Perché tutta questa ostinazione a non procedere alla stabilizzazione per titoli e servizio? Lettera
Inviata da Monica Vanni – Sono una precaria e ho 48 anni. Oltre alla precarite ho un’ulteriore patologia: insegno in una paritaria. Appartengo alla schiera di coloro che, per scelte educative, hanno deciso di insegnare per motivi di cuore e non per una chiamata. Noi siamo quelli che raccogliamo le briciole dei decreti sotto il tavolo.
Quelli non visti, quelli non certificati col tricolore. Quelli che insegnano cercando il punto accessibile al bene ma nessuno lo sa, allo stato, cosa sia questo punto perché di don Bosco se ne parla poco.
Quelli che dovevano abilitarsi mentre i colleghi dello stato sono stati assunti!
Tutto questo lo possiamo digerire.
Siamo forti noi precari paritari.
Ma c’è una cosa che invece fatico a capire: tutta questa ostinazione a non procedere alla stabilizzazione per titoli e servizio! Allo stato e alle paritarie!
La motivazione?
Non si possono penalizzare i giovani!
Ora vorrei parlare al ragazzo di 25 anni, neolaureato, pluritolato, che magari vive con mamma e papà e si programma il weekend con euforia.
Gli voglio parlare da madre di 3 figli, casalinga, contabile di casa, dottore e insegnante, che i week end li usa per correggere verifiche e cercare di non far crollare casa sua.
Vorrei dirgli che nessuno lo vuole scavalcare ma ci sono dei diritti inviolabili che non si possono negare all’esperienza.
A 25 anni io ho atteso il mio turno e mai avrei pensato di meritarmi il posto di una persona che aspettava da 20 anni.
Sicuramente ero più brava a correre e più veloce a ragionare ma nessuno ha mai pensato di farmi saltare la coda per questo.
E non l’ho mai pensato nemmeno io.
Per rispetto, per etica e perché avevo tempo. Tanto tempo. Tempo che ora non ho più.
Non dico altro.
Forse il 5 stelle dovrebbe pensare a questo.
Forse tutti dovrebbero pensare e basta.