Pensione e buchi contributivi: quando possono essere colmati riscattandoli?
Non sempre i buchi contributivi possono essere riscattati. Vediamo quando è possibile e quando, invece, non lo è.
In molti casi l’inizio della carriera è sempre incerto e molto spesso costellato da un susseguirsi di contratti a termine. Proprio per questo non sempre è possibile conteggiare tutti gli anni di lavoro svolto: i buchi contributivi, infatti, non sempre possono essere riscattati. Rispondiamo ad una nostra lettrice che ci scrive:
Sono un’insegnante di scuola primaria, in ruolo dal 1996.Ho iniziato a lavorare nel 1979 come supplente temporanea fino al 1990 e poi incaricata annuale.Nel periodo 1983-89 le supplenze erano molto saltuarie e in due anni ho fatto circa solo 15 gg di supplenza.In questo modo ho accumulato molti buchi contributivi.La mia domanda ora è :posso, pagando, riscattare questi periodi i cui mio malgrado non ho potuto lavorare?
Riscattare i buchi contributivi
Archiviata definitivamente la pace contributiva, sperimentalmente introdotta per il triennio 2019/2021 e non prorogata, l’unico modo per coprire i buchi contributivi è con il riscatto tradizionale.
Il D.Lgs 564 del 1996 prevede che è possibile andare a coprire i periodi intercorrenti tra un rapporto di lavoro e l’altro versando contribuzione volontaria. Ma è possibile solo se tali periodi si collocano, temporalmente, successivamente al 31 dicembre 1996. A differenza della pace contributiva quando previsto dal DLgs 564, permette il riscatto anche a chi ha contributi versati prima del 1996. Nel suo caso, però, non è utilizzabile poichè i periodi che intende riscattare si collocano temporalmente prima del 1996.
La legge consente di riscattare periodi di studi, maternità che si colloca fuori del contratto di lavoro, periodi per i quali vi è stata omissione di versamenti. Ma non permette il riscatto incondizionato di periodi nei quali non si è prestata attività lavorativa. Nel suo caso i periodi citati, quindi, non possono essere coperti.
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