Paolo Crepet: “I bambini che non usano i telefoni aumentano la loro capacità di memoria, di concentrazione e di creatività”

WhatsApp
Telegram

In un’intervista a La Nuova Sardegna, Paolo Crepet, parla, ancora una volta di riscoprire i valori umani nell’era digitale.

“Oggi è cambiato il mondo. Abbiamo davanti a noi scenari che nessuno avrebbe potuto immaginare sul futuro dell’Occidente, delle libertà, della democrazia, dell’intelligenza artificiale”, spiega Crepet. “Possiamo lasciare fare, sederci comodi, stare fermi e il mondo sarà fatto da altri. L’alternativa è fare una sorta di rivoluzione, andando alla riscoperta dei valori, a partire da quelli educativi”.

Riscoprire l’essenziale nell’era digitale

Come rimediare a questa “rivoluzione involutiva”? Crepet cita l’esempio della Francia, che ha approvato una legge che vieta i telefonini fino alla terza media. “Ricerche su ricerche hanno stabilito che i bambini che non usano i telefoni aumentano la loro capacità di memoria, di concentrazione, di creatività, sottolinea. Pur riconoscendo che uno Stato non può dire a un genitore come comportarsi, ritiene che possa dare indicazioni alle scuole.

Riguardo ai social media, Crepet consiglia di esserci “quasi senza esserlo”: “Si può stare sui social senza perdere un minuto della propria giornata. A fare la differenza non è lo strumento in quanto tale, ma solo quello che cerchiamo noi”.

Il declino cognitivo nell’era digitale e la riscoperta dei valori educativi

La preoccupazione espressa da Crepet riguardo al declino delle capacità cognitive nell’era digitale trova riscontro in diversi studi scientifici. Ricerche hanno evidenziato come l’uso intensivo di dispositivi digitali possa influire negativamente sulla memoria di lavoro e sulla capacità di attenzione sostenuta, soprattutto nei più giovani. Il fenomeno della “attenzione parziale continua” – l’abitudine di dividere costantemente l’attenzione tra diverse fonti di stimoli – sembra compromettere la capacità di concentrazione profonda necessaria per l’apprendimento significativo.

Particolarmente allarmante è la tendenza al calo del quoziente intellettivo nelle nuove generazioni, invertendo per la prima volta il cosiddetto “effetto Flynn” che aveva visto un costante aumento del QI nel corso del XX secolo. Il declino potrebbe essere correlato alla diminuzione delle attività che stimolano il pensiero critico e la risoluzione di problemi complessi, sostituite da interazioni digitali che offrono gratificazioni immediate ma superficiali.

Di fronte a questa situazione, emerge la necessità di riscoprire valori educativi tradizionali senza rifiutare l’innovazione. L’approccio non dovrebbe essere nostalgico ma pragmatico: recuperare pratiche educative che hanno dimostrato la loro efficacia nel promuovere lo sviluppo cognitivo, come la lettura profonda, il gioco non strutturato e la conversazione faccia a faccia. Gli elementi tradizionali possono essere integrati con le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, creando un modello educativo equilibrato.

La sfida consiste nel bilanciare tradizione e innovazione, riconoscendo che alcuni valori educativi fondamentali – come la pazienza, la perseveranza e la capacità di gestire la frustrazione – sono essenziali per lo sviluppo cognitivo ed emotivo, indipendentemente dal contesto tecnologico.

Iperprotezione e tecnologia: il doppio volto dell’educazione moderna

Le famiglie, però, sono chiamate ad un’altra sfida. L’atteggiamento iperprotettivo, noto anche come helicopter parenting, si traduce, infatti, in una costante supervisione che limita l’autonomia dei ragazzi. Genitori pronti a intervenire in ogni difficoltà rischiano di ostacolare lo sviluppo di competenze fondamentali come la resilienza e la capacità di affrontare le sfide quotidiane. Numerosi studi psicologici evidenziano come questa modalità educativa possa generare insicurezza, ansia e una scarsa tolleranza alla frustrazione. In questo scenario, la scuola può assumere un ruolo strategico, promuovendo percorsi che favoriscano l’indipendenza e il problem solving, in costante dialogo con le famiglie.

Sul fronte opposto, la tecnologia offre opportunità straordinarie ma anche rischi concreti. Se utilizzata in modo eccessivo o non guidato, può trasformarsi in una barriera che isola i giovani dal confronto reale, favorendo dipendenze digitali e impoverendo le relazioni sociali. Tuttavia, ridurre la tecnologia a una semplice minaccia sarebbe fuorviante: strumenti come piattaforme di apprendimento digitale, realtà virtuale e videogiochi educativi possono stimolare creatività e competenze cognitive, diventando preziosi alleati nel percorso formativo.

Solo attraverso un uso consapevole della tecnologia e una graduale responsabilizzazione dei ragazzi sarà possibile costruire un ambiente educativo capace di preparare le nuove generazioni ad affrontare con sicurezza e spirito critico le complessità del mondo contemporaneo.

WhatsApp
Telegram

Corsi Indire Sostegno 2025. Domani pomeriggio non perderti il webinar informativo di Eurosofia