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Pensioni anticipate 62, 63 e 64 anni: nel 2023 si cambierà ancora con la riforma

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Al via le ipotesi per la riforma della pensioni per il 2023: vediamo quelle in campo e le certezze che abbiamo.

On la riforma pensioni 2022 ancora da definire del tutto, iniziano le ipotesi per quella che sarà la riforma pensioni 2023 per le misure che potranno consentire il pensionamento anticipato fra circa 13 mesi. L’incontro tra governo e parti sociali tenuto il 16 novembre, infatti, riapre il sipario sulla riforma della pensioni con modifiche da attuare dal 1 gennaio 2023. Un modo per dare una limata alla riforma Fornero a cui, per forza di cose dal 2023 si dovrà tornare dopo la scadenza della quota 102.

Nuova riforma 2023, la Fornero resta

Fermo restando che tutto l’assetto previdenziale dovrebbe continuare  a basarsi sulla Legge Fornero, si prevede l’aggiunta di un meccanismo di uscite flessibili che, però, saranno ancorare al solo sistema contributivo.

Questo cosa significa? Che chi continuerà a usufruire delle misure previste dalla legge Fornero potrà contare sul calcolo misto con la valorizzazione degli anni di contributi versati nel sistema retributivo. Chi, invece deciderà di uscire prima sarà penalizzato dal calcolo interamente contributivo (come accade attualmente con l’opzione donna).

Le ipotesi già sul tavolo delle trattative prevedono uscite a 62, 63 e 64 anni. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.

Pensione a 64 anni con 20 anni di contributi

Si tratta ovviamente di una misura che dovrà essere valutata ma che ricalca, di fatto, la pensione anticipata contributiva che già esiste e che possono sfruttare solo coloro che ricadono nel sistema contributivo puro.

Come questa nuova misura si vogliono aprire le porte del pensionamento a 64 anni anche a chi i 20 anni di contributi li ha versati anche nel sistema retributivo, ma accettando un ricalcolo interamente contributivo della pensione.

Il pensionamento dovrebbe essere permesso solo a coloro che raggiungeranno un importo di pensione prefissato (tra 1,5 e 2,5 volte l’assegno sociale INPS). Insomma, rendere fruibile un canale d’uscita che la Legge Fornero già permette ai contributivi puri anche a chi ricade nel sistema misto.

Pensione a 62 anni con 25 anni di contributi

Una sorta di rivisitazione della misura precedente ma fissando un paletto di uscita a 62 anni per chi ha almeno 25 anni di contributi. Assegno calcolato sempre interamente con il contributivo ma, almeno, in questo modo si recepirebbe la richiesta dei sindacati di attuare una uscita flessibile a 62 anni.

Le ipotesi di uscita a 63 anni

Si tratta dell’ipotesi avanzata da Pasquale Tridico, presidente dell’INPS che prevede una uscita a 62 o 63 anni percendo solo la pensione risultate dagli anni di contributi versati dopo il 1996. Per il resto della pensione, quella che ricade nel sistema retributivo, si dovrà attendere di compiere i 67 anni. Ovviamente serve aver perfezionato almeno 20 anni di contributi.

Altra ipotesi di pensionamento a 63 anni è stata avanzata dalla Lega che non abbandona l’idea della quota 41 per tutti e la ripropone sotto un’altra veste.

Si tratta di una sorta di quota 104 che dovrebbe richiede 63 anni di età ed almeno 41 anni di contributi versati.

Dovremo attendere ancora un pò per sapere quali saranno le sorti del sistema previdenziale italiano dopo questo anno di transizione, ma una cosa sembra certa: la legge Fornero resta.

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