“Percorro 190 km al giorno per andare a lavorare, i vincoli alla mobilità sono ingiusti”. INTERVISTA alla docente Paola De Marco

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Una mattina, nel parcheggiare l’auto davanti alla scuola, e dopo aver macinato tanti kilometri per raggiungere la sede di servizio, vede del fumo bianco uscire dal vano motore della vettura. Tanta paura, poi la diagnosi. L’auto è da buttare, ne serve una nuova.

Ma non si può. Tocca dunque affidarsi ai mezzi pubblici “A scuola mi trovo benissimo”, annuncia Paola. “C’è un bel clima. Con gli studenti, con i colleghi, con la dirigente. Ma per arrivare a scuola devo cambiare diversi mezzi. Roma, la città in cui vivo con il mio compagno, e Latina, sede di servizio, sono collegate male e io ci metto tre ore ad andare al lavoro e altre tre ore per tornare a casa”.

La professoressa Paola De Marco è una delle tante e dei tanti insegnanti passati di ruolo con il concorso in una provincia di ruolo lontana da quella di residenza e che non possono produrre domanda di trasferimento prima dei prossimi tre anni in quanto sottoposta al vincolo di restare nella sede di assunzione. Un vincolo che un tempo non c’era e che poi è stato introdotto, pochi anni orsono con la dichiarata urgenza di garantire agli alunni la dovuta continuità didattica, messa a dura prova da continue richieste di trasferimento da parte dei docenti, ciò che produce un turnover incessante e un valzer di insegnanti. Il fatto è – ribattono i docenti vincolati, come pure abbiamo riportato – che la continuità didattica non è però garantita dal vincolo, dacché molto spesso i docenti assunti su una classe o sua una sezione vengono spostati su altre classi e su altre sezioni per una miriade di motivazioni tutte giustificate da esigenze strutturali o del momento.

La professoressa De Marco è laureata presso la facoltà di Arti e scienze dello spettacolo all’Università La Sapienza e abilitata su Discipline audiovisive. Possiede anche la specializzazione sul sostegno, sempre per la scuola secondaria di secondo grado: “Avendo fatto alcuni anni su sostegno – chiarisce – ho deciso di studiare per acquisire maggiori competenze sul lavoro con gli alunni con disabilità”. Ha 37 anni ed è passata di ruolo quest’anno a seguito del concorso straordinario bis e la successiva acquisizione dei richiesti 5 CFU. Lo scorso anno ha svolto il periodo di prova. Quest’anno il contratto è diventato a tempo indeterminato: il coronamento di un sogno, ma anche l’avvio di una convivenza con disagi che auspica possano prima o poi cessare.

Partiamo dall’inizio, professoressa Paola De Marco

“Abbiamo vinto il concorso e siamo stati assunti a tempo determinato. A settembre 2023 siamo stati assunti a tempo indeterminato dopo aver superato l’anno di prova e acquisito i 5 cfu, con esame finale in presenza all’università. Per partecipare al concorso abbiamo pagato una tassa di 128 euro. Nel Lazio eravamo una decina a partecipare e siamo passati in tre. Siamo stati accorpati nella regione Toscana, dove c’erano anche altre regioni: ognuno partecipava per la propria”.

Che cosa insegna?

“Insegno Discipline audiovisive, una materia che si insegna nei licei artistici. Insegno da otto anni, sei da precaria. Dopo tanti anni di precariato ho coronato un sogno. Tutti i docenti aspirano ad acquisire il ruolo, sia per amore della materia e della professione, sia perché si pensa possa fornire maggiore stabilità da un punto di vista contrattuale”

E invece?

“E invece, sotto certi aspetti, questa nuova condizione è tutt’altro che confortante. Se da precaria riuscivo a prendere supplenze vicino casa, con il concorso, adesso, sono di ruolo a Latina”.

È lontano? Ogni giorno è in viaggio?

