Pensioni: come recuperare gli anni privi di contribuzione, la guida a richiesta e calcolo dell’onere

Recuperare gli anni privi di contribuzione per andare in pensione, la legge lo permette. Ecco la guida su come fare e quali costi bisogna sostenere.
Recuperare gli anni privi di contribuzione ai fini della pensione, una possibilità che la normativa vigente permette. Una facoltà che può tornare utile a molti lavoratori, per aumentare l’importo della propria pensione, ma anche e soprattutto per arrivare a determinate soglie di età contributiva che permettono la quiescenza. In questo articolo approfondiamo l’argomento arrivando a sottolineare tutte le procedure da effettuare, le condizionalità della misura ed il calcolo dell’onere da sostenere per i diretti interessati.
Recupero anni scoperti da contributi versati, perché conviene?
Come già anticipato in premessa, il recupero degli anni di buchi contributivi può essere un fattore determinante sia per il lavoratore che cerca di arrivare prima alla pensione, che per quello che cerca un assegno pensionistico più alto.
È stato il decreto legge n° 4 del 2019 che dal 29 gennaio 2019 ha inserito questa possibilità nel nostro ordinamento previdenziale. In pratica, si tratta di uno strumento che permette di sistemare la posizione contributiva di un lavoratore, a condizioni evidentemente agevolate.
Non sono pochi i lavoratori che durante una carriera hanno avuto periodi di lavoro frammentati, spezzettati e discontinui. Anche chi negli ultimi anni ha trovato lavoro stabile, può avere nel passato periodi discontinui di lavoro.
Sono proprio questi i buchi che la cosiddetta Pace Contributiva mira a chiudere. E per molti lavoratori questi periodi possono diventare utili e come detto, determinanti per il raggiungimento dei requisiti contributivi per l’accesso alle prestazioni pensionistiche.
La misura scade il 31 dicembre prossimo, ma si parla già di estenderla oltre il suo triennio di sperimentazione, e quindi anche al 2022. E pare che si vada verso una estensione della misura a lavoratori oggi esclusi da questo strumento.
La misura è destinata ai lavoratori iscritti all’AGO (assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti), alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, alla gestione separata dell’Inps e ai lavoratori iscritti presso le gestioni sostitutive ed esclusive dell’AGO. Ma per poterla centrare occorre essere contributivi puri.
Infatti la Pace Contributiva può essere utilizzata solo ed esclusivamente da soggetti che hanno il primo contributo versato dopo il 31 dicembre 1995.
Quali periodi possono essere riscattati con la Pace Contributiva?
Il numero massimo di anni di contributi riscattabili è di 5 anni. e devono essere periodi di vuoto da contribuzione che sono sopraggiunti tra la data del primo contributo versato e la data dell’ultimo. Infatti non è possibile riscattare periodi antecedenti l’inizio della carriera retributiva. Un lavoratore che per esempio, ha iniziato a lavorare a gennaio 2002 restando in continuità di assunzione fino ad oggi, non potrà recuperare un anno mancante ai 20 previsti dalla pensione di vecchiaia (a prescindere dal fatto che sono riscattabili solo i vuoti tra il 1° gennaio 1996 ed il 28 gennaio 2019, data di entrata in vigore del decreto che ha istituito questa Pace Contributiva), perché i buchi sono precedenti la data di primo versamento ( 1° gennaio 2002).
Importante è l’anno di riferimento. Infatti possono essere recuperati i periodi antecedenti il primo contributo versato, solo se ricadono nell’anno dell’inizio della carriera contributiva. In pratica, tornado all’esempio di prima, se anziché assunto il 1° gennaio 2002, il lavoratore fosse stato assunto il 1° luglio 2002, con la Pace Contributiva potrebbe recuperare i primi 6 mesi del 2002, anche se antecedenti la data del primo versamento, sopraggiunto il 1° luglio.
E lo stesso vale per il periodo successivo all’ultimo versamento, riscattabile se nello stesso anno dell’ultimo contributo effettivamente versato.
Naturalmente i periodi di vuoto devono essere totali, nel senso che non si possono riscattare periodi magari coperti da contribuzione figurativa o da versamenti in casse previdenziali diverse da quelle a cui si chiederà la liquidazione della prestazione.
Il riscatto non deve essere per forza di 5 anni, ma può essere anche parziale, in base alle esigenze del lavoratore, soprattutto se il riscatto serve per raggiungere le soglie di accesso alle pensioni.
Va ricordato anche che il recupero dei vuoti contributivi non può riguardare periodi di lavoro in cui il buco è stato creato dal datore di lavoro che ha omesso il versamento dei contributi.
Quanto costa il riscatto dei periodi di vuoto contributivo?
Riscattare i periodi di buco con la Pace contributiva non è gratuito. Infatti toccherà al diretto interessato sostenere un costo, cioè il cosiddetto onere del riscatto.
Il costo è calcolato con il metodo della aliquota percentuale, cioè sulle retribuzioni dell’ultimo anno antecedente l’operazione del riscatto. Le retribuzioni, moltiplicate per l’aliquota contributiva IVS della gestione assicurativa presso la quale si esercita il riscatto, darà l’onere da versare per rendere utili alla pensione i periodi prescelti.
Oltre che dal diretto interessato, la domanda può essere presentata pure dai suoi eredi in caso di morte prematura dello stesso. Va ricordato che il costo sostenuto è detraibile dal reddito. Infatti ciò che si spende può essere scaricato nelle dichiarazioni dei redditi per abbattere l’Irpef dovuta. La misura della detrazione è pari al 50% del costo sostenuto e va riportata nelle dichiarazioni dei redditi in 10 rate annuali di pari importo. L’onere oltre che in unica soluzione, può essere versato anche a rate mensili e fino a 10 anni (120 rate).