PCTO per le nuove generazioni: una serie di idee per ripartire dalle abitudini della generazione Z. Scarica il documento

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Una volta l’istruzione superiore sarebbe stata una cosa scontata. O meglio, sarebbe stato scontato cosa scegliere, quale indirizzo consigliare ai propri figli. Erano pochi gli indirizzi e molto poche le famiglie che potevano permettersi questo tipo di investimento culturale, umano e per il futuro. Più d’una ricerca scientifica mostra che i giovani della “Gen Z” hanno “gli occhi ben aperti” riguardo alla scelta dell’indirizzo della scuola secondaria e, ancor di più, sulle attese della formazione che parta proprio dalla rimodellate abitudine di questa assolutamente nuova generazione. Ormai, quasi il 90% degli studenti è consapevole e certo che l’istruzione è l’unico passaporto per un futuro solido. Ma la certezza di una classe docente che stenta a recepire le loro abitudini “migliori”, naturalmente, li spaventa. E per una buona ragione. I loro fratelli “millennial”, cioè gli studenti, ormai più grandi, che hanno già superato questa fase, sono, invece, sepolti nel debito educativo. Cioè, in quel debito che alcune scuole non sono riuscite a ripianare lasciando in taluni (per fortuna non tutti) i giovani un incolmabile vuoto formativo. Quel vuoto derivante dall’incapacità di fornire competenze spendibili, concentrati come sono, taluni, nella disperata difesa delle conoscenze, a tutti i costi e sopra a tutti. In uno studio di Ameritrade si legge “I Millennial hanno rimpianti riguardo agli indirizzi che hanno scelto, con il 14% degli intervistati che dice che direbbero ai loro sé più giovani di scegliere un indirizzo diverso con maggiore sicurezza lavorativa”. Lo stesso studio mostra che i Millennial stanno pagando un prezzo altissimo a causa di quel debito, abitando ancora in casa e ritardando la vita di coppia, qualunque essa sia la modalità di realizzazione.

Cambiare la definizione di istruzione secondaria e le “Gen Z”

La Gen Z sta guardando da vicino il loro futuro. Non è poi così “apatica”. È molto attenta, invece, e i social media le stanno dando una grande mano. Ciò significa che stanno rifiutando la scuola? Difficilmente sarà o è questa la scelta. Lo studio Ameritrade afferma che 1 giovane su 5 vorrebbe rinunciare alla scuola per iniziare a lavorare. E gli altri 4? Ciascuno di loro suggerisce qualcosa di innovativo, di nuovo. Ciò che le storie di molti giovani, che hanno concluso il ciclo di studi superiore, suggeriscono è un cambiamento. Il percorso scuola superiore-università-lavoro non è più scontato. Non lo è più in tale maniera. L’autrice Dello di ” The Hot New Gen-Z Trend ” che il saltare la scuola è solo una strada. Nella maggior parte dei casi i giovani cercano nuovi indirizzi di scuole (scuole professionali e, in special modo, tecniche) per assicurarsi un futuro affidabile. Stanno riflettendo sulle necessità di proiettarsi su di un nuovo “umanesimo” della proposta formativa. Ne siamo davvero capaci?

Pensare ad un nuovo “umanesimo” vuol dire immaginare una profonda trasformazione della società

Pensare ad un nuovo “umanesimo” vuol dire immaginare una profonda trasformazione della società che parta dal mondo della scuola. “Questi tempi bui ci hanno insegnato che le generazioni di adulti/genitori e le generazioni di piccoli discenti hanno in comune una profonda fragilità, figlia dei nostri tempi, che si riverbera nella difficoltà di stare vicino ai figli – per i primi – e nel rendimento didattico – educativo e nell’autostima per i secondi” ribadisce con grande attenzione l’Avv. Lucia Zavettieri, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Galilei – Pascoli” di Reggio Calabria. E continua asserendo, con giusta cognizione e visione strategica che “La scuola dovrebbe modificarsi strutturalmente, nessuno vuole insegnare o riesce ad insegnare con passione a chi non vuole o non può imparare delle nozioni, dei metodi, se chiuso in problemi contingenti che ne condizionano il modo di vivere in primis, di vivere la scuola in secundis. E’ opportuno, affinché l’insegnamento torni ad essere preminente, che l’alunno sia in grado di apprendere. Le ore di lezione, il tempo scuola non sono adeguati alle capacità attentive dei giovani di oggi, al loro bisogno di sperimentare la socialità, di curare ed alimentare i loro talenti”.

Educazione alla emotività come momento formativo

È necessario partire da una educazione alla emotività come momento formativo, non valutativo, in cui l’alunno impara a gestire e conoscere le proprie emozioni, in cui l’alunno riesca ad esprimere liberamente le proprie emozioni. In alcune scuole è già presente “l’aula delle emozioni” e la visione del film d’animazione “inside out” diviene momento didattico privilegiato. È importante personalizzare i curricula, ampliare le ore di una disciplina per l’alunno che ha una determinata inclinazione, far in modo che coltivi le sue passioni già dalla scuola dell’obbligo. La scuola del domani che voglia realmente porre al centro l’alunno non può prescindere da un team multidisciplinare di professionisti non per “medicalizzare” la scuola ma per saper affrontare a tutto tondo i tanti problemi che oggi affliggono i nostri giovani conclude, in questo suo splendido ragionamento inforno alla scuola e alla “Generazione Z” l’Avv. Lucia Zavettieri, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Galilei – Pascoli” di Reggio Calabria.

