Pensioni, 6,6 miliardi di oneri per lo Stato dopo lo stralcio dei crediti contributivi. Landini critico, ma Durigon ribatte: “Nessun danno”

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Lo Stato dovrà reperire 6,6 miliardi di euro nei prossimi anni per coprire gli oneri derivanti dallo stralcio dei crediti contributivi fino al 2015. A evidenziarlo è il Collegio Ispettivo Centrale dell’Inps, sottolineando che i contributi non pagati dalle aziende, ma comunque conteggiati nel montante previdenziale dei lavoratori, graveranno sulla fiscalità generale.

Nonostante i crediti siano stati cancellati con tre provvedimenti tra il 2018 e il 2022, l’Inps è tenuto a garantire le prestazioni pensionistiche ai dipendenti, anche in assenza dei versamenti. “È necessario coprire gli oneri aggiuntivi che l’Istituto dovrà sostenere”, spiega il Civ, invitando a considerare questa voce nei futuri trasferimenti statali.

In una nota, l’Inps specifica: “Il presidente, il consiglio di amministrazione e il direttore generale dell’Istituto intendono ribadire con forza che non sussiste alcun “buco” nei conti dell’Inps e che, invece, nell’ottica della massima trasparenza del bilancio, le operazioni di eliminazione dei crediti contributivi sono state improntate al rigoroso rispetto dei criteri contabili e della normativa vigente”.

Le critiche di Landini: “Pensioni usate come bancomat”

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha attaccato le politiche pensionistiche del governo, definendole un “bancomat” senza adeguati ritorni per i lavoratori. In un’intervista a diMartedì su La7, ha denunciato l’allungamento dell’età pensionabile, la mancata rivalutazione delle pensioni e il blocco dell’opzione donna. “Chi paga sempre le tasse non riceve servizi adeguati”, ha aggiunto, criticando un sistema che favorisce rendite finanziarie e profitti d’impresa (tassati al 24% con la flat tax) rispetto ai redditi da lavoro.

La difesa del governo: “Operazione di giustizia, non un danno”

Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha respinto le critiche, definendo lo stralcio operazione di giustizia voluta da Matteo Salvini. I crediti cancellati, relativi al periodo 2000-2015, riguardano importi modesti (fino a 5.000 euro) e sono frutto di leggi approvate anche sotto il governo Draghi. “Chi parla di danni ignora le difficoltà dei cittadini”, ha affermato Durigon, ribadendo l’impegno del governo a tagliare le tasse e tutelare i lavoratori.

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