Pensione 41 anni di contributi, se calcolo avverrà con metodo contributivo si perderà il 10%

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Uno dei tempi su cui sta lavorando Il nuovo Governo, com’è noto, riguarda le pensioni, al fine di superare la riforma Fornero.

Le misure, su cui si discute attualmente, sono la quota 100 e l’uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi.

Quota 100

La quota 100 permetterebbe di andare in pensione sommando età anagrafica e contributi versati.

Il raggiungimento della suddetta quota dovrebbe prevedere un  paletto relativa all’età, nel senso che dovrebbero necessari almeno 64 anni d’età cui sommare i contributi versati.

41 anni di contributi

L’obiettivo del Governo è quello di estendere a tutti i lavoratori il beneficio, attualmente previsto per i soli lavoratori precoci, ossia coloro i quali hanno lavorato almeno 12 mesi prima del compimento dei 19 anni. Per la realizzazione di tale misura, il problema è costituito dalle risorse disponibili, come riferisce anche InformazioneFiscale.

Per superare il suddetto problema, il tecnico della Lega, Brambilla, ha avanzato l’ipotesi, come leggiamo sempre nel succitato sito, di procedere al calcolo delle pensioni con il metodo contributivo per le anzianità maturate dal ’96 in poi. Così, la possibilità di andare in pensione con 41 di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, sarebbe estesa a tutti i lavoratori, ma con la penalizzazione del calcolo contributivo.

Il calcolo contributivo danneggerebbe coloro i quali hanno avuto, nel corso della carriera, aumenti stipendiali e la cui pensione verrebbe decurtata di un 10%.

Adeguamento speranza di vita

Dal 2019, infine, il requisito di 41 anni di contributi potrebbe non essere sufficiente a causa dell’adeguamento alla speranza di vita, per cui sarebbero necessari 41,5 anni.

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