Per una scuola viva. Lettera

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Inviata da Filomena Taronna – Ho 64 anni e vado ancora a scuola. Faccio l’insegnante a tempo pieno. La mattina in classe con i miei ragazzi sciroccati, così li chiamo affettuosamente, usando la loro lingua, quando alla prima ora, assonnati ancora, proprio non ne vogliono sapere di Dante, Napoleone Bonaparte e company e tutti gli altri affini in fila per due col resto di quattro. Un boccone al volo a pranzo e si ricomincia il pomeriggio mentre, sciroccata io, mi divido tra scuola e casa a rincorrere mille impegni improrogabili e altrettante scartoffie da compilare entro e non oltre.

E la sera? Con la testa già piena e arruffata e le palpebre cadenti, da fare impressione pure ai fantasmi, mi intrufolo, chiamando a raccolta tutti i sensi per darmi un tono, nelle verifiche da consegnare e sul più bello, per mio nipote, cuore di nonna, tacco e punta a gentile richiesta trallallì trallallà. È un lavoro che ho scelto fin da ragazza e con il cuore mio alleato. Lingua mortale non dice l’ardore nei miei occhi quando sono a scuola. Un posto più bello non c’è neanche se te lo inventi.

Mi hanno sempre animato la curiosità, la passione e quella voglia, la più matta di tutte, di andare alla scoperta di quel mondo bello bellissimo, che non sempre si racconta nei libri, per lasciarlo ai miei alunni dove andranno domani. Ed è così tuttora nonostante l’età, sempre orientata verso quell’unico obiettivo e ce la metto tutta. Scovo in me anche le forze più nascoste e quelle già all’ombra dell’ultimo sole per farcela.

Certo la fatica si fa sentire di più ora, lo devo ammettere anche se proprio non voglio. Ma l’età avanza inesorabile e con lei tutti gli acciacchi del caso. Per quelli come me ancora in piedi, tutto sommato, un malanno al giorno è la norma ma si va avanti.

Per gli altri, figli di un dio minore e in labile equilibrio, spesso si invoca in corale preghiera la dea fortuna. Hai voglia a dire la vita media si è allungata, a 64 anni si può ancora lavorare! Qualcuno mi dirà: “Parla per te!” E io parlo per me e per quelli come me. Uno su mille ce la fa, sicuramente,  ma  64 anni sono 64 e non c’è sconto che regga a lungo! Lo spirito degli anni giovani non può essere più lo stesso, conti alla mano, sarete d’accordo con me, né a scuola né altrove, nonostante mente e cuore tentino di remare testardi in altra direzione.

Il corpo cede alle crepe del tempo, il passo si fa lento e la parola sempre più rara e avara. Il vigore, l’entusiasmo e il coraggio di inizio carriera, quando con la rivoluzione in tasca si voleva cambiare il mondo a tutti i costi, con gli anni hanno perso in sostanza come il vento a fine corsa. Cosa possiamo dare ai nostri ragazzi noi di 64 anni e oltre e in tali condizioni? Quanto ancora? Amore eterno amore senz’altro e guai a chi li tocca! Ma non basta.

Oggi più che mai i nostri ragazzi chiedono forze giovani di terra e di cielo, se necessario, per aprire i più lontani orizzonti. Impeto e assalto per ricostruire la trama di un mondo che si sfilaccia su tutti i lati. Mens sana in corpore sano per una umanità nuova tutta da rifare e non più sottratta alla sua esistenza. E su tutto, un cuore grande grande che abbia la possibilità del fuoco perché la scuola sia viva.

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Corso di dizione e fonetica per docenti: “LA FORMA CHE ESALTA IL CONTENUTO. L’insegnante come attore sul palcoscenico scuola”. Livello avanzato