Pellai: “20 anni fa la peggiore punizione per i ragazzi era tenerli in casa, oggi staccargli il Wi-fi”

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Stiamo vivendo la più grande crisi adolescenziale dal secondo dopoguerra, un periodo caratterizzato da un notevole distacco dei giovani dall’esperienza corporea. Alberto Pellai, medico ed esperto in psicoterapia evolutiva, sottolinea come il minor coinvolgimento del corpo nella crescita abbia profondamente mutato l’essenza stessa dell’adolescenza, introducendo nuove complessità nella formazione dell’identità, specialmente con l’avvento della dimensione virtuale.

Durante un workshop a Varese, Pellai ha evidenziato – si legge su Varese news – come la punizione più temuta dagli adolescenti sia passata, 20 anni fa, dall’essere confinati in casa alla privazione del WiFi, evidenziando un cambiamento radicale nelle abitudini e nelle preferenze dei giovani. Questo spostamento dall’esperienza esterna a quella virtuale rappresenta un “cortocircuito epocale”, poiché l’adolescenza è una fase della vita che biologicamente richiede interazione e autonomia, elementi fondamentali per lo sviluppo individuale che si realizzano al di fuori delle mura domestiche.

Pellai osserva come l’attività fisica e il ruolo del corpo siano drasticamente diminuiti negli ultimi decenni, citando uno studio che mostra come i bambini degli anni ’60 fossero fisicamente più attivi del 450% rispetto ai coetanei nati nel 2005, periodo pre-smartphone.

L’adolescenza virtuale limita l’esperienza corporea e la relazione con gli altri, mettendo a rischio diritti fondamentali dei giovani.

Pellai critica la trasformazione degli spazi ludici e l’eccessiva cautela, e ciò accade anche negli intervalli a scuola passati seduti al banco “per non fare confusione e non rischiare che bambini e ragazzi si facciano male a scuola”.

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