Pensioni, verso la conferma di Quota 103 (anche se è stata usata poco). Si spera su Quota 41 con la manovra

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Il tema delle pensioni resta fra i più spinosi che il Governo Meloni dovrà affrontare nella prossima legge di bilancio. Con pochi fondi a disposizione non si può pensare ad una riforma di grande impatto. Ma l’esecutivo si sta muovendo.

Si potrebbe decidere, ricorda Fanpage, di rinnovare semplicemente Quota 103 nonostante il flop di adesioni dell’ultimo anno. La stima fatta lo scorso anno era che per la misura sarebbero servito 149 milioni di euro nel 2024, 835 milioni nel 2025 e 355 milioni nel 2026.

Come spiegato in un precedente articolo, da un lato il ritorno alla Legge Fornero viene escluso ma dall’altro lato si sta lavorando all’introduzione di una nuova Quota 41, che permetterebbe l’uscita anticipata a chi ha maturato 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica.

Tuttavia, la nuova Quota 41 presenterebbe un importante elemento di novità: il ricalcolo della pensione avverrebbe esclusivamente sulla base dei contributi versati, escludendo il metodo retributivo.

Questo significa che chi sceglierà di andare in pensione prima del raggiungimento dei 67 anni, età prevista per la pensione di vecchiaia, subirà una penalizzazione sull’importo mensile erogato dall’INPS.

Considerate le eventuali penalizzazioni legate all’uscita anticipata, il Governo sta valutando l’introduzione di incentivi economici per chi, pur avendo maturato i requisiti per la pensione con la nuova Quota 41, decida di rimanere nel mondo del lavoro.

Ma ancora si tratta solo di ipotesi. Il dibattito è fitto e da questo punto di vista, si preannuncia un autunno molto caldo.

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