“Pappina pronta o assistente allo studio?” Il dilemma dell’IA tra i banchi: “Strumento integrativo, non sostitutivo. Educare all’uso, non solo vietare”

L’intelligenza artificiale sta rapidamente diventando una presenza costante nelle aule scolastiche. Un dato emerge con forza: il 65% degli studenti dichiara di utilizzare strumenti di IA per lo svolgimento dei compiti a casa.
Una tendenza che, se da un lato apre a nuove opportunità, dall’altro solleva interrogativi sull’approccio didattico e sulla necessità di una formazione specifica. L’IA, infatti, viene vista come una “possibilità troppo allettante” per semplificare esercizi di matematica, latino e greco, come emerge dai commenti online.
Le reazioni: tra preoccupazioni e proposte di integrazione
Il dibattito è acceso. Su Reddit, alcuni docenti suggeriscono metodi tradizionali, come la verifica orale degli esercizi svolti a casa, per scoraggiare l’uso improprio dell’IA. Altri, invece, sottolineano come la scuola italiana si basi prevalentemente su interrogazioni e compiti in classe, dove l’IA ha un impatto limitato. “Gli studenti hanno sempre barato sui compiti”, afferma un utente online, sottolineando la necessità di “sensibilizzare sul tema” e trasmettere il valore dell’apprendimento autonomo. Emerge, inoltre, una crescente preoccupazione per l’analfabetismo funzionale legato a internet, che rende difficile distinguere tra informazioni vere e false.
“Educazione Civica all’utilizzo di internet”: la chiave per il futuro?
La sfida, quindi, non è tanto proibire l’uso dell’IA, quanto educare al suo utilizzo consapevole. “Serve un’educazione civica ad internet”, propone un commentatore, evidenziando la necessità di formare gli studenti a utilizzare l’IA come “strumento integrativo e non sostitutivo”. L’idea è quella di sfruttare la capacità dell’IA di rispondere a domande specifiche, permettendo agli studenti di approfondire gli argomenti meno chiari. “Bisogna insegnare ad usarlo”, afferma un altro utente, “non per fare i compiti, ma come assistente allo studio“. La vera forza di questi strumenti, infatti, risiede nella possibilità di personalizzare l’apprendimento, andando oltre i limiti del libro di testo.
Il progetto ministeriale sull’intelligenza artificiale a scuola
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito punta forte sull’intelligenza artificiale. L’obiettivo principale del progetto ministeriale, varato nei mesi scorsi, è colmare il divario di apprendimento tra gli studenti, con particolare attenzione ai ragazzi con difficoltà e di origine straniera. Il progetto, che coinvolge diverse regioni, prevede l’uso di un software integrato in Google Workspace, inizialmente focalizzato su materie STEM e lingue straniere. La selezione delle classi coinvolte è in fase di definizione, e richiederà l’approvazione di dirigenti scolastici, docenti e studenti, nel rispetto della privacy.
Come funziona l’assistente virtuale?
L’assistente virtuale, basato sull’IA, identificherà le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti, segnalando le lacune sia al docente che all’alunno. Il docente, opportunamente formato, potrà quindi intervenire con un supporto mirato. Il modello si ispira a uno studio del 1984 di Benjamin Bloom sull’efficacia del supporto individuale costante nel miglioramento dei risultati scolastici.
Obiettivi e prospettive future
La sperimentazione mira a rilanciare l’ascensore sociale e a contrastare la dispersione scolastica, offrendo a tutti gli studenti pari opportunità di apprendimento. Al termine dei due anni, l’Invalsi valuterà i risultati del progetto, confrontando i progressi degli studenti delle classi “digitali” con quelli delle classi “tradizionali”. In caso di esito positivo, l’obiettivo è estendere l’utilizzo dell’IA a tutte le scuole italiane a partire dal 2026.