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Pensione anticipata per chi ha 41 anni di contributi: quanto attendere ancora?

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Non sempre si deve attendere per potersi pensionare. E’ il caso del lettore che prendiamo in esame oggi.

Andare in pensione prima dei 67 anni appare sempre un’incognita per i lavoratori. A ragione, possiamo dire, visto che la normativa previdenziale è in continua evoluzione con misure che vengono introdotte a scadenza. Rispondiamo a tal riguardo ad un nostro lettore che ci scrive:

Buonasera, ho compiuto 62 anni il 18.09.2021 e quest’anno, il 31.10.2022, maturerò 40 anni di servizio, ai quali potrò aggiungere 1 anno del servizio militare già riscosso.
Sono un dipendente, a tempo indeterminato, di una Azienda Pubblica di servizi alla Persona, in qualità di impiegato tecnico/amministartivo.
Non so pertanto se mi rispondereTe in quanto non sono un dipendente nell’ambito della scuola e se l’eventuale consulenza sarà gratuita.
Sarei interessato a poter conoscere quando potrò andare in quiescenza e se avrò delle decurtazioni.
Spero comunque di non aver disturbato ed in ogni caso, ringrazio, auguro una buona serata e porgo i più cordiali saluti.

In pensione con 41 anni di contributi

Ci tengo a sottolineare che le nostre risposte, sempre gratuite, sono per i dipendenti del comparto scuola in primis, ma anche per tutti gli altri lavoratori laddove la domanda posta possa essere applicata anche al comporta scuola.

Pur avendo 41 anni di contributi maturati non rientra nella possibilità di pensionamento con la quota 41, riservata ai soli lavoratori precoci che ricadono all’interno di profili di tutela.

Le premetto fin da subito, in ogni caso, che lei potrebbe andare in pensione fin da subito avendo maturato i requisiti per la quota 100 già lo scorso anno. La domanda di pensionamento con questa misura può essere presentata anche nel 2022 ma dovrebbe rispettare i 6 mesi di preavviso da dare alla sua amministrazione. La pensione spettante sarebbe calcolata, senza penalizzazioni, sul totale dei contributi maturati e l’unica perdita in ambito economico l’avrebbe per il minore numero di contributi maturati rispetto al pensionamento a 67 anni e al coefficiente di trasformazione applicato nel convertire il suo montante contributivo in assegno di pensione, che a 62 anni è meno conveniente che a 63, 64 ecc…

Se non vuole aderire al pensionamento con quota 100, invece, la prima possibilità di uscita dal mondo del lavoro sarebbe al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi versati ed anche in questo caso non avrebbe decurtazione sull’assegno pensionistico e l’unica perdita a livello economico l’avrebbe per le stesse motivazione addotte al pensionamento con quota 100.

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