Pensioni docenti e ATA, dal 1° gennaio 2025 anche i dipendenti pubblici potranno aspettare i 67 anni per andare in pensione

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La Legge di Bilancio 2025 abolisce il pensionamento d’ufficio per i docenti che compiono 65 anni entro il 31 agosto 2025 e hanno maturato i requisiti contributivi necessari (41 anni e 10 mesi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini).

Torna, dunque,  la possibilità di trattenimento in servizio fino a 70 anni e il bonus Maroni viene esteso ai dipendenti che raggiungono il requisito per la pensione anticipata, ma che scelgono di restare a lavoro.

Fino all’anno scolastico 2023/2024, il raggiungimento di questi requisiti comportava l’uscita automatica dal servizio, ma ora la normativa è cambiata. L’approvazione della Legge di Bilancio introduce una novità significativa, modificando le regole del gioco per migliaia di insegnanti e ATA.

L’articolo 1, commi 162-165, della nuova legge cancella la cessazione d’ufficio alle condizioni precedentemente descritte, aprendo nuovi scenari per il futuro del personale scolastico.

Il limite dei 65 anni non esiste più: cosa cambia per la quiescenza del personale scolastico

Il cuore del cambiamento risiede nell’abrogazione dell’articolo 2, comma 5, del decreto legge 101/2013, che fissava a 65 anni l’età per il pensionamento d’ufficio per chi aveva raggiunto il massimo contributivo. Il limite, indipendente dall’innalzamento dell’età pensionabile, non sarà più valido. Di fatto, l’età anagrafica per la pensione d’ufficio si innalza a 67 anni. Per il personale scolastico, i requisiti contributivi restano invariati (41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini), ma l’età anagrafica non sarà più un ostacolo insormontabile per la permanenza in servizio.

TESTO DDL

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