Pensioni, “se resti al lavoro ti premio con un bonus” (oltre 200 euro lordi in più), ipotesi nella Legge di Bilancio. Vantaggi e svantaggi per i dipendenti
“Se resti al lavoro, ti premio”. Il governo pensa alla misura temporanea per la riforma previdenziale. Quota 103 prevede una sorta di “regalo” da parte del datore di lavoro se si decide di non andare in pensione con la finestra prevista dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Come sottolinea La Repubblica, il lavoratore può vedersi aggiungere in busta paga i contributi previdenziali che il datore di lavoro versa a Inps: tutti quanti, sia quelli a carico del lavoratore (9,19%), che quelli sull’impresa (23,8%). Con una lettura “alla lettera” del provvedimento, ciò dovrebbe valere anche per i dipendenti pubblici, dunque anche per il personale scolastico.
Un bonus che può essere interessante: da 225 euro (lordi) al mese per i redditi bassi, vicini ai 10mila euro, a quasi 700 euro netti per un reddito da 50mila euro.
Nel testo della Manovra, viene riportato all’articolo 54 che i lavoratori con i requisiti per Quota 103 (62 anni e 41 di contributi nel 2023) possono rinunciare all’accredito dei contributi presso Inps. “Se la esercitano viene meno ogni obbligo di versamento contributivo da parte del datore di lavoro”. Quindi “la somma corrispondente alla contribuzione che il datore di lavoro avrebbe dovuto versare all’ente previdenziale è corrisposta interamente al lavoratore”.
Il lavoratore continua a maturare contributi per la pensione anche dopo aver rinunciato all’uscita con Quota 103? Il testo precisa che il lavoratore che raggiunge i requisiti per Quota 103 e decide di restare al lavoro, “congela” la sua pensione a quel preciso momento, alla prima finestra utile per Quota 103. Non vengono più maturati altri contributi.
L’assegno futuro verrà solo rivalutato in automatico all’inflazione che matura in quel “periodo di posticipo del pensionamento”, come lo chiama l’articolo 52. Pertanto bisognerà farsi bene i conti prima di accettare questa soluzione.
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