Per l’anno scolastico 2025/26 ci saranno 134mila studenti in meno. Entro il 2035 le cattedre in meno saranno 130mila. I dati

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Il sistema scolastico si trova a fronteggiare una riduzione costante e strutturale della popolazione studentesca, con effetti diretti sull’organizzazione delle risorse e sulla pianificazione degli organici. Un calo che trova conferma già da qualche anno e che vede l’Italia, tra i paesi europei, come fanalino di coda in termini di nascite.

Previsioni per l’anno scolastico 2025/26

Secondo le ultime stime diffuse dal Sole24Ore, a partire dal prossimo anno scolastico si registrerà una riduzione complessiva di oltre 134mila alunni, portando la popolazione scolastica complessiva da 6,9 a poco meno di 6,8 milioni di unità. Questo dato si inserisce in un trend che, proiettato su un orizzonte di 8-9 anni, potrebbe far scendere il numero totale degli studenti sotto la soglia dei 6 milioni.

Andamento degli ultimi otto anni

La nostra analisi del Centro Studi Orizzonte Scuola, basata su dati ministeriali, evidenziava una perdita di oltre 300mila studenti nella scuola primaria tra gli anni scolastici 2015/16 e 2022/23. La scuola secondaria di primo grado ha perso nello stesso periodo circa 74mila studenti. L’unico segmento con lieve crescita è rappresentato dalla scuola secondaria di secondo grado, che ha registrato un aumento di circa 5.900 studenti.

Variazioni per ordine di scuola

I dati dettagliati mostrano come il calo abbia colpito in misura maggiore la scuola primaria, con una contrazione che da oltre 2,5 milioni di iscritti nel 2015/16 è scesa a poco più di 2,26 milioni nel 2022/23. Analogamente, la secondaria di primo grado è passata da circa 1,63 milioni a poco più di 1,55 milioni di studenti. Il lieve incremento nel secondo ciclo appare marginale rispetto al bilancio complessivo.

Proiezioni decennali e scenari occupazionali

Il calo della natalità potrebbe determinare, entro il 2035, una riduzione fino a 1,5 milioni di studenti, con un rischio stimato di 130mila cattedre in meno. Si tratta di una contrazione strutturale, non legata a fattori temporanei, ma al declino demografico che caratterizza il Paese da oltre un decennio.

La dimensione territoriale del fenomeno

Il calo demografico colpisce in misura maggiore il Mezzogiorno. Solo nel 2023, Sud e Isole hanno perso 73.800 abitanti, in un quadro che riflette una continua emigrazione e una bassa natalità, con impatti diretti sulla rete scolastica e sulla pianificazione degli organici regionali.

Il contesto europeo e la specificità italiana

Secondo i dati Eurostat, nel 2023 nell’UE sono nati 3,67 milioni di bambini, in calo del 5,4% rispetto all’anno precedente. L’Italia presenta uno dei tassi di fecondità più bassi del continente (1,24 figli per donna), con un’età media al primo parto di 31,8 anni, la più alta in Europa. Il 23% dei nati nel Paese è figlio di madre straniera, un dato in crescita, ma ancora inferiore rispetto ad altri Paesi UE.

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