La “Gen Z” vuole una scuola capace di comprendere i problemi, le criticità e le necessità emergenti

Con l’avvio di un nuovo anno scolastico, e come ogni anno, ci si pongono degli obiettivi da raggiungere e vengono sollevate questioni inerenti al mondo della scuola e alle sue dinamiche interne e esterne. Sottolineo esterne perché la scuola, in quanto fattore e prodotto della società, è inevitabilmente destinata a rifletterne i problemi, le criticità e le necessità emergenti, sebbene rappresenti un mondo in grado di offrire, ancora oggi, un ambiente più sereno e protetto di quanto non si possa trovare al di fuori delle sue mura come chiaramente precisa il prof. Francesco Massimo Manno Dirigente Scolastico dell’istituto Comprensivo “Perugia 8”.

La “Gen Z”, l’agenzia educativa e il contrasto alla violenza

Ma la “Gezn Z” è, anche, una generazione attenta, molto attenta, ai fenomeni deviati e devianti di questo primo scorcio del XXI secolo. “Un numero crescente di episodi di violenza di genere, di bullismo e cyberbullismo anche tra giovanissimi, di gratuiti e raccapriccianti maltrattamenti inflitti ad animali indifesi (anche di affezione), finanche al compimento di atti irreparabili come l’omicidio impongono alla società tutta di chiedersi quale sia oggi il ruolo della principale agenzia educativa nel contrasto a tali azioni, in che modo cioè si possa cambiare la scuola affinché costituisca un punto di riferimento tale da indurre a comportamenti più sani e costruttivi” afferma il prof. Francesco Massimo Manno Dirigente Scolastico dell’istituto Comprensivo “Perugia 8”.

La “Gen Z” e le scelte metodologiche, didattiche ed educative

Nessuna azione volta al cambiamento della scuola può prescindere dall’attenzione posta a chi ne sta al centro, ovvero bambini, alunni e studenti. Le scelte metodologiche, didattiche ed educative devono necessariamente riorientarsi e riposizionarsi con il mutare delle epoche e in un periodo in cui altre agenzie educative (come la famiglia) mostrano la loro debolezza e la classe dirigente appare incapace di dare risposte adeguate, spetta al sistema scolastico nel suo complesso – sottolinea il D.S. Francesco Massimo Manno – trovare delle linee guida e alle singole scuole offrire dei punti di riferimento adeguati e rassicuranti. Gli episodi di violenza tanto diffusi esprimono la fragilità di tanti giovani e giovanissimi, quasi fossero privi di indicazioni chiare e di punti fermi e rappresentano la grande solitudine che molti di loro provano. Non sempre, infatti, neanche a scuola le loro esigenze vengono comprese e in ogni caso non sempre è possibile soddisfarle. D’altra parte, ogni singolo istituto scolastico dispone di un suo piano dell’offerta formativa che ne delinea la vision, ma anche in questo caso la sua condivisione non è sempre chiaramente espressa dalle componenti scolastiche, docente e non.

L’apertura internazionale e il confronto tra “Gen Z” e comunità

I problemi che affiggono la nostra società potranno essere affrontati con maggior compiutezza soltanto se la scuola potrà riacquistare la sua centralità, in modo concreto però, non come vacuo proclama politico. Tale centralità – sottolinea il D.S. Francesco Massimo Manno – deve essere condivisa dalle più ampie parti della società civile, con il supporto di importanti e durature risorse, anche umane e culturali e con il più vasto coinvolgimento sociale che includa la classe culturale e intellettuale del Paese, anche in un’ottica di apertura internazionale e di confronto con contesti stranieri sia vicini che meno tali.

Serve una nuova progettualità del PCTO? Una proposta di Federmanager che risponde alle abitudini e alle richieste della “Gen Z”

Anche per il 2023 è stato avviato il programma PCTO (quello del 2022 aveva avuto un grandissimo successo), ovvero il progetto promosso da Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna per supportare le attività degli istituti scolastici in termini di percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento. Percorsi che ascoltano la “Gen Z” fornendo risposte concrete e assolutamente in linea con le loro abitudini.  Tali percorsi vengono erogati dagli istituti scolastici superiori agli studenti, spesso con il coinvolgimento del mondo produttivo e delle associazioni. I contenuti formativi – fruibili sia in presenza presso gli istituti scolastici, sia in modalità a distanza utilizzando i software di comunicazione più adeguati – sono stati individuati secondo le linee guida del MIUR e sono stati raggruppati in tre diverse aree tematiche: “Soft Skills”, “Sostenibilità ed Economia Circolare” e “Imprenditorialità.

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