“Lo scorso anno viaggiavo in auto, quest’anno non ho più la macchina: a maggio l’ho parcheggiata davanti alla scuola, fumata bianca. Niente macchina, niente soldi per comprarla, e sarebbe anche meglio così, da un punto di vista economico: percorro 190 chilometri al giorno da casa mia a Latina, andata e ritorno. L’usura si è fatta sentire e ha presentato il conto”.

Com’è andata con la procedura di reclutamento nel suo caso?

“C’erano tre posti, uno a Roma, uno a Latina, un altro a Frosinone. Ero la terza in graduatoria e così ho ottenuto il ruolo a Latina. Qui sono vincolata, a partire dall’anno 2023/2024, per tre anni, più l’anno di prova, anche se questo aspetto non è chiaro”.

I sindacati cosa dicono sul punto?

“Che non sono sicuri ma alcuni hanno sostenuto che sarò vincolata quattro anni, non tre.”

Questo che cosa significa per lei?

“Significa vivere da pendolare, e non poter viaggiare con la macchina. Per arrivare a scuola devo cambiare diversi mezzi. Roma e Latina sono collegate male e io ci metto tre ore ad andare al lavoro e altre tre ore per tornare a casa”

A che ora parte?

“O alle 6 oppure allo 8,30 a seconda dell’orario di servizio del giorno. E’ tanto viaggiare dalle 8:30 alle 11,30, prendendo almeno tre mezzi: tram, treno e autobus, oppure tram metro e poi il Cotral fino a Latina”.

Con angoscia…

“Un po’ di tristezza c’è. E’ bello comunque avere raggiunto questo obiettivo ma il sacrificio che si fa è tanto. Peraltro ho comprato casa a Roma e non mi posso permettere di pagare anche un affitto a Latina”.

Ha famiglia?

“Ho un compagno”.

Cosa chiede?

“Che si ascolti la richiesta dei docenti e che vengano derogati i vincoli per la nostra categoria. Non ci dovrebbero essere vincoli di mobilità, e soprattutto non dovrebbero esserci discriminazioni fra diverse categorie afferenti alla stessa professione.”

Ci sarebbero i posti a Roma, per rientrare, nel caso fosse invece possibile la sua domanda di mobilità?

“La mia è una classe di concorso con pochi posti, e già abbastanza satura. La richiesta, però, verte soprattutto sul principio e riguarda tutti noi docenti. Chiaro, poi, che non tutti potranno ottenere ciò che vogliono, ma tutti dovrebbero avere la possibilità di presentare richiesta”.

A questo punto quali sono le prospettive?

“Per il momento starò a Latina per altri due anni. Superati i tre anni del vincolo potrei chiedere il trasferimento. Nel frattempo, però, continuerò a cercare di far sentire la mia voce, assieme a quella del Comitato dei docenti vincolati, che ha a cuore la questione. Ci tengo quindi a ringraziare la nostra presidente, Angela Mancusi, e tutti i colleghi che assieme a lei lottano per il riconoscimento di questo diritto. Mi permetta dunque di insistere: bisogna concedere a tutti noi il diritto alla mobilità.

Dove insegna?

“Insegno nel liceo artistico di Latina, dove mi trovo molto bene. L’ambiente è positivo, c’è un buon clima di collaborazione. La Dirigente Scolastica è stata anche gentile nel venirmi incontro, evitando di assegnarmi le prime ore. Non me ne andrei mai da questa scuola, se non fosse che la mia vita è a Roma, e sogno di tornare nella mia città, dai miei affetti, il più presto possibile”.

Lo scoramento incide sull’efficacia dell’attività didattica?

“Non nego che, arrivata a casa, la stanchezza si faccia sentire. Ma sono fortunata: ho delle belle classi e adoro insegnare la mia materia. Sicuramente, insegnando nella provincia dove vivo, potrei gestire meglio il carico di lavoro extra scolastico, che grava sulle spalle di tutti noi docenti”.

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