Pensione anticipata, anche se ha sempre un costo, non tutte le misure penalizzano

L’anticipo della pensione ha sempre un costo, ma con l’opzione donna è più elevato.
Il problema principale che deve affrontare chi decide di lasciare il lavoro prima del compimento dei 67 anni è capire se e quanto la pensione verrebbe penalizzata. Cerchiamo di capire cosa si perde andando in pensione con l’anticipata ordinaria rispetto a quello che si perderebbe con opzione donna, rispondendo alla domanda di una nostra lettrice che ci chiede:
Salve sono Filomena, dipendente postale, ho 59 anni li compiro’ a marzo prossimo ed ho 38 anni di servizio al 31 dicembre 2021, fruisco della legge 104, per mia madre che 89 anni e vive con me.Gentilmente vorrei sapere:
quali sono le mie possibilità di andare in pensione tra 4 anni, e come faccio, (se eventualmente ci fosse questa possibilità), a sapere l’ importo della pensione.
Al momento percepisco 1400,00 euro di stipendio.
Avevo considerato l’opzione donna, ma verrei penalizzata di molto.
Poniamo che io raggiungo i miei 42 anni lavorativi, non avendo l’età, la mia pensione verrà decurtata allo stesso modo?
La ringrazio ,se potete chiarirmi un.pochino, perché non ci capisco niente.
Pensione anticipata e penalizzazione
Come abbiamo scritto in un precedente articolo, anticipare la pensione ha sempre un costo per il lavoratore. L’assegno pensionistico, anche se si sceglie una misura che non prevede penalizzazioni, viene calcolato sui contributi versati e, per la quota contributiva, applicando il coefficiente di trasformazione che varia in base all’età. Essendo il coefficiente di trasformazione più vantaggioso al crescere dell’età, appare chiaro che, a parità di contributi, verrà liquidata una pensione più alta a chi accede con un’età più avanzata.
Questo, pur non essendo una vera e propria penalizzazione, rappresenta il disincentivo all’uscita anticipata previsto dalla legge Fornero che si applica sempre, qualsiasi sia la misura di pensionamento scelta.
Discorso diverso, invece, per l’opzione donna: la lavoratrice che accede alla pensione a 58 anni di età con 35 anni di contributi, infatti, oltre a vedersi applicare il coefficiente di trasformazione relativo ai 58 anni (meno conveniente di quello che sarebbe stato applicato al compimento dei 67 anni) vede anche il calcolo dell’assegno effettuato con il sistema contributivo (notoriamente meno conveniente di quello retributivo) anche per gli anni di contributi versati prima del 1996.
Per rispondere alla sua domanda, quindi, se attende la maturazione dei 42 anni di contributi la pensione spettante non subirà le penalizzazioni previste per l’opzione donna ed inoltre le sarà applicato un coefficiente di trasformazione relativo ai 63 anni (più conveniente di quello che le sarebbe stato applicato a 59 anni ma, comunque, meno conveniente di quello che le sarebbe applicato se aspettasse i 67 anni per pensionarsi).
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