Per una didattica inclusiva: limiti lezioni online, 20% alunni esclusi. Come far ripartire la scuola a settembre

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Si è svolta questa mattina la videoconferenza stampa “A distanza, ma non troppo! La scuola al tempo del COVID-19” organizzata dalla Flc Cgil, durante la quale si è presentato il Manifesto per una didattica inclusiva.

Presenti al dibattito: Graziamaria Pistorino, Segretaria nazionale FLC CGIL,
Francesco Sinopoli, Segretario generale FLC CGIL, Massimo Baldacci, Professore Ordinario di Pedagogia Generale e Sociale – Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Giuseppe Bagni, Presidente Nazionale del C.I.D.I., Pietro Lucisano, Professore Ordinario di Pedagogia sperimentale – Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dario Missaglia, Presidente Nazionale di Proteo Fare Sapere, Elisabetta Nigris, Professore Ordinario di Progettazione didattica e valutazione – Università di Milano “Bicocca”, Angela Maria Volpicella, Professore Ordinario di Pedagogia Generale e Sociale – Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.

Dal dibattito sono emerse in particolare le lacune e i limiti della didattica a distanza: il 20% degli alunni, secondo gli ultimi dati, sono rimasti esclusi, mentre diverse famiglie non hanno gli strumenti necessari per poter seguire le lezioni a distanza.

Questi i punti principali del Manifesto presentato oggi:

1 Nell’emergenza si salva il contatto con gli alunni. Valore e continuità della relazione educativa. Si è rimarcato una criticità in particolare: manca a tutti la scuola che sentiamo più vera, quella in cui ci si può incontrare e apprendere.

2. L’azione pedagogica come formazione alla capacità critica e alla cittadinanza.

3. La didattica a distanza, strumento d’emergenza, non può sostituire il rapporto educativo.

4. Utilizzo delle tecnologie e dei media come strumenti e non come fine.

5. Pericoli da evitare: selettività e dispersione.

6. Strumenti collettivi della relazione educativa: autonomia scolastica e organi collegiali.

7. Valutazione sommativa e valutazione formativa.

Il Professor Baldacci ha sottolineato in particolare che “questo periodo di emergenza ci ha insegnato che la scuola-azienda è una retorica fallace. La situazione è stata fronteggiata dall’impegno dei docenti, ma ciò che serve è la comunicazione faccia a faccia. La didattica a distanza va limitata a una fase di emergenza”.

Il Professor Giuseppe Bagni ha posto l’attenzione sulla scuola senza la scuola. “Si può fare una scuola nell’emergenza, che porta la normalità negli studenti. Ma i ragazzi sono malinconici. La comunicazione non verbale non può passare da uno schermo. Quello che si sta facendo adesso va fatto, ma non può essere norma né innovazione“.

Sulla valutazione degli studenti è intervenuto il Professor Lucisano, il quale ha spiegato che questa esperienza di crisi è un banco di prova per la valutazione e ci aiuta a capire molte cose che non funzionavano già prima. “Gli insegnanti – ha spiegato Lucisano – dovrebbero trovare dei modi per far sì che gli studenti non subiscano troppo questa situazione“.

Altro punto su cui si è riflettuto è: in questo periodo di didattica a distanza com’è cambiato rapporto scuola-famiglia. “In questo momento – ha detto la Professoressa Volpicella – la famiglia deve modificarsi al suo interno. I genitori possono capire ora cos’è il sistema scuola. Scuola e famiglia possono realmente collaborare tra di loro“.

Il Presidente dell’Associazione Proteo Fare Sapere ha posto invece l’attenzione sui più piccoli, su quelli in particolare che vivono in situazioni di disagio. “Non si può aspettare a settembre, si deve agire adesso. E settembre non può essere soltanto uno schermo acceso“, ha detto Missaglia.

La Professoressa Nigris pensa poi al rientro a scuola in caso di turnazione: “Si parla della riorganizzazione, i ragazzi devono tornare a scuola, i bambini piccoli hanno bisogno di andare a scuola specie se le madri stanno in azienda. I bambini con chi fanno didattica a distanza se gli altri docenti sono a scuola con il resto degli studenti? Va ripensato al progetto dell’autonomia scolastica”.

Secondo Francesco Sinopoli non si è pensato abbastanza ai bambini e ai più fragili. “Ora è il tempo di pensare alla ripartenza della scuola, oggi siamo già in ritardo – dice il Segretario generale – E’ impensabile che non ci sia un confronto vero sulle modalità della ripartenza. E’ prioritario che la scuola possa funzionare, e perché possa farlo c’è bisogno di mettere in campo importanti investimenti”. “Non è fondamentale quando ripartire, ma come farlo. Questa è responsabilità del Governo. Si pensa a fare i concorsi ad agosto, quando il rischio di non farlo è altissimo”, conclude Sinopoli.

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