale e non biologico i cui sostenitori della teoria distinguono tra sesso e genere, il sesso con il quale nasciamo e quello che diventiamo.
Gender Pay Gap: il divario retributivo di genere tra il salario medio annuale tra uomini e donne, a parità di mansioni, è uno dei problemi da affrontare con maggiore urgenza per raggiungere la parità di genere.
Omofobia: paura irrazionale e pregiudizio nei confronti di omosessuali, bisessuali e transessuali (dal greco “homos” e “fobos” cioè “paura dello stesso” intesa come avversione).
Quota rosa: percentuale di quota minima di partecipazione destinata alle donne all’interno di organi politici ed istituzionali sia elettivi sia non.
Testo di Paolo Quadrino
tratto dal libro per studenti “Educazione civica a scuola” pubblicato da