Percorsi abilitanti docenti, a Torino ateneo aggiunge nuovi esami intermedi. Precari protestano: “Corsa a ostacoli, lasciati senza respiro”. La replica: “Nessuna marcia indietro, dobbiamo garantire migliore preparazione possibile”
Il sogno di diventare insegnanti si scontra con una realtà fatta di burocrazia, costi elevati e percorsi ad ostacoli. Un esempio proviene da Torino, dove sono i docenti precari iscritti ai corsi di formazione e abilitazione all’insegnamento dell’Università del capoluogo piemontese, a dover affrontare un iter ancora più complesso rispetto al resto d’Italia.
“Il cammino per l’abilitazione all’insegnamento è un percorso ad ostacoli che lascia noi precari senza respiro, a Torino ancora più arduo rispetto al resto d’Italia”. A parlare, a La Stampa, è Giovanna, docente precaria iscritta all’Università di Torino, che racconta le difficoltà di un percorso già di per sé complesso, reso ancora più arduo dalla decisione dell’ateneo di inserire dei test intermedi oltre all’esame finale.
“Ci troviamo a dover scegliere tra il servizio nelle scuole e il completamento del percorso abilitante”, denuncia l’insegnante, sottolineando come i permessi studio siano limitati e i docenti precari dispongano di soli tre giorni di permesso all’anno. Una situazione insostenibile, che mette a rischio la possibilità di completare il percorso abilitante e di accedere ai futuri concorsi.
A far eco alle parole di Giovanna sono i sindacati piemontesi di categoria Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola, che hanno inviato una lettera a Ministero dell’Istruzione, Ufficio Scolastico Regionale, Ufficio Scolastico Territoriale, Regione Piemonte e Città Metropolitana, chiedendo che “sia garantita, a partire dal Piemonte, uguaglianza di trattamento in tutto il Paese agli aspiranti all’insegnamento e siano date tutele agli aspiranti precari, studenti lavoratori”.
Il sistema, denunciano i sindacati, è macchinoso e complesso. Dopo una lunga attesa, come è noto, il Ministero ha avviato i percorsi di formazione per docenti, essenziali per l’abilitazione all’insegnamento. Tuttavia, tra costi di iscrizione elevati (tra i 2 mila e i 2.750 euro), obbligo di acquisire crediti formativi (tra 30 e 60), tirocinio diretto (tra le 120 e le 180 ore) e tirocinio indiretto (60-100 ore), il percorso si rivela un vero e proprio calvario.
A complicare ulteriormente la situazione, i corsi previsti per novembre 2023 sono stati posticipati a metà luglio 2024, con l’urgenza di completare ugualmente tutto entro novembre. Come se non bastasse, l’Università di Torino ha deciso di aggiungere ulteriori esami intermedi, scatenando il malcontento dei corsisti, che non erano stati informati di questa novità.
“Questa decisione – spiega Barbara Bruschi, vice rettrice per la didattica a UniTo – risponde a una precisa strategia dell’ateneo che ha ritenuto di offrire ai corsisti un percorso propedeutico alla prova finale: è uno sforzo che UniTo già deciso di fare per garantire la migliore preparazione possibile agli insegnanti di domani. Abbiamo una responsabilità nei confronti del mondo della scuola”.
Una giustificazione che non convince i docenti precari, che chiedono a gran voce che UniTo si allinei alle altre università, eliminando gli esami intermedi non previsti e garantendo loro la possibilità di conciliare lavoro e formazione.