Pensioni, novità per i lavoratori part-time: forse, validi anche i periodi di inattività nel verticale

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Una novità potrebbe essere inserita nella legge di Bilancio, si tratta di rendere utili alla pensione i periodi non lavorati nel parti time verticale. Il lavoro part-time è una diffusa tipologia di contratto di lavoro dipendente. Lavorare ad orario ridotto è la caratteristica principale del lavoro part-time, tanto nel settore privato che in quello pubblico. Le tipologie di part-time sono sostanzialmente due, cioè il part-time verticale e quello orizzontale.

Una disparità di trattamento tra queste due tipologie di contratto di lavoro è quella che adesso potrebbe essere messa a posto con la legge di Bilancio. Se le indiscrezioni che accompagnano la manovra verranno confermate, anche i periodi di vuoto del contratto di lavoro in regime di part-time verticale potrebbero diventare utili alla pensione.

Part-time verticale e part-time orizzontale, cosa cambia?

Prima di approfondire ciò che sembra stia per varare il governo nella ormai imminente legge di Bilancio (entro dicembre deve essere approvata per entrare in vigore dal 1° gennaio successivo), occorre delineare la differenza principale tra le due forme di part-time classiche.

Chi lavora in regime di part-time orizzontale, svolge la sua attività in tutte le giornate lavorative pur se a orario ridotto. Un esempio è il lavoratore che lavora da lunedì a venerdì di ogni settimana, per 4 ore al giorno.

Il lavoratore in regime di part-time verticale invece, è colui che presta attività a orario ridotto, ma solo in determinate giornate della settimana e del mese, restando di fatto fermo per intere giornate.

La novità riguarda i part-time verticali

Ciò che il governo pare intenzionato a inserire nella manovra di fine anno è l’equiparazione di trattamento come contribuzione tra le due tipologie di lavoro part-time prima descritte.

Una novità che potrebbe essere un toccasana per i lavoratori in attività con regime  di lavoro part-time verticale e ciclico per i quali ai fini pensionistici oggi vige una pesante anomalia rispetto ai lavoratori in part-time orizzontale.

Nell’ultima bozza della legge di Bilancio, è inserita una misura che renderebbe utili ai fini del calcolo e del diritto alla pensione, anche i periodi di inattività a cui sono soggetti i lavoratori in part-time verticale.

Sono molti i lavoratori in regime di lavoro part time verticale e misto che oggi non possono utilizzare le giornate di inattività durante il loro contratto di lavoro, quando devono andare in pensione. E le giornate di inattività in questa tipologia di lavoro part-time sono la regola.

Pensioni e lavoro part-time, la regola del minimale retributivo

Se davvero questa novità entrerà nella legge di Bilancio, i lavoratori in part time verticale sarebbero trattati alla stregua dei lavoratori in part-time orizzontale. Per questi ultimi infatti, una annualità piena di contribuzione segue soltanto la regola della retribuzione minima.

E se le indiscrezioni saranno confermate, tale principio sarà utilizzato nel part-time verticale. Per completare le 52 settimane di contribuzione che determinano un anno di assicurazione previdenziale utile alla pensione, è necessario raggiungere, per lo stesso anno, la retribuzione minima.

Si tratta della retribuzione minimale che vale  per l’accredito di un anno intero di contributi. Ai fini delle 52 settimane di contribuzione piena, la retribuzione minima 2020 è pari a 10.724 euro annui. Pertanto, una settimana lavorativa per essere considerata utile come contribuzione previdenziale deve avere una retribuzione settimanale pari a 206,23 euro. La retribuzione minima è pari al 40% del trattamento minimo mensile vigente che è pari ad euro 515,58.

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