Pensione contributiva per mamme lavoratrici: come funziona il bonus per ogni figlio avuto
Tutti i bonus contributivi previsti dal sistema previdenziale per le donne con figli.
C’è una cosa nel sistema previdenziale che secondo molti addetti ai lavori è una evidenza provata. Le donne lavoratrici sono penalizzate rispetto agli uomini in quanto a misure pensionistiche. Le donne sono spesso chiamate scegliere tra lavoro e bisogni della famiglia e questo inevitabilmente si ripercuote su di loro nel momento in cui si prova ad andare in pensione.
Ma nel sistema ci sono alcune misure strutturali ed altre sperimentali, che sembrano strizzare l’occhio alle lavoratrici, in modo tale da ridurre quel gap che pagano rispetto agli uomini in materia pensionistica. Pensione anticipata e opzione donna per esempio, sono due misure che offrono un vantaggio alle lavoratrici.
Ma esistono pensioni contributive dove ogni figlio avuto da una lavoratrice, produce un bonus in termini di contribuzione versata piuttosto utile per le donne. Approfondiamo dunque questi aspetti e questi vantaggi.
Lavoratrici e contribuzione versata
Se c’è una cosa di cui si può accusare il nostro sistema previdenziale è l’elevato numero di anni di contributi necessari per poter accedere alla maggior parte delle misure pensionistiche. Se la pensione di vecchiaia a 67 anni di età prevede anche la soglia minima di 20 anni di contributi, ci sono pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, opzione donna con 35 anni di contribuzione, Ape sociale con 30 o 36 anni di contributi, Quota 100 con 38 anni di versamenti, per lo scivolo precoci 41 anni di contribuzione e pure per i lavori usuranti e la loro quota 97,6 servono la bellezza di 35 anni di versamenti.
E in questo che le donne sono penalizzate, perché trovandosi spesso a dover sacrificare carriere e lavori per dedicarsi ai lavori di cura della famiglia, dei figli e della casa, hanno difficoltà a raggiungere montanti contributivi così elevati.
Misure dedicate alle donne
Uno degli obbiettivi che la riforma delle pensioni in via di studio tra governo e sindacati, dovrebbe prevedere è proprio la valorizzazione dei lavori di cura a cui molte donne sono costrette durante la loro carriera lavorativa, a tal punto da penalizzarle in termini di contributi versati.
Il legislatore negli anni ha introdotto misure indirizzate proprio ad aiutare le lavoratrici, ma probabilmente non basta. Opzione donna per esempio, prevede un netto vantaggio sull’età pensionabile, perché la misura consente di uscire già a 58 o 59 anni di età rispettivamente per lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome.
Ma allo stesso tempo servono ben 35 anni di contributi versati, soglia non facile da centrare per le donne, la cui carriera, come dicevamo, spesso è discontinua. E poi c’è da fare i conti con il ricalcolo completamente contributivo che le donne devono accettare, con importante taglio di assegno. E serve a poco pure l’anno in meno necessario per la pensione anticipata distaccata da limiti anagrafici. Se per i maschi sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi, per le donne bastano, si fa per dire, 41 anni e 10 mesi, di cui 35 effettivi da lavoro.
Bonus per ogni figlio avuto, come funziona?
Ma per le donne lavoratrici, esiste anche un incentivo di 4 mesi di sconto di contributi per ogni figlio avuto. Un bonus contributivo per le lavoratrici madri che permette di avere una contribuzione figurativa di 4 mesi, utile sia al diritto che alla misura della pensione, per ogni figlio avuto fino ad un massimo di 12 mesi per lavoratrice. In questo modo si possono anticipare fino ad un anno le misure pensionistiche anticipate, e si può aumentare il montante contributivo della pensione di vecchiaia.
Per esempio la pensione contributiva con l’opzione Dini prevede uno sconto sull’età pensionabile di 4 mesi per ogni figlio, fino a massimo 12 mesi di sconto per donne con 3 o più figli. Lo sconto di 12 mesi massimo concesso dall’opzione contributiva, vale solo per le donne che possono optare per la pensione contributiva ed è applicabile esclusivamente sulla quota di contribuzione utile alla pensione di vecchiaia.
Possono accedere a questa possibilità le lavoratrici che hanno il primo contributo versato dopo il 1995, le cosiddette contributive pure. In alternativa, possono usufruire del bonus le lavoratrici che possono optare per il computo nella Gestione Separata, quelle che scelgono l’opzione contributiva per il calcolo della pensione perché hanno meno di 18 anni di contributi versati prima del 1996 e che hanno almeno 5 anni di contributi versati dopo il 1 dicembre 1995.