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Pensione anticipata ordinaria 2023: non è obbligatorio lavorare la finestra di 3 mesi

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I 3 mesi di finestra di attesa per la pensione anticipata ordinaria non vanno obbligatoriamente lavorati. E’ una scelta del lavoratore.

La pensione anticipata ordinaria, che per il 2023 resta invariata nei requisiti di accesso, richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne. Più 3 mesi di finestra di attesa dal raggiungimento dei requisiti per la decorrenza del trattamento pensionistico. Rispondiamo alla domanda di un lettore che ci chiede:

Buongiorno,
cercando una risposta su internet, mi sono imbattuto sul vostro sito che ritengo molto interessante,ho visto una risposta a un signore nella mia stessa e medesima situazione: anche io come questo signore maturo i 42 anni e 10 mesi di contributi a fine Novembre, con finestra il 1 Marzo 2023, il patronato mi ha detto le stesse cose che avete risposto a questo signore, ho l’ appuntamento per il 10 Gennaio 2023 per inoltrare la domanda di pensione e dimissione dal lavoro, la mia domanda é questa: volendo posso smettere di lavorare il 31 Dicembre dando le dimissioni adesso alla ditta, inoltrare la mia richiesta di pensione sempre il 10 Gennaio per il 1 Marzo 2023, o sono obbligato a continuare a lavorare questi tre mesi di finestra, ovviamente Gennaio e Febbraio sarei a reddito zero, spero di essermi spiegato nel modo corretto, confido in una vostra risposta, con l’ occasione porgo cordiali saluti e auguro buon lavoro.

Lavorare o no la finestra di attesa?

L’unico obbligo che si ha per avere diritto alla pensione anticipata ordinaria prevista dalla Legge Fornero è quello di centrare il requisito contributivo che nel suo caso, essendo uomo, è di 42 anni e 10 mesi di versamenti.

La finestra di attesa non è che, appunto, un attesa per la decorrenza del trattamento pensionistico ed è scelta del lavoratore se lavorarla o meno. Se lei decide di dare dimissioni dal lavoro per la fine del 2022, può farlo tranquillamente, avendo ampiamente raggiunto i requisiti contributivi richiesti dalla misura. Mi raccomando solo, nel presentare dimissioni, di rispettare il preavviso obbligatorio che deve al suo datore di lavoro e che varia in base al ruolo ricoperto e all’anzianità di servizio.

Se non rispetta quest’obbligo, infatti, il datore di lavoro potrebbe trattenerle sull’ultima busta paga i giorni di mancato preavviso. Per il resto il non lavorare durante i 3 mesi di finestra di attesa non influisce minimamente sul diritto alla pensione avendo soddisfatto il requisito contributivo che la stessa richiede, essendo tra l’altro consapevole che per i mesi di gennaio e febbraio non percepirebbe né stipendio né pensione.

 

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