Per uno studente su due l’orientamento a scuola è insufficiente. Dalla Regione Liguria arriva la piattaforma online per orientarsi
Chi si orienta nel modo corretto ha le idee più chiare e, soprattutto, non rimane imprigionato in quei luoghi comuni che spesso imbrigliano i ragazzi e impediscono loro di comprendere quale sia la realtà – formativa o lavorativa – che li aspetta al termine del loro ciclo di studi. Peccato che, ancora oggi, sono troppo pochi – solamente 1 su 2 – i giovani che partecipano a momenti di orientamento (individuali o collettivi) prima di decidere cosa fare ‘da grandi’.
Di questi appena il 18% lo ha fatto con un formatore esperto, nonostante almeno il doppio lo avrebbe desiderato.
A farlo emergere è una ricerca a livello italiano condotta da Skuola.net in collaborazione con il Servizio Orientamento di Aliseo e il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Genova – su un campione di 3mila studenti di scuole medie, superiori e di corsi di formazione professionale di tutta Italia – alla vigilia dell’edizione 2020 di Orientamenti, il salone su orientamento, formazione e lavoro che da 25 anni va in scena nella città di Genova.
I ragazzi di oggi rimandano un’immagine di sé autonoma nelle decisioni, con l’80% che dichiara di aver scelto “di testa propria”, ma questo non va inteso come non ascolto degli adulti. I genitori rimangono comunque il caposaldo a cui far riferimento per aiuto e confronto (54%), seguiti a ruota dagli insegnanti (32%) e infine dagli amici (14%). Significativa è la percentuale di studenti che si orienta cercando su internet (62%), dato che conferma l’autonomia nelle decisioni.
Tra i rispondenti la prevalenza di coloro che hanno svolto attività di orientamento frequenta la scuola secondaria di primo grado (1193) mentre i restanti (337) frequentano le classi della scuola secondaria di secondo grado e dei percorsi IeFP.
Le attività sono svolte prevalentemente all’interno del proprio istituto (37% alle medie e 30% alle superiori/IeFP), seguiti dalle attività presso altri istituti o presso le università/fondazioni ITS, vedendo tra il 13 e il 4% le attività organizzate da altre istituzioni, incluse le visite in azienda che forniscono un contatto diretto con il mondo del lavoro.
Ma il problema non si riduce solo all’insufficienza “quantitativa” dell’offerta. In molti casi, anche laddove le attività di orientamento vanno in scena, meno di 3 su 10 si dicono sufficientemente soddisfatti delle informazioni ricevute sull’offerta formativa di atenei e centri di formazione. Mentre, sono circa 5 su 10 quelli che affermano di aver capito, almeno a grandi linee, come funziona il mondo del lavoro. Le uniche cose che appaiono del tutto chiare sono: che il lavoro odierno non favorisca i giovani (lo sostiene il 66% degli intervistati) ma anche che l’impegno e il merito vengano ancora valorizzati (fortemente per il 31%, in misura minore ma apprezzabile per il 36%).
8 su 10 sostengono che l’università prepari concretamente al lavoro (per il 35% molto, per il 13% del tutto). Inoltre, l’orientamento non è percepito solo come momento informativo sui percorsi di studio, ma anche come occasione per riflettere su di sé, i propri talenti, aspirazioni, competenze (66% degli studenti delle secondarie di secondo grado). Il problema è un altro: solo 1 su 4 ci ha messo piede almeno una volta prima del diploma.
Lo stesso si può dire per chi punta sugli Istituti Tecnici Superiori – gli ITS, percorsi professionalizzanti triennali, gestiti dalla regioni, che negli ultimi anni si stanno affermando come una valida alternativa alla laurea, anche in termini occupazionali – visto che il 77%, di fronte a un excursus delle opportunità messe a disposizione da queste strutture, ha riconosciuto la buona organizzazione della loro offerta formativa (1 su 3 molto o del tutto). E l’81% si è convinto che preparino al mondo del lavoro. Se non fosse che, anche qui, appena il 17% degli studenti in uscita da licei, istituti tecnici e professionali ha bussato alle loro porte per saperne di più.
“Questa ricerca nazionale, con dati provenienti da ogni angolo d’Italia, evidenzia come occorra prendere coscienza nel nostro Paese di quanto sia importante rafforzare un orientamento di qualità”, commenta Ilaria Cavo, assessore alla Scuola, Formazione e Università della Regione Liguria. “E’ fondamentale stimolare sempre di più i nostri studenti già dalle scuole elementari. I dati ci confermano che il ‘modello Liguria’ è stato costruito su basi corrette: quelle di un progetto che non si limita alle scuole superiori ma parte dalla quinta elementare e culmina in un appuntamento fisso come il Salone Orientamenti e poi continua a svilupparsi tutto l’anno anche tramite incontri con i genitori, oggi sviluppati nel formato dei webinar in una piattaforma che verrà inaugurata il 10 novembre con l’edizione virtuale del salone 2020 e diventerà permanente”.
Grazie al digitale questa opportunità sarà facilmente accessibile agli studenti di tutta Italia, che online dal 10 al 12 novembre sull’innovativa piattaforma www.saloneorientamenti.it potranno partecipare a oltre 300 eventi.