Paolo Ruffini: “L’insegnante meno volenteroso è quello autoritario, quello che mette note e votacci per supplire alla mancanza di appeal”

WhatsApp
Telegram

L’attore e regista Paolo Ruffini ha concesso un’intervista al Corriere della Sera in cui ha ripercorso la sua carriera e ha condiviso riflessioni significative sul mondo della scuola e sul suo rapporto con i bambini. Livornese, Ruffini ha raccontato con la sua consueta ironia il suo percorso formativo, caratterizzato da un approccio decisamente non convenzionale.

“Ero vivace, quello intelligente ma che non si applica, per usare i termini di certa orrenda pedagogia”, ha confessato l’attore, ricordando i suoi anni di studio. La sua esperienza scolastica è stata segnata da un forte anticonformismo: “Mi avevano mandato dalle suore per mettermi in riga ma quella riga lì è diventata il riferimento della mia vita: devo andarci sempre sopra”.

Il suo rapporto con l’istituzione scolastica è stato particolare fin dagli anni del liceo classico, che ha frequentato “molto a modo suo”. Ruffini ha rivelato di aver avuto “una predisposizione per l’organizzazione delle occupazioni scolastiche” e di essere stato “il producer delle autogestioni ma anche delle feste”. Con un sorriso ha aggiunto: “Vedevo la scuola come un villaggio turistico. Al liceo classico di Livorno mi hanno dedicato un bagno, quello dove passavo intere mattinate: non mi sono mai fatto nemmeno una canna ma ci cucinavo, con un fornelletto”.

Il talento di dialogare con tutti e la passione per il cinema

Dietro questo comportamento apparentemente indisciplinato si celava una qualità che Ruffini considera ancora oggi il suo vero talento: “La mia era una forma estrema di anticonformismo. Facevo anche tanti scherzi, ma non ero cattivo. Il mio talento era, e rimane, solo quello di saper dialogare con tutti, senza fare distinzioni“.

Il rapporto speciale con i bambini e la riflessione sull’educazione

Particolarmente interessante è il rapporto che Ruffini ha sviluppato con i bambini, con cui lavora spesso: “Non ho figli, ma li ho noleggiati. Lavorando con loro ho fatto esperienza sul campo. Amo i bambini perché hanno fede: credono in Babbo Natale, in Dio, negli unicorni”.

Nel suo ultimo libro, Ruffini ha affrontato temi educativi profondi: “Sono partito dall’idea alla base della psichiatria pediatrica, secondo cui se non riceviamo un abbraccio o una carezza in tenera età o muoriamo o impazziamo. Hanno inventato l’intelligenza artificiale ma non inventeranno mai la sensibilità artificiale“.

Parlando di insegnanti, ha condiviso una riflessione significativa: “Ci sono insegnanti che riescono bene a sedurre i ragazzi anche con materie ostiche. L’insegnante meno volenteroso è quello autoritario, quello che mette note e votacci per supplire alla mancanza di appeal”.

Il suo messaggio ai giovani è chiaro e potente: “Non abbiate paura di sbagliare. Siate anche scorretti, disubbidite, la normalità non esiste. Nessuno di noi è diverso ma è unico”.

WhatsApp
Telegram

Interpelli per le supplenze, le scuole iniziano a pubblicare. Ti informiamo noi quando una scuola cerca un supplente e inviamo la tua candidatura. Il nuovo sistema di Interpelli Smart